Aldo Fabrizi

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“Tolto da questo mondo troppo al dente”

Nacque a Roma il 1° novembre del 1905, vicino a Campo de’ Fiori, in vicolo delle Grotte 10 (dove ancora oggi esiste una targa commemorativa), da Giuseppe, carrettiere e Angela Pietrucci che gestiva un banco di frutta al mercato di Campo de’ Fiori. Primogenito di sei figli, di cui cinque femmine, una delle quali fu l’indimenticabile Sora Lella.
A soli 11 anni rimane orfano del padre, è costretto, quindi, a lasciare la scuola per aiutare la famiglia. Si adatta a fare qualsiasi mestiere: facchino, vetturino, tipografo, falegname, portiere e tanti altri.

Nel frattempo scrive poesie e testi di canzoni che lo avvicineranno al mondo del teatro e dello spettacolo. Nel 1928 lavora nella redazione del giornale Rugantino e scrive poesie dialettali che pubblica quasi quotidianamente.

Alla fine del 1929 conosce, in un teatro, la cantante romana Beatrice Rocchi, in arte Reginella. Lei famosa, cantava nei teatri più importanti di Roma. Si fidanzano ed iniziano a cantare insieme in vari teatri di tutta Italia. Si sposeranno nel 1932 ed in seguito al matrimonio Reginella lascerà definitivamente il palcoscenico, per dedicarsi alla casa e ai due figli gemelli Wilma e Massimo. Padrino del battesimo Federico Fellini, che diventerà sceneggiatore dei suoi primi film.

Il mondo del cinema apre le porte a Fabrizi con “Avanti c’è posto” e “Campo de’ Fiori” ed arriva subito il successo. Ma il neorealismo lo renderà celebre nel mondo attraverso il film di Roberto Rossellini: “Roma città aperta” del 1945.

Famosa fu anche la sua interpretazione del boia di Roma, Mastro Titta, nel Rugantino di Garinei e Giovannini, per la quale fu definito dai critici americani ‘a comic genius’.
Ottenne il Nastro d’Argento, come miglior attore non protagonista, del film di Ettore Scola “C’eravamo tanto amati”, basato sugli ultimi giorni dell’occupazione di Roma da parte delle milizie naziste alla fine della seconda guerra mondiale.

Il suo vero nome presenta due ”b”, ma l’attore ha mantenuto quello ”d’arte” con una “b” dopo che in una delle prime locandine dei suoi film era stato scritto Fabrizi.

Con Federico Fellini ebbe uno speciale rapporto dai tempi in cui il regista, appena diciottenne, si trasferì da Rimini a Roma, tant’è vero che in quel periodo visse per qualche anno in casa Fabbrizi. Il figlio Massimo ha raccontato dei due artisti: “erano soliti sedersi ai tavolini del caffè di Via Veneto e si divertivano ad indovinare il lavoro dei passanti. E più erano tipi strani e stravaganti e più il gioco si faceva divertente, cominciavamo a formulare ipotesi sulla loro vita, sulla loro situazione familiare, sui loro gusti, sui loro pregi e difetti e tutti queste ipotesi erano spunti perfetti per la stesura delle sceneggiature”.

Gli piaceva mangiare e scherzava sul suo fisico imponente. Aveva una passione per i piatti caratteristici della cucina romana, ma nell’ultimo periodo della sua vita, a causa di problemi di salute, dovette seguire una dieta. A testimonianza di questa sua passione abbiamo due raccolte di poesie, “La Pastasciutta” del 1971 e “Nonna Minestra” del 1974.

Sempre il figlio Massimo ha raccontato:
“Ricordo che quando entrava in un ristorante, si intrufolava direttamente in cucina, curiosava tra i fornelli, scoperchiava i tegami, assaggiava le pietanze e dava consigli sul menu. Non sempre però questi raid erano ben accetti; rammento di quella volta in cui entrò nel ristorante di sua sorella (la Sora Lella, proprietaria dell’omonimo ristorante all’Isola Tiberina) ed il marito, zio Renato, impedì l’accesso a mio padre in cucina, seccato da tutte quelle intrusioni e da quei consigli non richiesti”.

