Intervista a Ladyvette

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“Più che amiche siamo sorelle. Basta uno scambio di sguardi per capirci al volo”

Quando entro nel loro camerino, mi accolgono con un sorriso. Vengo subito conquistata dalla loro simpatia spumeggiante e dalla loro solarità. Non sono solo tre voci che si accordano in armonia ma sono tre artiste straordinariamente umane e sensibili. Sto parlando delle Ladyvette, le dive dello swing, in scena al Teatro della Cometa a Roma fino al 24 marzo con il loro spettacolo di varietà “In tre”. Un successo annunciato per Teresa, Valentina e Francesca che sapranno conquistarvi a colpi di canto e ironia.

In questa divertente chiacchierata, emerge il loro piglio spiritoso e carismatico. E’ davvero difficile non ridere in loro compagnia. Ho avuto la sensazione di trovarmi davanti tre amiche con cui confidarsi e parlare tranquillamente. E così, tra confessioni e gag, è iniziata la nostra “pazza” intervista in cui oltre a parlare dello spettacolo Pepper, Sugar e Honey (così si chiamano, lo giuro!) mi hanno anche rivelato qualcosa in più sui loro prossimi progetti.

Partiamo subito dalla prima domanda. In relazione alla vostra carriera vi chiedo: qual è stato il momento professionale più bello e quello più difficile che avete vissuto?
Teresa: Innanzitutto ci tengo a dire che lo spettacolo che portiamo in scena non è autobiografico. E’ una proiezione di come ci immaginiamo tra qualche anno anche perché non ci siamo nemmeno sciolte e quindi non dobbiamo pensare ad alcuna reunion. Per quanto riguarda un momento brutto, me l’ha ricordato una mia amica proprio l’altro giorno. Riguarda il Festival di Venezia.
Valentina: Sì è vero. Eravamo tutte pettinate e truccate per il red carpet. Appena abbiamo iniziato a sfilare è scoppiata una tempesta di pioggia. E siamo rimaste lì sotto, come tre pulcini abbandonati.
Francesca: Era il primo red carpet che facevamo. Eravamo bagnate e infreddolite. Teresa ha ancora gli incubi, pensa (ride). Sono stati giorni faticosi perché non conoscevamo bene le dinamiche. Fortunatamente, quando siamo tornate l’anno successivo è filato tutto liscio. Credo invece che il momento più bello sia quando noi tre siamo sul palco e facciamo i nostri spettacoli perché quando riusciamo a chiudere il mondo fuori ci divertiamo come pazze. E se ci divertiamo noi, di conseguenza si divertono anche gli altri.
Teresa: Ormai abbiamo un codice tutto nostro e intratteniamo tra noi conversazioni parallele. E’ una cosa che abbiamo acquisito con il tempo.

Prima che la musica entrasse nelle vostre vite, cosa facevate? Quali erano i vostri sogni, le vostre ambizioni?
Valentina: La musica è sempre stata nella nostra vita. Prima che si creasse questo connubio professionale, io facevo l’attrice. Mi sono diplomata infatti all’Accademia Silvio D’Amico. Volevo fare teatro, cinema o tv. In qualsiasi progetto però desideravo anche che la musica potesse essere un ingrediente. Quando ero adolescente volevo diventare una rockstar, lo confesso. E infatti ancora sogno di tuffarmi in mezzo al pubblico. Posso dirlo? Le Ladyvette sono il mio gruppo rock preferito (ride).
Teresa: Tutte e tre nasciamo come attrici. Come Ladyvette abbiamo sperimentato la libertà creativa. Infatti, noi facciamo tutto quello che ci va di fare. Ci prendiamo il tempo per crearlo, per metterlo in piedi e poi lo facciamo. E’ come avere una bacchetta magica.
Francesca: Tutto questo spiazza e affascina. Siamo tre donne che hanno un potere decisionale assoluto e non siamo incasellabili. La nostra unione ci dà forza e ci dà modo di capire che possiamo andare ancora avanti.

