“Nel corpo di un’altra”

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L’energia e la forza del teatro

Teatro de Servi

scritto e diretto da Annabella Calabrese e Daniele Esposito

Con Annabella Calabrese, Giovanna Cappuccio, Irena Goloubeva e Vincenzo Iantorno

Ginevra è un’influencer milanese di successo, di quelle che vediamo tutti i giorni sul web; bella, attraente, molto attenta alla sua immagine estremamente curata. Molto attiva sui social, ha un approccio piuttosto infantile che ricalca quello delle discutibili “star” del web. Sceglie di farsi una fama con temi che riguardano l’ambiente e il sociale. Molto ossessionata dalla perfezione, vive apparentemente in modo invidiabile e felice, ammirata e seguita da migliaia di followers.

Ma non tutto è come sembra; infatti, è costretta a vivere in segretezza una relazione con Katia, la sua dolcissima manager, per paura sia di perdere i suoi fans sostenitori che di deludere la famiglia molto religiosa, influente e conosciuta. Già questo mette in crisi il suo castello di carta fatto di apparenze, e dunque la sua posizione è davvero così invidiabile? “Non tutto è come appare” diviene il leitmotiv su cui si basa gran parte della sceneggiatura.

Altro personaggio della storia è Orietta, una scrittrice non proprio realizzata di origine napoletana che per sbarcare il lunario cura il profilo social di Ginevra. È una ghost writer che le scrive tutto quello che lei non è in grado di dire o pubblicare sul web. È una single per scelta (degli altri) ma non è contenta della sua vita, né di quello che fa. A differenza della bella Ginevra, non ama il suo corpo appesantito dai chili di troppo, si sente irrealizzata e frustrata è si porta ancora dietro tutte le vessazioni e il bullismo subiti nella sua infanzia.

Le due donne sono chiaramente diverse, in antitesi, ma il destino gli riserva una sorpresa che gli cambierà radicalmente la vita e forse, chissà, anche il loro modo di approcciarsi ad essa. Sicuramente questa situazione assurda le darà modo di riflettere e le porrà davanti a delle scelte. Saranno in grado di farle? Tutto ruota attorno ad un “incidente” tecnico che coinvolge i loro smartphone.

Forse per mano del destino o per colpa di un talismano magico africano di Ginevra regalatole dal padre, di cui sentiremo solo la voce per telefono (il solito fantastico inimitabile Pietro De Silva), che come un genietto dispettoso realizzerà il desiderio espresso in un momento di debolezza delle due di cambiare radicalmente vita. Risultato? Una finirà nel corpo dell’altra. Questo gli permetterà di capire, insieme al pubblico in sala, che non sempre tutto è come sembra.

“Nel corpo di un’altra” è il secondo capitolo di quella che sarà una trilogia sulla tecnologia.

Dopo “Ctrl Z canc. indietro di una mossa”, dove un PC destabilizzava simpaticamente la vita della protagonista, Annabella e Daniele portano in scena questa nuova commedia che dire divertente e sagace è poco.

Con classe e genialità riescono ad ironizzare facendo riflettere su temi attuali, come l’esagerata influenza dei social nella nostra vita, il rapporto distorto con il proprio corpo, la conformità estetica dettata dalla società, la difficoltà di vivere la proprio omosessualità ma in generale i rapporti d’amore a causa delle insicurezze.

Attraverso un’ambientazione ossequiosa che richiama inequivocabilmente alcune commedie statunitensi degli anni ’80, vengono affrontati, con tatto e ilarità intrisa di profondo rispetto, temi ancora attuali e importanti. In due ore i quattro artisti ci intrattengono con risate, colpi di scena ed altre idee folli, tipiche della sceneggiatura di questa prolifica coppia che funziona sia nell’arte che nella vita.

La scenografia ricostruisce due ambienti simili ma distinti in cui vivono le due protagoniste; le luci sono sempre pronte ad evidenziare i cambi di scena e le situazioni, ma anche i due ambienti in cui si muovono le protagoniste.

Anche i colori dei loro abiti le differenziano. Le scene sono arricchite con spezzoni di brani musicali che tutti abbiamo ascoltato, canticchiato o ballato in quegli anni.

I costumi evidenziano esageratamente la femminilità di Ginevra (Annabella), che regolarmente sbaglia i nomi di tutti non per distrazione, ma per evidenziare la superficialità del suo personaggio; i costumi di Orietta (Giovanna), volutamente sminuiscono la sua figura, che appare così quella di una ragazza complessata che vive di sogni e idealizza il principe azzurro nel vicino di casa, inserendolo addirittura in un romanzo che spera di pubblicare con successo.

Marco (Vincenzo) è il vicino di Orietta, un vero e proprio marcantonio, un bel ragazzo alto e prestante, che alla sua prima entrata produce nel pubblico femminile presente un sommesso ma udibile mormorio di apprezzamento.

Vincenzo, poi, dopo questo sogno ad occhi aperti di Giovanna, si trasforma in un nerd complessato e timoroso dall’andamento mesto e curvo alla stregua di Orietta.

Davvero bravo. Katia (Irena), nelle vesti della manager, è deliziosa e molto femminile; una tipica bellezza dell’est Europa che si esprime con un forte e riuscito accento tipico. Sono rimasto colpito, a fine spettacolo, sentendola parlare un italiano impeccabile senza la minima traccia di una qualsiasi inflessione dialettale. Sul palco si rivela come figura dolce e delicata, ma anche determinata e aggressiva. Bravissima.

Tante le voci fuori campo che intervengono: Pietro De Silva, Craig Periz, Luca Basile, Alessio De Perso, Luca Paniconi, Eleonora Segaluscio, Ilaria Fioravanti e Marzia Del Fabbro, che arricchiscono le scene.

Conoscendo molto bene sia Annabella che Giovanna, attrici preparate e molto brave, vi giuro che alcune volte ho fatto fatica a vederle nelle loro nuove identità e continuavo a confondere, tanto sono brave ad imitarsi l’una con l’altra.

Potete immaginare anche la confusione che creano insieme agli altri due protagonisti in una continua evoluzione di fatti dai ritmi serrati e sempre fortemente comici.

Il messaggio di Daniele e Annabella è che tutto quello che vediamo non è sempre come è.

A volte desiderare di vivere la vita di qualcun altro o essere qualcun altro non è sempre rose e fiori come si crede; al contrario, bisognerebbe prestare maggior attenzione alla nostra vita, alle nostre pulsioni, ed impegnarci pienamente nella nostra per renderla unica.

La morale sta nello scoprire che dietro quello che sembra un successo da noi invidiato, si cela invece infelicità, difficoltà, paure e non detti.

Aspetto con ansia il terzo capitolo della saga e non è detto che non vada a rivedere questo secondo capitolo, come feci per lo spettacolo precedente!

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