Intervista ai Dik Dik

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“Una vita d’Avventura” il loro ultimo albumesclusiva

I Dik Dik nascono a Milano nel 1965. Alle spalle una carriera senza pari. Ricordiamo i grandi successi come L’isola di Wight, Sognando La California, Senza luce, Il primo giorno di primavera e molti altri tra cui il Falegname (brano a quell’epoca censurato poiché ritraente l’Italia di allora, in maniera realistica e cruda). Hanno realizzato, a fianco di percorsi solistici, ben 18 album.

Il 19° è la consacrazione – tra inediti e successi comprovati – “Una vita d’avventura”, titolo quanto mai azzeccato per descrivere un gruppo di eterni adolescenti longevi e lungimiranti.

“Ci sarà” è il nuovo videoclip realizzato con il contributo delle immagini inviate dai fan.

Abbiamo avuto l’onore e il piacere di rivolgere qualche domanda alla band.

Come nasce “Una vita d’avventura”, una fantastica avventura come quella dei Dik Dik?
Lallo: Tra il 2018 e il 2019 abbiamo ascoltato circa cento canzoni provenienti da autori da tutta Italia ma non eravamo convinti, non centravano completamente lo spirito Dik Dik e dato che questa sarà la nostra ultima opera discografica volevamo qualcosa che ci appartenesse totalmente come fosse un filo di congiunzione tra passato e presente. Poi Gaetano Rubino ha avuto un’intuizione e ci ha portato in uno studio della campagna toscana, dove abbiamo conosciuto Luca Nesti, abbiamo parlato molto e l’indomani appena entrati in studio per continuare la nostra conoscenza Luca ci ha fatto leggere un testo partorito nella notte appunto dal titolo “Una vita d’Avventura” ci siamo illuminati a leggere la nostra storia in una sintesi di 3 minuti. Successivamente quello che è uscito fuori in una grande empatia tra tutto lo staff di lavoro sono 6 canzoni inedite meravigliose che raccontano perfettamente il nostro stile e vorrei esagerare ci proiettano anche nel futuro. Il disco avrà 11 canzoni 6 inedite e 5 grandi successi realizzati come si faceva una volta, tutto suonato da strumenti veri e non virtuali conditi di testi di grande spessore. Segnaliamo tra gli altri la nostra perla si intitola “Gli Angeli” e racconta con grande emotività chi sono davvero gli angeli attuali.

dik dikIl videoclip “Ci sarà” è stato realizzato con le immagini inviate dai fan. Ci raccontate com’è andata?
Pietruccio: In questi lunghi giorni di pandemia i nostri fan sono stati incredibili sostenendoci minuto dopo minuto attraverso i social, stimolandoci e facendoci sentire meno forte l’amarezza di non poter andare in scena. Dovevamo fare qualcosa di diverso per ringraziarli. Abbiamo pensato di costruire una specie di concorso con i nostri fan e abbiamo scelto “Ci sarà” appositamente perchè la canzone racconta il momento di apatia che abbiamo vissuto, ma anche la speranza che ci sarà sicuramente un’altra chance per tutti. Compresi noi.
La risposta è stata oltre ogni aspettativa e siamo molto dispiaciuti di non aver potuto inserire tutte le immagini che ci hanno inviato, per farlo avremmo dovuto fare un lungometraggio. Ecco inserire come testimonianza indelebile le immagini dei nostri fan ha regalato alla canzone un valore aggiunto e nello stesso tempo testimoniato il mondo che persone normali vedevano dalla propria finestra.

La musica è cambiata e voi come affrontate i cambiamenti?
Pepe: Ricordandoci chi siamo ogni volta che sentiamo il bisogno di esprimerci con la musica e allo stesso tempo interagiamo con nuovi musicisti e produttori. Veniamo da un tempo dove la musica era importante e la si costruiva con grande semplicità. La musica a volte fa giri incredibili, ma spesso ritorna al punto di partenza e cioè alla canonica forma canzone che l’Italia, poeticamente, rappresenta meglio di altri. Cerchiamo di esprimere quello che sentiamo a prescindere da quello che va di moda, quello che va di moda spesso è passeggero, ma il tempo ha dimostrato che la nostra musica il pubblico stesso l’ha fatta andare oltre i vari cambiamenti di questi ultimi anni.

Vi rivolgete ai fan del passato o volete far breccia anche sui giovani?
Lallo: Ci rivolgiamo a tutti quelli che si riconoscono nei testi che scegliamo o che scriviamo senza farsi troppe domande sulla tipologia di target e mercato. Siamo buoni osservatori durante i nostri live e notiamo spesso che abbiamo in sala molte generazioni ad ascoltarci con la stessa passione, prova a osservare, quando potremmo di nuovo andare in scena, il nostro pubblico rimarrai sorpreso dalla magia che si crea quando si uniscono più generazioni e partecipano insieme ad un evento musicale. La musica italiana paga malamente la scelta di avere creato divisioni di genere, la musica dovrebbe essere semplicemente definita per musica: bella o brutta, fatta bene o fatta male piuttosto che dividerla in nicchie generazionali.