Nello spettacolo, ognuna di voi esprime una diversa personalità. Teresa è puntigliosa e affetta da fobie, Valentina è autoironica e dispotica, Francesca assomiglia ad una principessa delle fiabe Disney. Questa rappresentazione di voi che portate sul palco corrisponde a ciò che siete nella vita quotidiana? Cioè, siete così anche nella vita?
Valentina: Vorrei che tutti sapessero che in realtà io sono molto magra. Per esigenze di copione mi faccio venire i complessi(ride).
Francesca: Vivo nel mondo delle favole e sono molto stupida. Ci arrivo sempre dopo nelle cose.
Teresa: Subisco molto nella vita le persone ansiose. Quando sono accanto ad una persona che soffre di ansia è come se avvertissi anche io gli stessi sintomi. Ho osservato molto questi soggetti e uno lo frequento tutti i giorni. Vabbè lo dico. Mio marito è vagamente ansioso. Mi sono resa conto del fatto che gli ansiosi vivono in un mondo parallelo e fanno affidamento sulla routine quotidiana. Se rompi quegli schemi è davvero la fine. Mi piaceva l’idea di interpretare un personaggio ansioso anche per capire cosa si provasse ad esserlo. Ora ho capito che non si sta tanto bene (ride).

Sul palco portate anche la vostra amicizia. Avete mai litigato o si sono mai verificati dei dissidi?
Teresa: Abbiamo un analista che ci segue perché nella realtà ci odiamo (ride). A parte gli scherzi, siamo seguite da uno staff meraviglioso. Quando arrivano i periodi di tensione in cui sono tutti tesi, ci siamo rese conto che ciò che ci salva è tirare una cappa sotto la quale ci mettiamo solo noi tre per non subire la pressione esterna che potrebbe influenzarci. Facciamo scudo e nessuno ci può scalfire se rimaniamo così, gomito a gomito.
Valentina: La verità è che ce lo chiedono tutti ed è frustrante dire che andiamo d’accordo. In realtà siamo tre donne intelligenti e cerchiamo di parlare senza saltarci al collo. Siamo dell’idea che la lite non sia mai produttiva. Solo in scena ci sfoghiamo dandoci qualche pizza (ride). Abbiamo anche sviluppato la capacità di presagire. Se a qualcuna di noi dà fastidio qualcosa lo subodoriamo al nanosecondo. Lavorare senza farsi divorare dall’ansia è difficile. Pertanto, c’è sempre qualcuna che soccombe.
Francesca: Il trio è una versione ancora più complicata di un rapporto di coppia perché ha bisogno di equilibri tutti suoi. Sono fondamentali l’ascolto reciproco e lo scontro costruttivo. E poi un obiettivo diviso in tre diventa ancora più forte.

In questo spettacolo, avete reinterpretato adattandole al vostro stile swing alcune canzoni come ad esempio “Occhi di gatto” o “Soldi” di Mahmood. Una dimostrazione di come con le vostre voci possiate fare ciò che volete. Avete mai pensato di incidere un cd di cover?
Valentina: Sì ci abbiamo pensato e ne abbiamo tantissime delle più assurde. Ora nel nostro repertorio è entrato anche “Il pulcino Pio”. Usiamo queste cover per creare dei momenti comici. Abbiamo tanti inediti belli da far uscire.
Francesca: Potremmo cumulare però i pezzi inediti con le cover. Ci hai dato una bella idea. Grazie!
Valentina: Secondo me usciremmo direttamente con un Greatest Hits (ride).

Guardando il vostro spettacolo, mi sembra di aver capito che vogliate arrivare al palco dell’Ariston. O sbaglio?
Francesca: Il Festival di Sanremo sarà una sorpresa anche per noi. Laddove dovesse capitare accadrà come nello spettacolo e cioè avvertiremo un senso di spaesamento.
Valentina: Magari finiremo al Festival come super ospiti (ride).

Vi siete fatte conoscere al pubblico televisivo ne “Il paradiso delle signore”. Cosa pensate di questa chiusura?
Valentina: Sono dinamiche che sinceramente non ho capito.
Teresa: Abbiamo una posizione rispetto al “Paradiso delle Signore” diversa rispetto al cast artistico perché siamo state sempre chiamate per gli eventi. Immagino però che sia stato un duro colpo per chi ci lavorava. Siamo state sul set qualche giorno con loro e abbiamo visto il loro entusiasmo e il loro impegno. Sapevamo anche che c’era un buon riscontro di pubblico e quindi non capisco questa decisione. Mi dispiace molto.
Francesca: Per noi un pezzetto di cuore rimarrà all’interno di quel grande magazzino. Dispiace anche a me per gli attori e per tutti coloro che ci hanno lavorato.

Progetti futuri?
Francesca: Tante cose. Una l’hai già citata tu. Stiamo lavorando su un disco che prima o poi uscirà. Sarà un mix di cover e inediti. Abbiamo anche delle novità legate al web perché il nostro intento è di far conoscere i nostri progetti a chi le Ladyvette ancora non le conosce. E poi questo spettacolo sarà seguito da un sequel.
Valentina: Faremo una trilogia insomma (ride).

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