Caravaggio 2025 a Palazzo Barberini Roma

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Fino al 6 luglio sarà possibile visitare questa mostra imperdibile su Caravaggio, ben 24 capolavori, alcuni provenienti dall’estero altri di collezioni private e dunque difficilmente visibili in futuro.

Probabilmente Caravaggio è il primo esponente di una nuova scuola di pittura che si lascia alle spalle quella del Rinascimento per proporne una completamente nuova e personale, profondamente simbolica ma anche provocatoria. Le sue rappresentazioni religiose sono molto umanizzate e per realizzarle tra il dissenso e lo scandalo usa come modelli persone umili prese dal popolo come reietti e prostitute.

Nel “Bacchino malato” Caravaggio si ritrae nelle fattezze di Bacco. Probabilmente il dipinto è legato ad un momento in cui il pittore fu ricoverato nell’ospedale della Consolazione (1596). Il viso e la pelle del Bacco infatti risultano quelli di una persona che non è in buona salute.

Quando Caravaggio arriva a Roma, secondo le fonti fu ospitato da monsignor Pandolfo Pucci da Recanati. Qui avrebbe dipinto “Mondafrutto”, opera in cui spicca la realistica bellezza della frutta che viene ritratta vicino al soggetto.

Il frutto che taglierebbe il ragazzo è probabilmente un limoncello napoletano, frutto somministrato ai giovani per l’igiene intestinale. Il dipinto potrebbe voler sottolineare i principi pedagogici espressi nel galateo di Giovanni Della Casa, che sottolinea l’importanza della pulizia, dell’igiene e della temperanza.

Il “Narciso” solleva dubbi sulla paternità del Caravaggio, anche se lo stile, il soggetto per come è rappresentato e l’ ambiente che lo circonda riconducono fortemente a lui. Narciso è stato condannato dagli dei ad essere innamorato di se stesso per aver rifiutato una Ninfa. Viene rappresentato mentre è riflesso nell’acqua contemplandosi e creando un effetto molto particolare e suggestivo.

Lo scarso vitto fornito dal parsimonioso monsignore, soprannominato per questo “Monsignor insalata” dallo stesso Caravaggio, lo costrinse a trovarsi un’altra sistemazione.

L’incontro casuale con il Cardinale Francesco Maria del Monte, Ambasciatore del Gran Duca di Toscana, gli cambierà la vita. Il prelato l’ ospiterà nella sua residenza di Palazzo Madama, quella che oggi ospita il Senato. Il Cardinale apprezza particolarmente l’estro di Caravaggio commissionandogli una serie di lavori e facendolo conoscere all’alta società.

“i Bari” è un quadro ispirato alla Commedia dell’arte e alle rappresentazioni zingaresche, in cui la gioventù ingenua viene raggirata dalla malizia. Nel quadro due lestofanti cercano di ingannare un bravo ragazzo barando a carte. Simile ispirazione è presente ne “la Buona Ventura”, anche qui ingenuità e la malizia vengono rappresentati con una zingara che mentre legge la mano ad un giovane ingenuo lo deruba. Di questo quadro ne esiste una copia di dimensioni ridotte conservato al Louvre.

“Concerto” è una fotografia di ciò che accadeva all’interno della casa del Cardinal del Monte. Il Cardinale era patrono e protettore dei musicisti, invitava gli artisti a suonare gli strumenti della sua collezione vestendoli con abiti antichi. I musici rappresentati si stanno infatti preparando per un concerto.

L’appunto tenuto in mano dal personaggio di schiena riporta un tratto di un sonetto di Jacopo Sannazzaro musicato da Pompeo Stabile ed ispirato al mito di Icaro, il personaggio mitologico che per voler volare troppo in alto precipitò. L’opera va letta come un ammonimento agli eccessi, rispecchia così la cultura umanistica seguita dal Cardinale. Probabilmente il modello che ha posato per ritrarre il suonatore di liuto è Pedro Montoya cantore della Pontificia Cappella Sistina.

“Conversione di San Paolo” era stato realizzato insieme alla crocifissione di San Pietro, questa andata perduta. Il dipinto doveva abbellire la cappella Cerasi realizzata in Santa Maria del Popolo. Caravaggio dovette dipingere la tela senza conoscere le esatte misure della cappella del banchiere Tiberio Cerasi con il quale aveva firmato un contratto per la realizzazione delle opere che porta la data del 24 settembre del 1600. Le prime versioni si rivelarono inadatte e Caravaggio dovette dipingerne altre due, quelle che oggi sono ancora esposte nella chiesa.

La “Conversione di San Paolo”, rappresenta Saulo di Tarso, un persecutore dei cristiani, che improvvisamente illuminato si converte. Nella scena Cristo irrompe frantumando il confine tra spiritualità e materialità.