Sua nipote lo ricorda così:
“Ricordo i Natali trascorsi nella casa di mio nonno nei pressi di Piazza Bologna, la lunga tavola apparecchiata e poi la cucina, immensa con un’infinità di mestoli, padelle, ma anche tantissimi libri.. ed una grande vetrata che dava all’esterno; la cucina era il suo ufficio, lo studio, il suo posto preferito per studiare i copioni, dedicarsi alle sceneggiature, scrivere poesie”.
Amava ricevere ed intrattenersi con gli amici, tantissimi appartenenti al mondo dello spettacolo: da Alberto Sordi a Peppino De Filippo, a Totò a cui fu legato da un rapporto di profonda amicizia e stima.

Nel 1983 muore la moglie Reginella e dal quel momento si chiude sempre di più in casa. Il 2 aprile del 1990 Aldo Fabrizi muore e le esequie vengono fatte nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, nei pressi di Campo de’ Fiori. La bara viene portata sopra una carrozzella. Tanta gente al suo funerale, tutti quelli che lo avevano amato. Aveva da pochi giorni ricevuto un David di Donatello alla carriera.

Fabrizi è considerato uno dei migliori comici romani, l’anima di Roma; in quanto si trovava perfettamente a suo agio nei ruoli brillanti così come in quelli drammatici. Del popolo romano l’attore ha canzonato, in oltre cinquant’anni di carriera, cattive abitudini e debolezze, con quella sua comicità cinica e senza illusioni.

Poesie – citazioni e pensieri
Er mortorio
Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione…
in modo che chi venga n’approfitti.
Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
‘gni cannela dev’esse un cannellone,
li nastri –sfoje all’ovo e le corone
fatte de fiori de cocuzza fritti.
Li cuscini timballi de lasagne,
da offrì ar momento de la sepportura
a tutti quelli che “sapranno” piagne.
E su la tomba mia, tutta la gente
ce leggerà ‘sta sola dicitura:
“Tolto da questo mondo troppo al dente”.

Magnà e dormì
So’ du’ vizietti, me diceva nonno,
che mai nessuno te li pò leva’,
perché so’ necessari pe’ campa’
sin dar momento che venimo ar monno.
Er primo vizio provoca er seconno:
er sonno mette fame e fa magna’,
doppo magnato t’aripija sonno
poi t’arzi, magni e torni a riposa’.
Insomma, la magnata e la dormita,
massimamente in una certa età,
so’ l’uniche du’ gioje de la vita.
La sola differenza è questa qui:
che pure si ciài sonno pòi magna’,
ma si ciài fame mica pòi dormì.

MI’ PADRE ME DICEVA
Mi’ padre me diceva: fa’ attenzione
a chi chiacchiera troppo; a chi promette;
a chi, dop’èsse entrato, fa: “permette?”;
a chi aribbarta spesso l’opignone.
E a quello co la testa da cojone,
che nu’ la cambia mai; a chi scommette;
a chi le mano nu’ le strigne strette;
a quello che pìa ar volo ‘gni occasione …
… pe dì de sì e offrisse come amico;
a chi te dice sempre: “so’ d’accordo”;
a chi s’atteggia com’er più ber fico.
A chi parla e se move sottotraccia;
ma soprattutto a quello, er più balordo,
che, quanno parla, nun te guarda in faccia.

ALBERTO SORDI DISSE:
“Aldo Fabrizi è stato un grandissimo attore comico. Ma i soliti snob lo trascurano, lo confondono con le sue macchiette e le sue ricette di pastasciutte. Purtroppo, succederà a Fabrizi quello che è capitato a Totò: verrà beatificato solo dopo la morte. Lontana sia. Questo è un Paese dove i critici si commuovono solo sui marmi dei sarcofagi”

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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