Hibakujumoku, gli alberi sopravvissuti a Hiroshima: 80 anni dopo, simboli di pace anche in Italia

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Hibakujumoku, 80 anni dopo Hiroshima: 51 alberi della pace messi a dimora in Italia

Il 6 agosto 2025 ricorrono 80 anni dal lancio della bomba atomica su Hiroshima. Per ricordare quella data e promuovere una cultura di pace, in Italia sono stati messi a dimora 51 esemplari di Hibakujumoku, alberi sopravvissuti al bombardamento nucleare del 1945.

L’iniziativa è promossa da PEFC Italia e dall’Associazione “Mondo senza Guerre e senza Violenza”, in collaborazione con diverse istituzioni e realtà locali.

Il progetto si inserisce all’interno di una più ampia azione internazionale, partita con la Green Legacy Hiroshima nel 2011, che raccoglie e distribuisce i semi di questi alberi per sensibilizzare sulle conseguenze delle armi nucleari e sull’importanza del rapporto tra natura e umanità.

Cosa sono gli Hibakujumoku

Il termine giapponese Hibakujumoku (被爆樹木) unisce le parole hibaku (“esposto a radiazione nucleare”) e jumoku (“albero”):

si riferisce agli alberi che si trovavano entro un raggio di 2 km dall’epicentro dell’esplosione nucleare a Hiroshima e sono riusciti a sopravvivere o a rigermogliare.

Sono oggi registrati 160 alberi appartenenti a oltre 30 specie, identificati ufficialmente e fonte dei semi utilizzati per le nuove piantine.

Questi alberi sono considerati testimoni viventi della tragedia nucleare, simboli di resilienza e speranza. In Giappone vengono curati, identificati e studiati, ma oggi anche in altri Paesi – tra cui l’Italia – diventano strumenti educativi e simbolici.

L’impegno di PEFC Italia e “Mondo senza Guerre e senza Violenza”

Dal 2020, le due associazioni curano la raccolta dei semi a Hiroshima, la germinazione presso l’Orto Botanico di Perugia (grazie alla collaborazione con il Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università di Perugia) e la successiva distribuzione in Italia.

Ogni anno vengono consegnati circa 10 nuovi alberi della pace, destinati a scuole, enti locali, associazioni e istituzioni impegnate in progetti ambientali, sociali o educativi.

“A 80 anni da Hiroshima, gli Hibakujumoku sono un monito vivente contro la guerra – ha dichiarato Antonio Brunori, Segretario Generale di PEFC Italia –. Attraverso questi alberi e la memoria degli Hibakusha, continuiamo a imparare le lezioni della storia”.

“Costruiamo la pace anche ripensando il rapporto con gli ecosistemi – ha aggiunto Marco Bussone, Presidente di PEFC –, creando nuove connessioni tra capitale umano e capitale naturale”.
I 51 Hibakujumoku in Italia

Dal 2015 a oggi, 51 alberi di Hibakujumoku sono stati messi a dimora in diverse città italiane.

Tra le località coinvolte: Parma, Perugia, Rimini, Bologna, Pesaro, Vicenza, Reggio Calabria, Palermo, Milano, Ferrara, Genova, Verona, Torino, Venezia, Casale Monferrato, Pieve Santo Stefano, Bellusco e molte altre.

Gli alberi sono affidati ad associazioni culturali, scuole, orti botanici, amministrazioni pubbliche, fondazioni e centri di ricerca, come simbolo di impegno verso la pace, l’ambiente e la memoria storica.

Come richiedere un Hibakujumoku

Chi desidera richiedere l’affidamento di un albero Hibakujumoku per un progetto educativo, ambientale o simbolico può scrivere all’indirizzo email:
📧 alberipacehiroshima@gmail.com

Contesto internazionale: gli Hibakusha e il Premio Nobel per la Pace

La memoria di Hiroshima è portata avanti dall’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, composta dagli Hibakusha, i sopravvissuti alle esplosioni atomiche di Hiroshima e Nagasaki. A dicembre 2024, l’organizzazione ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace per il suo impegno contro l’uso di armi nucleari.

Poiché il numero di testimoni diretti si riduce con il tempo, gli alberi Hibakujumoku rappresentano oggi un ponte tra le generazioni, offrendo un messaggio silenzioso ma potente.

Conclusione

A 80 anni da Hiroshima, il progetto degli Hibakujumoku in Italia ricorda l’importanza della pace e della memoria.

Gli alberi, simboli di sopravvivenza e rinascita, continuano a insegnare il valore della resilienza e della nonviolenza, offrendo un esempio concreto di come anche la natura possa trasformare la distruzione in speranza.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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