“San Francesco d’Assisi in estasi”, viene rappresentato sostenuto da un angelo dopo che il santo ha ricevuto le stimmate. Soggetto questo che rompe gli schemi, perché nelle iconografie francescane non compare mai un angelo. Il quadro rappresenta uno dei tre realizzati per il banchiere genovese Ottavio Costa. Questa tela oggi è conservata in un museo del Connecticut. L’altro San Francesco, quello raffigurato con il teschio in mano, sottolinea invece la caducità delle cose ed è esposto nella collezione del Palazzo Barberini.

I ritratti eseguiti dal Merisi sono piuttosto rari. Qui ne troviamo due che ritraggono Maffeo Barberini, il futuro Papa Urbano VIII. Sono esposti appositamente uno a fianco all’altro per evidenziarne le differenze, anche se il ritratto dove il Maffei è raffigurato da giovane è stato attribuito a Scipione Pulzone. Ancora oggi ci sono dubbi sulla sua paternità.

Tre operare a tema sacro che raffigurano delle donne, vengono esposte nella stessa sala.

La prima raffigura “Marta e Maria Maddalena”. Probabilmente la modella che ha posato per i tre lavori è sempre la stessa. Si tratta della cortigiana Fillide Melandroni. La scena è tratta dal vangelo di Luca in cui Cristo è accolto dalle due donne che appaiono in maniera molto diversa: una dal portamento e dai vestiti più eleganti e nobili rispetto all’altra che appare più sciatta e trasandata.

Lo specchio su cui è appoggiata Maddalena rappresenta la vanità, ma lo sguardo e i fiori d’arancio che tiene in mano rappresentano invece la purezza dell’animo. L’anello che porta al dito indica che è già la sposa di Cristo. Tutto evidenzia la sua prossima conversione. Il quadro secondo i critici è spirato allo stile di Tiziano.

“Giuditta decapita Oloferne”, per salvare il suo popolo dall’assedio del generale Oloferne la bella principessa lo seduce per poi decapitarlo. L’azione avviene mentre l’uomo si sta ridestando dal sonnoq, la serva vicino a lei appare inorridita mentre Giuditta è appena accigliata e molto concentrata.

La scena è tratta dall’ Antico Testamento e il quadro si ispira alla decapitazione di Beatrice Cenci, la diciottenne romana condannata a morte per aver ucciso il padre violento. L’esecuzione avvenuta a Roma vide Caravaggio come testimone che colpito la proporrà più volte nei suoi quadri

“Santa Caterina d’Alessandria”, era una principessa votata a Cristo. Rifiutandosi di essere pagana, riuscì a convertire i filosofi che il suo sovrano le aveva posto davanti per confutarla. Indispettito il sovrano la condannò ad essere lacerata da una ruota che però venne distrutta dall’intervento di un angelo. Finirà però per essere decapitata. La spada appoggiata a lei simboleggia proprio questa fine.

caravaggioCaravaggio comincia ad essere un pittore molto ricercato ed apprezzato “la Cattura di Cristo” voluta da Ciriaco Mattei fratello del Cardinale Girolamo Mattei. L’uomo gli chiese di eseguire per lui tre tele come risulta da un contratto stipulato e datato 1603.

Mentre i soldati arrivano per catturare Cristo, Giuda lo abbraccia per baciarlo, quello che fugge terrorizzato è Giovanni. Cristo appare mesto, sia per il tradimento che per il suo ineluttabile destino. L’uomo dietro ai soldati, quello che regge la lanterna è proprio Caravaggio. Il quadro è conservato a Dublino. Stupendo e realistico l’effetto della luce sull’ armatura.

“San Giovanni Battista”, il santo è stato dipinto più volte dal Caravaggio. Qui appare malinconico e solitario, manca al suo fianco l’agnello, che però era presente nella prima stesura posto in alto a sinistra e poi cancellato dall’artista.

Altra variazione è nello spostamento da una mano all’altra della croce raffigurata. L’altro “San Giovanni” esposto invece simile per esecuzione, proviene da Kansas city, fu dipinto per il banchiere Ottavio Costa. Nel suo testamento l’uomo ne vietava rigorosamente la vendita, tant’è che il quadro rimarrà ai suoi eredi fino al1857.

Caravaggio ucciderà in duello a Roma dopo una lite il rivale Tomassoni, dopo essersi nascosto dai Colonna a Roma fuggirà a Napoli inseguito da una condanna a morte.

È qui che dipinge l’ “Ecce homo”. In Spagna il quadro era stato attribuito alla scuola di Ribeira e stava per essere venduto, quando venne ritirato dall’asta perché improvvisamente dei critici lo attribuirono a Caravaggio. In origine era di proprietà del Conte Castrillo Vice re di Napoli.

