Il teatro dei prossimi 2 anni e il futuro degli attori

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Patrizio Cigliano è un bravo artista, lui e anche sua moglie.
Insieme questi giorni, si stanno alacremente dando da fare per produrre video divertenti atti ad intrattenerci e a ricordarci che esistono.

Forse questi video sono anche una distrazione che li impega e li distrae, un sistema per esorcizzare la loro situazione attuale.
Si perché non dimentichiamoci che tutti questi artisti che riempivano fino a poco tempo fa le città con manifesti pubblicitari dei loro spettacoli oggi sono disoccupati.

Al momento non hanno garanzie, aiuti, sovvenzioni, ne una linea da seguire tracciata per il loro futuro.
Abbandonati dalle istituzioni.

Questo post pubblicato da Patrizio su Facebook è allo stesso tempo uno sfogo e una proposta.
Sicuramente più diretta agli addetti ai lavori che non al pubblico che lo conosce e lo segue.

Credo sia doveroso ascoltarlo, dargli uno spazio.
Lui come tanti altri del settore spettacolo e dell’indotto hanno davanti un futuro assai incerto come si evince dalle sue amare parole…

Il Teatro dei prossimi 2 anni?
E’ un post lunghetto, e fondamentalmente per addetti ai lavori, ma credo possa farci vedere la situazione nella sua preoccupante realtà.

Fermo restando il principio per cui l’ultima parola dovrà necessariamente venire dalla Scienza, perché ogni ritorno alla normalità definitiva (!) potrà attivarsi solo con un vaccino da diffondere a TUTTA LA POPOLAZIONE DEL MONDO fino all’auto-eliminazione del Virus per impossibilità di contagio (ci sono precedenti? Mi sa di no…), voglio provare ad analizzare con freddezza ma mooolta lucidità la situazione in riferimento al Teatro. Ci saranno delle durezze, ma credo molto concrete: non è disfattismo, cerca di essere analisi. E sono apertissimo al confronto.

Parto dal fatto che ci sono innumerevoli produzioni che hanno visto sospesi gli spettacoli, quindi è molto drammaticamente facile fare delle previsioni.

Per le prossime due stagioni ci saranno (giustamente) da recuperare gli spettacoli sospesi, quindi i teatri daranno la precedenza (sempre giustamente) a chi è “già pronto” e deve rientrare della produzione “in fieri”.

Per dare spazio a tutti gli spettacoli, le tenute saranno brevi, al massimo una settimana: più spettacoli in ogni cartellone. E le produzioni nuove saranno poche o zero: inutile mettere altra carne sul fuoco, l’offerta già c’è.

ciglianoGli attori che erano nei progetti sospesi pregano che si riprendano, e chi non era in giro, prega in sostituzioni, perché le novità, per un po’, saranno davvero pochissime, anche per ovvie ragioni economiche.

Quindi oggettivamente pochissimo lavoro. Chi ce l’aveva, per un po’ galleggerà; chi non ce l’aveva colerà a picco. Ma non è tutto. Finché non arriverà il vaccino, si applicherà il distanziamento sociale, quindi gli incassi saranno ridotti di 1/3, ma soprattutto: quanta gente verrà nei teatri, con queste premesse? Già non era un momento particolarmente generoso, da parte del pubblico: l’Argentina con 1/3 di platea l’ho visto con i miei occhi! Quindi pochissimo pubblico, distanziato e mascherato! Evidente crollo di incassi.

Senza il vaccino, poi, anche gli attori avranno di che preoccuparsi, in scena e in prova… come si farà? Probabilmente NON si farà, oppure TUTTI reciteremo con la mascherina. Se reciteremo. E Romeo e Giulietta con la mascherina non ci stupirà più di tanto! Oppure le produzioni ci faranno il tampone, se affidabile, e/o ci chiederanno l’esame del sangue per sapere chi di noi ce l’ha già avuto, sviluppando gli anticorpi – sempre se la Scienza abbia dimostrato l’impossibilità della recidiva).

