“Rino Gaetano – Sempre più blu”: il mito rivive nel documentario che svela l’uomo, l’artista e la voce roca che ha cambiato la musica italiana

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In occasione del 75° anniversario della nascita di Rino Gaetano, il documentario “Rino Gaetano – Sempre più blu” di Giorgio Verdelli è una celebrazione dell’uomo, dell’artista e del poeta lucido e ironico.

Verdelli, con questo film, non si limita a raccontare la storia di un artista: mette in evidenza lo spessore dei testi, la ricerca musicale, l’ironia e l’intelligenza di chi sapeva trasformare le proprie imperfezioni in forza e poesia.

Il regista ha voluto superare la mera simpatia, la leggenda sulla morte e i complotti di cui tanto si parla – che la famiglia, presente in sala con il nipote Alessandro Gaetano, non riconosce – per concentrarsi sulla sostanza del percorso artistico di Rino.

rino gaetano

Un Rino Gaetano che resta vivo, con le sue canzoni che continuano a sorprendere e emozionare come quando furono composte.

Il documentario conferma come Rino non fosse soltanto un cantante: era un osservatore acuto della società, capace di mescolare leggerezza e profondità, ironia e tragedia, sarcasmo e poesia.

Nel documentario viene definito addirittura un “alieno”: un artista che non apparteneva a nessuno schema precostituito, capace di spaziare dal jazz al rock, creando canzoni che sfuggono a ogni collocazione temporale.

Brani come Aida, Gianna, Sfiorivano le viole – che Verdelli confessa essere la sua preferita e anche di Battisti secondo lo stesso Rino – rimangono immortali e attuali.

Durante il talk si sottolinea come brani geniali tipo Mio fratello è figlio unico, se fossero stati scritti da De André, De Gregori o Fossati, avrebbero ricevuto riconoscimenti clamorosi. Eppure, a Rino Gaetano nessun premio Tenco venne mai conferito.

Un’assenza che il regista definisce scandalosa, ma che, purtroppo, non sorprende: i geni vengono spesso pienamente compresi e apprezzati solo dopo la loro scomparsa.

Il documentario dà voce anche a musicisti contemporanei, come Lucio Corsi, che arricchisce il racconto con una riflessione sul carattere eterno della musica di Rino:

“Le sue canzoni non sono collocabili in un tempo preciso: potrebbero essere state scritte negli anni ’50, oggi o addirittura nel futuro. Sono canzoni che rimarranno per sempre”.

Parole che sintetizzano il vero lascito di Gaetano: un repertorio immortale, universale, capace di attraversare epoche senza perdere intensità.

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Intervistati anche Brunori Sas e Giordana Angi, che raccontano Gaetano come un personaggio scomodo, evidenziando la censura che ha segnato gran parte del suo percorso artistico.

Tommaso Labate conduce lo spettatore attraverso i luoghi di Crotone, città natale dell’artista, mettendo in luce l’influenza delle radici calabresi sulla sua musica e sulla sua visione del mondo.

In sala erano presenti anche Franco Fasano, Lina Sastri e altri ospiti, mentre Alessandro Gaetano – che porta avanti l’eredità dello zio insieme alla Rino Gaetano Band – ha raccontato come Rino fosse una persona all’avanguardia, capace di osservare il mondo con lo stesso distacco e la stessa precisione con cui si osserva dall’obiettivo di una macchina fotografica, essendo lui stesso fotografo.

La sua spasmodica voglia di raccontare lo portava a trasformare qualsiasi notizia vista su un giornale in frasi o testi, scritti immediatamente, di getto, senza mediazioni.

Scanzi: “Costanzo entrò a gamba tesa. Rino lo smontò con ironia”
Andrea Scanzi ha ricostruito l’episodio cult in cui Maurizio Costanzo, invitandolo alla sua trasmissione, cercò di rimproverare Rino per “Nuntereggae più”, canzone che citava – tra gli altri – anche Susanna Agnelli, presente e divertita. Rino rispose con l’ironia che lo contraddistingueva, mostrando la sua forza discreta e il suo sguardo lucido sulla realtà anche di fronte a quell’attacco al quale visibilmente non era preparato.

Massarini: “Fragile e malinconico, un artista da scoprire”
Carlo Massarini, esperto musicale, ha tracciato un ritratto a tratti malinconico ma ricco di profondità. Gaetano, secondo Massarini, era un artista fragile ma lucidissimo, capace di fondere ironia e impegno sociale, in cui ogni canzone era una piccola opera d’arte pronta a parlare al presente.

Vengono intervistati amici e familiari, come la sorella Anna Gaetano, che ripercorre il percorso della famiglia da Crotone a Roma, raccontando gli inizi di Rino come cantautore.

rino gaetanoRiccardo Cocciante ricorda il confronto creativo con Rino su Aida e A mano a mano, mentre Sergio Cammariere scopriamo essere cugino di Rino Gaetano: il nonno paterno era lo stesso della madre di Rino.

La magia della sequenza e le imperfezioni che fanno arte
Oltre ai testi e alle testimonianze, l’uso dei materiali d’archivio e dei taccuini privati (in passato oggetto di una mostra) rende il documentario immersivo. La sequenza scelta delle canzoni rispecchia un’armonia perfetta con l’intero racconto e rende totale giustizia all’artista.

Quel “folletto giullare” dai denti storti unici e dalla voce ruvida e graffiante – che lo stesso Rino inizialmente pensava potesse rappresentare un limite – con i suoi cappelli e il volto inconfondibile, diventa simbolo di autenticità: le imperfezioni, proprio quelle caratteristiche che lo contraddistinguevano, trovano nel film il loro perfetto equilibrio, mostrando un Rino Gaetano umano, geniale e indimenticabile.

Il film sarà in sala anche stasera e domani.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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