Nella scena Pilato si scorge dal balcone, mentre uno sgherro copre con un mantello Cristo. In questo quadro Caravaggio si ispira a soggetti già dipinti e dunque non utilizza nessun modello per realizzarlo.

· Tommaso De Franchis era un noto giureconsulto che aveva ricevuto in dono una cappella nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli. L’uomo volle abbellirla con una “Flagellazione di Cristo”. Il quadro è di Merisi è così ispirato ad opere classiche ed un’ attenta analisi ha scoperto che un soggetto dipinto sulla tela è stato poi cancellato, ma non si sa chi ritraesse.

I prossimi tre dipinti sono legati al periodo più turbolento dell’artista, quello dopo la morte del Tomassoni. Incerta è la datazione di “David con la testa di Golia”, ma la decapitazione rimanda alla sua condanna a morte per l’omicidio compiuto.

All’epoca la condanna per omicidio veniva così punita; ad infliggerla poteva essere anche in comune cittadino, che dopo averla eseguita, decapitava la salma per portarla alle autorità e ricevere una ricompensa. Ecco spiegato secondo alcuni critici la raffigurazione così realistica, atta ad esorcizzare questo timore che accompagnava l’artista timoroso di essere riconosciuto.

Non a caso Golia ha le sue sembianze. Il volto di Golia impressiona, mentre quello di David è compassionevole. Si tratta di una sorta di un allegoria: David è il Papa che concede bonariamente la grazia che Caravaggio spera di ottenere. Sulla lama c’è inciso un motto agostiniano “l’umiltà uccide la superbia”. Il Vice re di Napoli Pedro Fernandez de Castro ne fece realizzare per lui due copie.

Nella “Cena di Emmaus, Cristo appare a due discepoli che non lo riconoscono, così come è descritto nel vangelo di Marco e di Luca.

Solo quando Gesù spezza il pane i due capiscono chi è. Viene immortalato questo attimo e la reazione dei due apostoli. Sulla sinistra del quadro poi cancellata ci sarebbe stata una finestra come suggerisce l’illuminazione dei volti.

Dopo aver ucciso il Tomassoni grazie all’aiuto dei Colonna, Caravaggio riesce a raggiungere Malta, dove diviene cavaliere di Malta. Ma anche qui l’artista riesce a mettersi nei guai entrando in lite con un altro cavaliere.

Per questo viene ripudiato ed arrestato. Da qui però riuscì a fuggire, ma è chiaro che fu aiutato dal Gran Maestro, che così forse volle sdebitarsi per le opere da lui eseguite sull’isola: “La Decollazione di San Giovanni Battista” e “San Girolamo Scrivente”, non presenti nella mostra.

Qualche studioso ritiene che il “Ritratto di cavaliere di Malta” ritragga Antonio Martelli, Amministratore militare in Toscana per l’ Ordine di Malta. Ma il ritratto assomiglia molto a quello conservato al Louvre di Alof De Wignacurt (eseguito a Malta).

Questo esposto è invece conservato agli Uffizi, dove si pensa che lo stesso Antonio Martelli originario di questa città porto con sé. Caravaggio potrebbe averlo incontrato a Malta o in Sicilia e averlo ritratto lì.

Il “San Giovanni Battista” in questione è legato all’ultimo periodo del Caravaggio. Il dipinto venne imbarcato prima della morte dell’artista per essere regalato al Papa Paolo V e suo nipote Scipione Borghese per il perdono ricevuto.

Merisi sbarcò a Palo, ma non riconosciuto venne fermato per dei controlli mentre la sua nave intanto prendeva il largo. Caravaggio venne rilasciato e disperato corse dietro alla nave cercando di raggiungerla seguendola dalla riva per recuperare le sue tele, ma in circostanze che ancora risultano misteriose morì.

Forse il saturnismo di cui era affetto, le sue malattie veneree mal curate, un ritorno di malaria, lo stress o la fatica, o forse una ferita… Caravaggio perse la vita sulla spiaggia di Porto Ercole.

Il “Martirio di Sant’Orsola” venne eseguito per il genovese Marco Antonio Doria e qui rimase a Genova fino al 1832 per poi tornare a Napoli dove venne eseguito. Orsola è raffigurata nell’attimo in cui viene trafitta dal re degli Unni che aveva precedentemente rifiutato.

Una bellissima mostra ben presentata, con un illuminazione che ne esalta le opere. Difficilmente troverete ancora i biglietti disponibili perché la mostra è sold-out. In questi giorni è stato protratto l’orario d’apertura delle visite vista la grande richiesta ed affluenza.

Per avere i biglietti si deve esclusivamente prenotare on-line e vedere la disponibilità, sia del giorno che dell’ora

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