Incontriamo 80mila persone nella vita ma non troviamo il tempo per quelle davvero che contano

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Perché è così difficile trovare il tempo per stare con le persone importanti della propria vita?

Quante volte ci siamo detti che le persone speciali si contano sulle dita di una mano? Eppure, come ha calcolato un esperto dell’Università di Oxford, nonostante in media nella vita incontriamo 80.000 persone – per intenderci l’interno stadio di San Siro gremito – ben un terzo degli italiani (32%) non riesce a ritagliarsi il giusto tempo da dedicare alle persone che contano nella vita reale. Tra i motivi principali troviamo i molteplici impegni lavorativi, gli imprevisti dell’ultimo minuto e la lontananza da quelle persone speciali come possono essere familiari (41%), ex colleghi di lavoro (32%), coinquilini degli anni dell’università (27%); amici d’infanzia (21%) compagni di classe (19%). E allora quali sono i trucchi più gettonati che favoriscono lo stare insieme? L’intramontabile caffè (53%) e una piacevole passeggiata in centro (37%) battono ogni strumento social e virtuale.

È quanto emerge da uno studio promosso da NESCAFE’ in occasione della campagna #MomentiCheContano, che invita gli italiani a dedicare più tempo alle persone davvero importanti condividendo con loro i momenti che contano. La ricerca è stata condotta su circa 1200 italiani, uomini e donne di età compresa tra i 18 e i 55 anni, con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio dei principali social network, forum, blog e community e su un panel di 20 esperti tra psichiatri e psicologi, per approfondire il valore delle relazioni che contano per gli italiani.

Stando a un algoritmo elaborato da Robin Dunbar, antropologo e psicologo all’università di Oxford, una persona che vive in città incontra circa 80.000 persone nell’arco della propria esistenza, se si considerano i 78 anni quale termine medio della sua durata e che ciascuno incontra in media 3 persone nuove al giorno che precedentemente non conosceva. Egli ha così elaborato una cifra nota come ‘numero di Dunbar’, fissando intorno alle 150, a seconda che si sia più o meno estroversi, le possibili relazioni ‘sostenibili’ che mediamente una persona riuscirebbe a stabilire nel proprio gruppo sociale. Coloro di cui si è in grado di riconoscere almeno la faccia sono circa 1500, mentre gli amici stretti non superano i 15, e tra questi, sono appena 5 coloro con cui ci si apre confidando gioie e dolori.

Perché è così difficile trovare il tempo per stare con le persone importanti della propria vita? Per più di un italiano su 2 (51%) la causa è imputabile all’eccessiva mobilità e flessibilità sul lavoro, per cui si cambia frequentemente il luogo in cui si abita; per più di uno su 3 (36%) agli orari di lavoro diversi; per uno su 4 (27%) alla conduzione di stili differenti di vita, perché nel frattempo ci si è sposati e si ha famiglia, o a ritmi di vita troppo frenetici (24%).

Perché, rispetto a un numero molto più elevato di semplici conoscenti, sono poi così poche quelle davvero importanti? Al di là dei tanti amici sui social, dei propri contatti su Facebook e dei follower su Instagram, le persone veramente speciali si contano sulle dita di una mano, perché non è possibile coltivare e mantenere un contatto reale frequente con troppe persone (42%), per cui è piuttosto inevitabile che ci si perda di vista con qualcuno (39%). Sono poi in effetti in numero inferiore quelle con cui ci si racconta la propria giornata (19%), si condividono momenti lieti (16%) o cui si confidano le proprie difficoltà (12%), perché si è naturalmente propensi ad aprirsi con poche persone più intime.
Quali sono le persone davvero speciali con cui gli italiani desidererebbero trascorrere più tempo insieme e spesso non riescono a farlo? Al di là naturalmente dei propri familiari, di genitori e fratelli (41%), che sono sempre un punto di riferimento stabile (38%) e un supporto concreto nei momenti difficili (26%), anche quando sono fisicamente lontani, ci sono sicuramente gli amici (39%), gli ex colleghi di lavoro (32%), i coinquilini degli anni dell’università (27%), l’amico d’infanzia (21%) e gli ex compagni di classe (19%), con i quali si sono condivise tante esperienze memorabili.

Perché, al di là dei propri familiari, tali persone sono considerate così speciali nella propria vita? Tra gli amici sono particolarmente importanti gli ex colleghi di lavoro, perché lavorando gomito a gomito si sono condivisi talenti e competenze, compiti e progetti comuni (42%); le gioie dei successi (39%) e le frustrazioni degli insuccessi (28%). Sono poi sicuramente speciali gli amici degli anni dell’università, soprattutto se si è vissuto sotto lo stesso tetto, poiché con loro si sono condivisi la fatica dello studio (51%), il confronto e lo scambio di idee davanti a un caffè (46%), le sere al pub (34%) e la gioia per un esame superato (48%). Poi c’è l’amico d’infanzia che rimane nel cuore perché a lui si è confidato il primo amore (36%), con lui si è esultato per la vittoria della squadra del cuore (27%) e si è pianto, magari dopo un litigio con il proprio partner (19%). Tra le altre persone speciali figurano infine anche i propri compagni di classe, con i quali si è condivisa la vita tra i banchi di scuola, le tante serate memorabili in giro per locali (38%) e soprattutto il viaggio della maturità (28%), un momento di condivisione forte davvero indimenticabile.

Questo dato è confermato anche dal parere degli esperti: “Gli amici sono la famiglia che scegliamo – sottolinea la Dottoressa Ilaria Merici, psicologa e psicoterapeuta dello Studio Porta Nuova di Milano – in particolare quelli con cui si sono condivisi gli anni degli studi, poiché si vivono insieme i primi passi nell’età adulta, l’indipendenza, l’autonomia e il reale distacco emotivo dalla propria famiglia”.

Come allora è possibile dedicare più tempo, anche sul piano qualitativo, a una persona speciale o a un amico che non si vede da tempo? Per un italiano su 2 il modo migliore è quello di riuscire a trovare il tempo per stare insieme per un caffè (53%) tra ex colleghi di lavoro; per una passeggiata in centro (37%) o una rimpatriata (28%) tra vecchi amici; per una partita di calcio (21%) tra ex compagni di classe, nella ferma convinzione che il contatto umano resti prezioso e insostituibile. Quando ciò diventa difficile non resta che rimanere in contatto attraverso i social, scrivendosi occasionalmente su WhatsApp (38%) o Facebook (22%), o accontentandosi di rivedersi su Skype per una videochiamata (9%), sopperendo in questo modo alla distanza.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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