Le produzioni incasseranno clamorosamente poco e chiederanno sacrifici agli attori, con paghe bassissime. Si vedrà chi accetterà. Prevedo (saggiamente e umilmente) tutti.

In questa realistica tragedia, il settore dovrebbe essere sostenuto dallo Stato (centrale, regioni, comuni), ma lo Stato NON ha tutti questi soldi, e quelli che ha li gira per cose più urgenti (sanità, sicurezza…).

Quindi NON ci saranno aiuti rilevanti. Default totale del sistema teatrale (nell’annunciato default generale). Tutti gli addetti ai lavori, in gravissima crisi di sussistenza. E non solo economica, ma anche (non sottovalutiamolo!) psicologica, e tutti noi sappiamo quanto il fattore emotivo, per noi sia dominante! Siamo fragili, e l’arco di tempo che ci si prospetta davanti è davvero lungo! Per troppa gente! La catastrofe (usiamolo, questo termine, perché al momento non ce ne sono altri, per il nostro settore) dovrà portare ad una NECESSARIA REVISIONE GENERALE (e questo paradossalmente potrebbe essere un bene).

Cosa si potrebbe fare per non falcidiare l’intera categoria? …Io un’idea ce l’ho, non esaustiva ma percorribile: con OBBLIGO DI LEGGE, il Ministro Franceschini potrebbe disporre che le produzioni ricche e gli stabili/nazionali (E TUTTI QUELLI CHE PRENDONO I SOLDI DAL FUS!) SCRITTURINO PER OGNI PRODUZIONE PERSONALE DIVERSO, con un minimo di 6 attori più personale vario, per almeno 3 stagioni.

Con precedenza a chi ha famiglia e redditi bassi (ISEE). Tutti nuovi per ogni spettacolo: attori, maestranze, registi ecc. Lavoro per tutti. TUTTI! Stop ai Clan e alle famiglie! AIUTARE LA CATEGORIA!!

Ovviamente, paghe calmierate e riduzione drastica delle super paghe-succhia-budget delle star per NECESSARIA ridistribuzione del denaro. E per i teatri che prendono soldi dallo Stato, OBBLIGO di rapporto 5 a 1 tra repertorio e novità italiana: ogni 5 produzioni contemporanee, 1 classico (rapporto che c’è in TUTTO IL MONDO: da noi è l’inverso!).

Spinta propulsiva alla necessaria riqualificazione della Drammaturgia Contemporanea. Opportunità di grande risveglio teatrale, fermo dai primi anni ‘90. Quindi più lavoro per tutti: dai registi ai macchinisti, agli autori. Si farebbe del bene alla collettività e si attiverebbe persino un provvidenziale (necessario da anni!) smottamento del terreno, da cui certamente germoglierebbero nuovi frutti.

Nel disastro, potrebbe essere l’occasione per azzerare le vecchie modalità e attivarne di nuove. E il cambiamento porta sempre a qualcosa di positivo, specie quando interviene dopo decenni di evidente stallo. Rinascita sia sul piano occupazionale che artistico, che creativo, che produttivo. E soprattutto SOCIALE, perché il teatro resta comunque il primo Mass Media dell’Umanità.

Ovviamente chi ha costruito le sue programmazioni mettendoci sempre gli stessi “nomi da chiamata” non condividerà mai, continuando ad alimentare i vizi che hanno impantanato il teatro italiano dagli anni ‘80 ad oggi, ma fino all’avvento del vaccino soffrirà anche lui, e molto, quindi credo che sarebbe molto più “furbo” credere nel necessario cambiamento di rotta, agevolando una vera rivoluzione artistica, da cui tutto il sistema, livellandosi, uscirebbe decisamente più equo e coeso.

Ma una tale rivoluzione, sarebbe attuabile SOLO con imposizione dall’alto, come nel 1913 diceva Karl Valentin nel suo paradossale/preveggente “Teatro dell’Obbligo”. Suggerisco di aprire un serio dibattito con il Ministro e i vari Assessori, perché davvero, da questo disastro, nulla sarà come prima! …E ci metto la faccia: Patrizio Cigliano

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