Cosa pensate degli attualissimi generi musicali come per esempio il trap?
Pietruccio: Quelli fanno parte di un concetto a parte, è un genere figlio di una parte di questo tempo e poi comunque i giovani adolescenti debbono avere il diritto di esprimersi come meglio credono. Casomai ne farei un concetto di semina culturale che in Italia manca da troppi anni, è la cultura che condiziona anche involontariamente l’esprimersi dei giovani, su quello l’Italia dovrebbe cominciare a lavorare di nuovo e con grande impegno, la mancanza di cultura si evidenzia troppo in questo momento.

dik dikSe doveste descrivere la vostra carriera con un aggettivo quale usereste?
Pepe: Un’avventura meravigliosa.

Qual è l’interesse che i giovani hanno per le vostre canzoni?
Pepe: Non lo sappiamo di preciso, ma credo che la nostra discografia sia contornata di molte storie comuni, storie vere e forse questo è il motore principale che muove l’interesse dei giovani.

Non pensate che la musica degli anni 60-80 sia stata qualcosa di irripetibile e che forse, ormai, è stato detto tutto?
Lallo: Ti faccio un esempio facile facile, anche il cinema ha avuto momenti talmente gloriosi che oggi non dovremmo girare altri film? Sono stati scritti libri bellissimi per questo oggi non dovremmo più scrivere? La musica, come altre discipline dell’arte, si materializza e diventa essenziale grazie a piccoli dettagli, sfumature che raccontano un tempo diverso, un diverso linguaggio, anzi un uso delle stesse parole, ma con linguaggi diversi. Oggi si rivaluta la musica degli anni 60, ma all’epoca mica era così, i critici la distruggevano beatificando la musica del passato, lo stesso vale per il 70/80/90 ecc. ecc. nulla è irripetibile, se una canzone tocca il centro dei sentimenti anche di una sola persona diventa unica.

A distanza di più di 50 anni avete sempre la stessa voglia ed entusiasmo e come si fa ad andar d’accordo per così tanto tempo?
Pepe: Lasciando da parte le questioni personali e soggettive e sposando un comune denominatore che si chiama musica. La musica per concetto unisce. Per noi poi è stato più facile ci conoscevamo e frequentavamo già dalle scuole elementari.

Potete raccontarci qualche “dietro le quinte” con Battisti e Mogol?
Pietruccio: Ne abbiamo tantissime la prima che mi viene in mente è questa: eravamo in Ricordi con Mogol ed eravamo già amici di un ragazzo talentuosissimo e sconosciuto dal nome Lucio Battisti, entrò Lucio e chiese a Mogol se avesse ascoltato la cassetta con i brani che gli aveva dato qualche giorno prima. Mogol rispose “si, ma secondo me i brani sono bruttini” e Battisti aggiunse “è vero, pure per me sono bruttini ma nessuno ha mai avuto il coraggio di dirmelo e soprattutto di dirmi cosa devo fare”. Ecco li secondo me nacque in quel momento la formidabile e ineguagliabile coppia Mogol – Battisti.

Qualche rimpianto o rimorso?
Pepe: Si, ti racconto un piccolo segreto… non siamo mai stati in California nè sull’Isola di Whight

Un traguardo che ancora non avete mai realizzato cui aspirate?
Pietruccio: Dopo 50 anni di carriera i traguardi li abbiamo raggiunti quasi tutti, ma ci piacerebbe organizzare un mega festival con tutte le band dell’epoca riunite, non è un traguardo ma sarebbe bellissimo.

Il vostro Tour 2020 è, almeno per il momento, sospeso. Prossimamente farete una tappa a Roma?
Per presentare il nuovo lavoro avevamo scelto Roma il 23 maggio. Siamo molto amareggiati per questa maledetta pandemia, abbiamo finalmente il disco che volevamo, avevamo la prima presentazione concerto a Roma, città della musica e dell’arte… ma non demordiamo appena ci libereranno da questa prigione virtuale e tutto si risolverà ripartiremo con i nostri live proprio da Roma.

I nostri lettori dove possono seguire tutti i vostri eventi?
Sulla nostra pagina facebook ufficiale oppure sul nostro canale you tube oltre che sul nostro sito.
www.dikdik.it
https://www.youtube.com/channel/UCeqENEjpE661qEg5kK6q2JQ

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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