Metti le cuffie agli angeli… Simone Massaro

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street work21/12/2020
Sì, cugino. Non ci frequentavamo molto, se non a Natale e a Pasqua, forse.
Quest’anno però a Natale tu eri lì dentro.

Te ne sei andato per un brutto male a quarantacinque anni…

Fuori i tuoi parenti, i tuoi genitori, tua sorella, la tua compagna Maria, che con te portava avanti il progetto “Street work out”, eventi “silenziosi”.

A testimoniare il loro affetto nei tuoi confronti, tutti i tuoi amici. Alcuni si sono avvicendati sul pulpito per ricordarti e darti l’estremo saluto; una signora, figlia (credo) dell’allenatore del Trapani in cui giocasti come portiere, ha voluto leggere delle pagine del libro del padre che riportavano un aneddoto simpatico su di te.

Per partecipare alla cerimonia con le restrizioni anti covid, i tuoi amici hanno anche organizzato una diretta su YouTube per poter essere presenti, almeno virtualmente in quella chiesa di San Policarpo a Cinecittà e in quella piazza già gremita di gente accorsa per salutarti un’ ultima volta. No, non ti conoscevo sotto questo aspetto, tanti sono venuti per ringraziarti e per presentarti sotto una luce diversa da come ti conoscevo.

street workHo saputo degli eventi che hai ideato e organizzato a Roma, per poi esportatarli in tutta Italia a centinaia, poi a migliaia di persone. Tutti con le cuffie in testa, girano per la tua città tra monumenti, strade e piazze a suon di musica e, seguendo le direttive di un istruttore, praticano questa nuova forma di fitness per divertirsi, allenarsi e stare insieme.

street workTi hanno descritto come un innovatore, un sognatore, uno che era sempre un passo avanti agli altri, ma anche come una persona modesta e sempre nell’ombra, lontana dai riflettori. Caro cugino, sono contento di quello che hai lasciato, di come queste persone ti siano grate per ciò che hai costruito, tanto che, come ti hanno promesso, porteranno avanti il tuo progetto.
Neanche tuo padre, mi ha detto, era consapevole di tutto questo successo se non in minima parte.

street workIo ero lì, preoccupato per le reazioni di tua madre e di tuo padre, della tua compagna che porta in grembo un figlio che non potrà conoscerti. Ero attento ad intervenire se fosse servito, era il mio modo di esprimere il mio lutto.

Poi ti abbiamo aspettato fuori mentre uscivi portato dai tuoi amici al suono di “In the name of love” degli U2, canzone che, ricordo bene, cantasti al tuo matrimonio. Anche la tua ex moglie e la tua ex compagna con vostro figlio erano lì a salutarti. C’erano tutti, legati in un unico abbraccio, tutti vicini nel dolore.

street workI tuoi amici dello “Street Work Out” erano affacciati come ad un balcone con quello striscione che ti hanno dedicato con affetto e su cui hanno scritto “Metti le cuffie agli angeli”…

Ciao, Simone

 

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