Stefano Tot, dj sognatore, amante dei viaggi, con grandi progetti in vista

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esclusivaQuesto mese ho chiesto a Stefano Tot di raccontare ai lettori del Viviroma la sua storia di DJ.

Stefano si definisce un sognatore. Mi viene in mente una citazione di Jim Morrison: ”Non dire mai che i sogni sono inutili, perché inutile è la vita di chi non sa sognare”. Un sognatore aspetta senza ansia, si incammina sulla strada meno battuta, ha un potere creativo proiettato verso il futuro, il suo motto è “perché no?” In sintesi un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso!

La tua prima memoria musicale?
Avevo 10 anni e in occasione della mia prima comunione mi regalarono il famoso (per chi era di quel tempo) Pepito, in mangiadischi per i 45 giri di colore arancione che andava con le batterie mezze torce. Ero talmente contento che non me lo staccavo più da dosso. Che forte emozione, lo portavo in giro come se fosse un Walkman.

Il primo disco che hai comperato?
Il mio primo acquisto è stato Sex Machine di James Brown di cui ha ancora il 33.

Stefano Tot

Stefano Tot all’Angelo Azzurro

Quali generi di musica ti hanno più influenzato?
Sicuramente il funky, era il genere che andava in quel momento, ma ero anche incuriosito dalle prime versioni di musica sperimentale. In quegli anni ascoltavo il programma radio Alto Gradimento che andava in onda verso l’ora di pranzo. Appena uscito da scuola non vedevo l’ora di arrivare a casa per ascoltare l’ultima mezz’ora. Il programma era condotto da Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, che proponevano tutte le novità sia americane che europee. Mi ricordo che nel ’75/’76 ascoltai un pezzo che mi sconvolse, era Radioactivity dei Kraftwerk.

Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa professione?
Tutto nasce per caso. Alla comitiva che frequentavo da ragazzino venne l’idea di trovare un luogo dove riunirsi per stare insieme. Nasce cosi “la cantina“, uno stanzone nel sottoscala del palazzo che avevamo attrezzato a discoteca. Eravamo riusciti a mettere su una consolle realizzata con un mixer autocostruito e 2 piatti tipo BSR, prima di acquistare con collette varie due Lenco L55. Essendo il più piccolo della comitiva mi misero a fare il DJ, mente gli altri ballavano per rimorchiare. Con il tempo l’idea della consolle mi attraeva sempre di più. Passavo ore e ore a provare e provare, a volte fino a tardi. Nel ’77/’78 un mio amico, già DJ professionista, mi diede delle dritte che mi permisero di perfezionare la tecnica, fino a riuscire a mixare a tempo e in armonia. Qualche volta andavo a ballare in discoteca, ma passavo più tempo vicino alla consolle per rubare con gli occhi e con le orecchie quello che faceva il DJ piuttosto che ballare con gli amici. Tornato nella mia “cantina” riproponevo quello che sentivo, mixando secondo il mio gusto. Il risultato fu un successo, fu un crescendo di feste organizzate tutti i fine settimana che furono sempre più popolate.

La tua prima serata, cosa ricordi?
Provai molta paura. Era il 1980 e il mio amico Marco, che lavorava alla Luna e conosceva già come mixavo, mi portò con lui e mi fece stare in consolle. Ad un certo punto della serata si spostò e io rimasi solo mentre il disco girava e girava. Marco non tornava e così presi la cuffia, misi un disco sul piatto e feci il mio primo mixaggio davanti alla pista piena. Ancora oggi ricordo quel cambio, Celebration della Kool & the Gang con Night Cruiser di Deodato. Arrivai fino a fine serata da solo in consolle, non so come ma distrutto… Grande soddisfazione, ma che paura! Fu la mia iniziazione.

Quali sono gli ingredienti di una serata di successo?
Credo che ogni DJ debba essere anche un po’ psicologo, capire chi ha in pista. Deve avere la capacità di “leggere” il comportamento della gente che balla e capire se sta proponendo il giusto e fare bene. Naturalmente la location, l’ambiente, l’impianto audio e le luci completano i fattori di successo.

