Vivi Roma, passeggiando per la città

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Finalmente sono riuscito ad andare al Sacrario delle bandiere del Vittoriano di Roma.

Il museo è all’interno, o meglio alle spalle della scalinata del famoso monumento al Milite Ignoto e conserva perlopiù bandiere di navi, di sommergibili, di corpi militari…

Il mio principale interesse, dopo aver letto vari libri sull’argomento, era di poter vedere finalmente il motoscafo MAS, il siluro SLC, usato dagli incursori della nostra Marina della Decima Flottiglia MAS nel Secondo Conflitto e i resti del sommergibile Scirè, affondato sempre durante il Secondo Conflitto.

Il MAS 15 è proprio quello del Tenente di Vascello Luigi Rizzo, che il 10 giugno del 1918, durante l’impresa di Premuda, causò l’affondamento della corazzata austro-ungarica Santo Stefano (SMS Szent Istvan).

L’enorme motoscafo di 16 metri, aveva un peso che si aggirava tra le 20 e le 30 tonnellate ed era servito da un equipaggio di 10 uomini. Dotato di 2 siluri, bombe di profondità, due motori a scoppio e due motori elettrici per la navigazione silenziosa; mitragliatrici o cannoncino. MAS sta per “Motoscafo Armato SVAN” (Società Veneta Automobili Nautiche), ma anche per: Motoscafo Armato Silurante, Motoscafo Anti Sommergibile…

SLC invece sta per Siluro a Lenta Corsa, soprannominato “maiale” da Teseo Tesei, quando durante un addestramento insieme al suo collega Elio Toschi, non riuscendo a causa della marea a governare il mezzo, disse testualmente: “lega questo maiale!” I due si ispirarono alla “mignatta”, impiegata durante il primo conflitto con i quali Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci affondarono la corazzata austro-ungarica Viribus Unitis. Il siluro era cavalcato in immersione da due marinai dotati di autorespiratori, che grazie ad esso si avvicinavano silenziosamente con un motore elettrico (che i nostri montarono su un siluro, dopo averlo smontato da un’ascensore), alla nave da colpire. Arrivati sotto il bersaglio, smontavano la testa del siluro in cui era contenuto l’esplosivo, la applicavano sulla chiglia della nave, poi azionavano il timer per l’esplosione a tempo e si allontanavano silenziosi a nuoto affondando ciò che rimaneva del mezzo.

Questo mezzo era stato realizzato presso l’Officina siluri di San Bartolomeo a La Spezia nel 1935, il progetto fu poi accantonato per essere rispolverato e riportato in auge da Tesei e Toschi, il primo famoso suo malgrado, per essere deceduto durante l’avventuroso attacco al porto dell’isola di Malta, il secondo oltre che per le azioni, per aver scritto un libro sulla sua rocambolesca fuga dall’Himalaya dopo la cattura e l’internamento degli inglesi.

Dello Scirè invece rimane solo una piccola parte conservata nel museo e molte pagine sulla sua eroica storia. Sui suoi fianchi vennero montati due cilindri porta siluri per contenere gli SLC, che sarebbero poi stati estratti dal sommergibile da palombari in immersione, una volta giunti nei pressi dei porti nemici per compiere le loro azioni. Per confondere il nemico, lo Scirè fu mimetizzato con un’ insolita vernice color verde chiaro, mentre sulla parte superiore, era raffigurata la sagoma di un peschereccio che viaggiava in direzione opposta a quella del sommergibile.

Dopo svariate missioni, tra successi ed insuccessi, il sommergibile fu affondato ad Haifa durante un’azione, con bombe di profondità inglesi dalla corvetta HMS Islay.

Sprofondato a 35 metri di profondità in territorio israeliano, solo nel 2002, per interessamento del ministro Spadolini, la Marina Militare Italiana con i palombari della Comsubin, coadiuvati dalla Marina Statunitense e Israeliana, recuperarono alcuni pezzi del rottame, insieme a 42 salme. I resti degli sfortunati furono riportati in Italia e tumulati nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare di Bari.

Storie tristi, eroiche, ma pur sempre storie di storia. Molte di queste testimonianze mute, sono contenute in questo suggestivo museo, insieme a molti altri cimeli del nostro passato militare.

L’ingresso è gratuito, si può anche visitare l’Altare della Patria, accedendo dalla scalinata principale posta su Piazza Venezia e con un biglietto d’ingresso, (questo a pagamento), usare l’ascensore per visitare la parte più alta del monumento e poter dalla sommità, apprezzare un’ incredibile panorama su Roma.

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