Teatro Olimpico
Unica data per il grande Dado che, nonostante sia a ridosso del primo maggio e di un lungo ponte, fa accorrere tanto pubblico interessato al suo nuovo spettacolo.
Cosa si può dire di più di un artista così amato e seguito, che camaleonticamente riesce sempre ad adeguarsi ai tempi e ad avvicinare nuove generazioni di fans mantenendo legate anche quelle vecchie? Un artista che sa coccolare il suo pubblico, farsi amare, stimolarlo rimanendo sempre al passo con i tempi, fresco ed attuale, senza per questo snaturarsi o inseguire le mode e restando fedele a sé stesso.
Non gli sfugge nulla dei mutamenti della società, che dopo un’attenta analisi reinterpreta a modo suo cogliendone mutazioni ed accadimenti, per poi raccontare secondo la sua visione critica e canzonatoria, irriverente e acuta. Ha un potere rigenerante e ritemprante per chi lo segue. Commenti, applausi e risate sono una prova del suo successo.
Ama fare spettacolo senza guardare l’orologio, coinvolgendo ed incitando la platea che pende dalle sue labbra in spasmodica attesa della prossima geniale battuta. Simpatico, socievole, gioviale, disponibile, esplosivo e trascinate. Geniale.
Ci presenta un’analisi schietta e umoristica di cronaca, politica, società e attualità, con un attento sguardo su quanto siano cambiati i modi di pensare e comportarsi dalla sua generazione ad quella di oggi.
Questa rielaborazione, farcita con il tipico spirito che lo contraddistingue, oltre a divertire fa anche riflettere. Nonostante i diversi argomenti trattati, ho la forte impressione che ci sia un fil rouge che li collega tutti.
Di base c’è sempre quell’ironica critica al political correct, che viene deriso scandagliando tutti i luoghi comuni e il bigottismo che impedisce di scherzare sui nostri difetti e vizi perché ritiene sia offensivo. Un periodo difficile per un comico, che deve fare attenzione a cosa dire e come.
Gabriele, oltre ad essere un artista dotato ed un ottimo comico, ci fa ridere denudando queste forme di ottusa ipocrisia che ormai fanno parte della nostra quotidianità e a cui purtroppo ci siamo adeguati. Lo fa con molta eleganza e tanta ironia, a suon di battute pungenti e salaci, dribblando con perspicacia e preparazione tutte quelle velate forme di censura che interpretano ogni esternazione comica come un’offesa o una discriminazione.
Lo fa attraverso l’autoironia, perché il primo a entrare nel mirino è proprio lui stesso. Così, si definisce ossessivo compulsivo e racconta aneddoti buffi che lo vedono protagonista. E non contento, mette in mezzo il pubblico e la sua famiglia, la moglie in primis, poi gli amici, i collaboratori e i conoscenti. Sempre senza peli sulla lingua.
Con una voce femminile fuori campo che dà il via alla prima scena, lo spettacolo si apre in un gioco di luci spettacolare e suggestivo che ricorda quello dei grandi concerti. Dado fa il suo ingresso su una base musicale e sarà sul palco per due ore e un quarto.
Irriverente, sagace, intelligente e travolgente, prenderà di mira alcuni spettatori che divertiti da inaspettate risposte, gli permetteranno di mostrare le sue indiscutibili doti di improvvisatore. Doti che ha maturato e acuito grazie al suo titolo di studio: quello della strada, l’università della vita volendo parafrasare il titolo dello spettacolo di stasera.
Sì, perché Dado è un attento osservatore della vita quotidiana nei bar, nei taxi, nei supermercati; di tutto analizza attentamente atteggiamenti e psicologia.
Accompagnato musicalmente, propone poi uno sketch cantato che abbraccia la nostra quotidianità e sembra uno scioglilingua presentato quasi in apnea, vista la velocità dell’esecuzione.
Poi dà via alle sue trascinanti gag, tra cui una digressione sulle coppie aperte e su come la generazione dei cinquantenni di oggi vivesse la sessualità ritrovando una serie infinita di epiteti divertenti con cui definire il fidanzato o la fidanzata… “di passaggio”.
Qui la fantasia di Dado e dei suoi autori raggiunge, come in altre gag, alti livelli di comicità. Non si fa in tempo a stargli dietro, tante ne dice!
Continua poi la sua attenta ricerca delle varie tipologie e caratteristiche dell’essere umano, su cui è più incentrata la serata, per continuare a fare satira, regalandoci una sua visione irriverente della società che non può non essere condivisa. In questa galoppata non può non prendere di mira alcuni brani musicali che hanno fatto epoca ma che oggi sono messi alla gogna a causa dei testi intrisi di cultura sessista e misogena.
Così per riadattare i testi di quelle canzoni indossa la sua mitica camicia leopardata, quella dei fortunati esordi. Esilarante!
Gabriele ha anche una sorpresa per noi: affrontando varie tematiche che coinvolgono Roma, invita sul palco una personalità doc della romanità, un rappresentante indiscusso della comicità dell’Urbe: Maurizio Battista. Venti minuti sono tutti per lui, sfruttati appieno e accolti con grasse risate.
I due artisti condividono la stessa schiettezza e veracità tutta romana, per entrambi la strada e la vita quotidiana è stata ed è ancora la loro scuola.
Gli applausi sono tanti durante lo spettacolo e diventano anch’essi momento comico quando Dado ne misura la durata: uno, con la complicità del pubblico, dura un minuto e quarantotto secondi. Poi maliziosamente li confronta con i mesi di lavoro spesi per ottenerli.
Paragonandosi ad un imprenditore, tira le somme sul suo investimento e il risultato è magro… assolutamente esilarante!
Tra i cavalli di battaglia c’è l’imbranato terrorista arabo alle prese con i romani, il traffico e gli scioperi. Una gag che, seppure si trova su internet ed è ben conosciuta, vista dal vivo fa un altro effetto. Dado poi l’ha opportunamente rielaborata con aggiunte e modifiche.
Dopo un altro scioglilingua al fulmicotone (quello dell’applausone di un minuto e quarantotto), il classico “Ti dirò” conclude la serata.
Contiene riferimenti ai tempi della sua generazione e si confronta con quanto le cose siano cambiate, siano più complicate e peggiorate. Un brano tormentone, con un riff invitante che si memorizza immediatamente e che Dado utilizza da sempre, rinnovandone costantemente il testo, inserendo tutte quelle novità che scopre nei cambiamenti delle abitudini dalla sua adolescenza fino ad oggi, per riderci sopra e liberarsi di questi moderni fardelli.
Alla fine dello spettacolo, come di consueto, l’artista scende dal palco e si mette a disposizione del pubblico per un selfie e qualche autografo, continuando a fare battute ed allungando così la già intensa e corposa serata.
Immancabili la cordiale moglie Alessia e la deliziosa figlia Alice, che lo supportano ed aiutano sempre.
Dopo questa iniezione di dopamina, nonostante la tarda ora, è stato davvero difficile prendere sonno, quando nel dormiveglia tornavano in mente le sue formidabili battute.
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