“Il grande Grabski”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona e oltre (autunno e mascherine chirurgiche).

Teatro 7 Off
Di Paolo Vanacore e Marco Rinaldi
regia Paolo Vanacore

musiche originali di Alessandro Panatteri

Il simpaticissimo e romanissimo Tony Fornari è Maurizio, un quarantenne di verdoniana memoria con un disturbo abbastanza antipatico: l’eiaculazione precoce. Sua moglie Francesca, la bellissima ed affascinante Carmen Di Marzo, è una donna autoritaria che sottomette il povero marito convincendolo, mentre lei si adopera in altre “esperienze” per sopperire all’inabilità di lui, che la sua è una malattia vera e propria da curare. Così, obbliga il disgraziato ad andare dal dottor Grabski, un fantastico e memorabile Riccardo Barbera.

Ma il nostro dottore è semplicemente un ciarlatano, come quelli di cui la moglie ottusa si attornia. Grabski, arrampicandosi sugli specchi con metodi poco ortodossi, cerca di curare il povero Maurizio, spennandolo e non risolvendo il suo problema. Cerca di convincerlo di un’ omosessualità latente, del cattivo rapporto familiare e di un’altra serie di problematiche inesistenti. Le pressioni del medico e della moglie, indurranno Maurizio ad inventare sogni e disturbi inesistenti da raccontare al suo medico. Durante la storia il ciarlatano, come pure la moglie, cambieranno più volte i loro fallimentari percorsi, lei passando da una disciplina orientale all’altra e facendosi prosciugare il conto in banca dal “maestro” spirituale di turno, lo psicologo adottando i più svariati metodi terapeutici, da Freud a Lacan fino ad arrivare a Jung. Inutilmente.

Lo spettacolo è molto divertente ed al contempo inquietante. Riflettendo sulle situazioni in cui il malcapitato è invischiato, si realizza che fatti analoghi sono all’ordine del giorno. Marco Rinaldi, dunque, attraverso l’ottima regia di Paolo Vanacore ci propone un viaggio nella psicologia distorta e spicciola.

Se si pensa a quanti impostori vannamarcheschi esistono in questo campo, così come nelle discipline orientali, c’è da rabbrividire. Una rete in cui cadono chissà quanti ignari e disperati, afflitti da ogni disturbo, che con speranza si mettono nelle mani di truffatori senza scrupolo. Ironicamente la trama vuole alleggerire questo tema, buttandola sul lato comico. Non nascondo, però, di aver assaporato un certo retrogusto amaro tra una risata e l’altra, che la commedia con tatto e discrezione vuole delicatamente evidenziare.

Maurizio si metterà in discussione e questo lo porterà a conclusioni e scelte che gli arrecheranno una serie di incidenti di percorso che influiranno negativamente nel campo dei sentimenti, del lavoro e della famiglia. Alla fine, ognuno dei personaggi riceverà una lezione dalla storia e troverà la sua dimensione attraverso una morale.

La scenografia è un tocco di classe: ripropone una bellissima stampa di Escher, mentre il palco è suddiviso in due aree: quella a sinistra, con una predominanza del colore rosso forse a voler ironicamente rappresentare la passione, dove si muove l’avvenente e furbetta moglie; quella a destra con la predominanza del giallo associato all’infedeltà e al tradimento, dove si trova e lavora lo psicologo.

Grabski è un divertente mascalzone che forse vorrebbe anche riuscire ad aiutare i suoi pazienti (naturalmente dietro laute ricompense), ma di fatto è un inveterato fallito. Riccardo dona al suo personaggio una gamma di espressioni accompagnate da una voce dall’accento russo, infarcita di strane ed esilaranti sonorità che mi riportano alla mente il pazzoide dietologo tedesco della clinica Gestapo di Fantozzi.

Una macchietta divertentissima. Tony interpreta un simpatico bonaccione che in fin dei conti si rivelerà anche piuttosto smaliziato, se non fosse soggiogato dalla dipendenza emotiva dalla moglie. L’attore diverte molto con le sue sagaci battute e i buffissimi atteggiamenti. I due attori sul palco sono un ciclone irrefrenabile, ironici, comici, caricaturali, esageratamente divertenti. Una coppia artistica di gran valore. E Carmen è la loro ciliegina sulla torta.

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