Quanto conta la fortuna nella vita?
Tantissimo, ma a volte non basta. Ho avuto la fortuna di lavorare in molte discoteche sia romane che non, insieme a molti colleghi in attività ancora oggi. Mi piacerebbe nominarli tutti ma sono tanti e rischierei di dimenticarne qualcuno. Sono sicuro che quando leggeranno questa intervista sapranno a chi mi riferisco. Solo con uno sono riuscito ad avere il periodo di collaborazione più lungo: Enzo Cassini. Con lui nel periodo ’84-’90 ho condiviso la consolle di molte discoteche tra le quali L’Angelo Azzurro e l’Altro Pianeta, fino a formare un duo chiamato TC Masterfunk.

Sei realista o sognatore?
Sognatore. Sono un tipo curioso, sempre affascinato da nuove conoscenze in tutti i campi.

Stefano Tot

bungalow

Qual è secondo te il ruolo del DJ oggi?
Oggi è difficile definire qual è il ruolo del DJ. Per me il DJ è una figura poliedrica, colui che unisce in sinergia molteplici aspetti del dancefloor, partendo in primis dalla conoscenza dei dischi e dei generi musicali, per passare poi alla tecnica del mixaggio, a prescindere dai mezzi tecnici utilizzati, analogici o digitali, fino ad arrivare al corretto set-up dell’impianto audio. Mi capita spesso di sentire impianti che strillano piuttosto che suonare. Il tutto per ottenere sempre la pista piena di danzanti soddisfatti. Una volta riuscivi a proporre un genere musicale abbinato al tuo stile, il pubblico frequentava spontaneamente il locale perché gli piaceva quello che proponevi. Oggi non è più così.

Sei contento di essere nato in questa epoca?
Si certamente, musicalmente parlando ho avuto la fortuna forse di godermi il meglio.

Da cosa sei ispirato per la tua musica?
Mi basta anche una bella giornata oppure ci sono situazioni di benessere psicofisico che mi stimolano e ispirano, non solo per provare dei missaggi ma anche per revisionare alcuni brani o addirittura per remixarli, fino a che non mi trasmettono emozioni.

La tua Top 10 di sempre?
1. Prince – I Wanna Be Your Lover
2. Michael Jackson – Rock With You
3. Hamilton Bohannon – Let’s Start The Dance
4. Ultra Naté – Free
5. Cerrone – Supernature
6. Manu Dibango – Soul Makossa
7. Richie Havens – Going Back To My Roots
8. Rod Stewart – Da Ya Think I’m Sexy?
9. Joe Smooth – Promised Land
10. James Brown – Sex Machine

Ti piacerebbe andare a vivere all’estero,dove?
Visto come vanno le cose nel nostro paese in questi ultimi tempi, dove l’incertezza ha raggiunto i massimi livelli, ti direi di si. Ma sono troppo innamorato dell’Italia. Musicalmente sceglierei UK o USA.

Qual è la frase che più ti rappresenta?
Andare sempre a testa bassa ed esprimersi non attraverso le parole, ma solo ed esclusivamente attraverso la propria musica.

Oltre alla musica, quali sono i tuoi hobby?
Oltre la musica, la musica… mi piace molto viaggiare.

Cosa può salvare questo lavoro?
La diffusione di una sana cultura musicale. Ai nuovi DJ dico che la tecnologia aiuta molto, ma ti appiattisce. La cultura e il gusto musicale sono gli ingredienti che ti perfezionano, ti personalizzano e ti permettono di fare la differenza anche a livello economico.

Un DJ che ti piace e ti ha influenzato?
Nei primi anni ’80 Al Jordan, l’ho sentito diverse volte, ma non ho avuto l’occasione di incontrarlo. Successivamente sicuramente Marco Trani. Mi ricordo che a fine serata ci incontravamo al bar del mitico Marcello, eravamo io, Enzo, Marco, Renato, Gigi e altri a fare colazione e commentare l’esito della serata.

Manie da DJ ne hai?
Sì le ho. A volte mi sento un po’ bambino e mi viene voglia di spendere tutto tra musica, strumenti ecc. Ogni tanto vado a Londra e ogni volta passo al Cyberdog Megastore, fantastico!

Progetti futuri?
Sì, ce ne sono, ma preferisco non svelarli e fare il colpo di scena…

Scrivi a: redazione@viviroma.tv
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Attrice, modella, affermata e famosa DJ

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