“Che classe!”

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Teatro 7 Off
Scritto da Veronica Liberale, regia di Pietro De Silva.
Con Antonia di Francesco, David Marzullo, Francesca Pausilli, Antonio Losito, Patrizia Casagrande, Alessandro Moser, Veronica Liberale.

Veronica Liberale con questo testo ha vinto il Comic Off del 2016. Si tratta di una commedia apparentemente leggera e divertente che di minuto in minuto appassiona e fa anche profondamente riflettere. Ogni personaggio mostra un carattere ben delineato dalla sceneggiatura e reso chiarissimo dalla regia, oltre che dall’eccellente cast.

La professoressa Nora Cosentino De Cupis (Veronica Liberale) è la figlia di un’ amata e capace ex preside che ha lasciato un segno nel suo istituto. Nora è una quarantenne nubile, oppressa dal continuo confronto con l’ombra di sua madre.

Ha deciso di abbandonare la scuola tradizionale per dedicarsi ad un corso serale nella speranza di offrire un contributo prezioso alla formazione di quegli adulti che non hanno potuto terminare gli studi superiori e non si sentono realizzati. Veronica è un mix di dolcezza e affranta tristezza, di motivazione e tanta voglia di riscattarsi e affrancarsi dall’ingombrante figura materna.

Ancora una volta Veronica si dimostra una penna sensibile e profonda e una brava attrice. Sa far vivere parole e pensieri attraverso il suo personaggio e ne dosa il peso in maniera da lasciare spazio anche agli altri. Come una mamma attenta, sa mettersi in secondo piano per affiancarli, stimolarli e portarli per mano in un continuo crescendo emozionale. È così sempre, in ogni sua opera. I suoi sono capolavori di sensibilità: “Che classe!”, “Direzione Laurentina”, “Gregory”, “Dalla parte della cicala”, “Questa strana voglia di vivere”, “Pane latte e lacrime”… capolavori ricchi di profonda attenzione nei confronti dei più deboli, spesso schiacciati da una società disattenta e soverchiante.

Veronica ha nelle sue corde più profonde la voglia di riscattare tutti, di dare a tutti la voce e l’opportunità di esprimere la loro unicità.

Ad affiancarla nel ruolo di insegnante c’è una collaboratrice scolastica eccezionale, una schietta e verace romana, Tecla. Antonia Di Francesco, che la interpreta, è un’attrice oltremodo dotata: divertente, grintosa ma anche tanto delicata.

Disegna con mirabile attenzione e cura il suo personaggio, come fa con tutti quelli che le ho visto portare in scena.

Si muove con destrezza abbandonando di volta in volta la maschera comica per indossare quella drammatica, con grande disinvoltura e naturalezza. In molti spettacoli affianca Veronica, che ne riconosce il particolare talento e che di certo non se la lascia scappare.

Nora insegna letteratura italiana a quattro maturandi che la sceneggiatura sembra aver preso dalla realtà scolastica di un qualsiasi istituto di recupero. I “ragazzi” ormai cresciuti che frequentano la scuola serale, seduti tra i banchi esprimono un’adolescenza sopita con i loro atteggiamenti ed eccessi. Sono dei peter pan che la società ha anestetizzato e a cui forse non ha saputo dare la giusta spinta per farli crescere e progredire.

Ognuno è lì per conseguire un diploma che può mitigare la frustrazione di non essere ancora ciò che vuole essere, crisalide dormiente in attesa del tempo giusto per schiudere il bozzolo ed affacciarsi al mondo. Veronica ci dice che c’è sempre tempo per cambiare, migliorarsi, vivere da vincenti. Nessuno deve essere lasciato indietro, ognuno deve avere la sua possibilità o la giusta opportunità, esprimere il meglio di sé, giocare sui propri punti di forza.

Ognuno è speciale nella sua diversità e ha qualcosa da insegnare e dare agli altri in un arricchimento reciproco. E la scuola è il terreno dove ciascuno nella sua unicità può arrivare alla propria consapevolezza, preso per mano da un maestro attento.

Sì, perché Veronica ci dice anche che nelle istituzioni, così come nella scuola, esistono realtà forse poco conosciute in cui docenti, non docenti e responsabili si muovono autonomamente in un sottobosco ai più sconosciuto, e creano percorsi assolutamente concreti, efficaci e propositivi che offrono possibilità di crescita e successo a persone che altrimenti rischierebbero di rimanere indietro. Gocce nell’oceano, che possono tramutarsi in onde e che col loro fare quotidiano sono in grado di fare la differenza. Veronica, così, rende loro un tributo.

Seppure questi studenti un po’ cresciuti desiderino coronare l’ambizione di diplomarsi, lo fanno con poco impegno ed attenzione.

che classeCalogera, che preferisce sostituire il nome forse ereditato dalla nonna con quello più moderno di “Sharon”, è una sguaiata e sgrammaticata youtuber di periferia. Francesca Pausilli, che la interpreta, è una grande giovane attrice ricca di sfumature, che sa far convivere nella sua recitazione una profonda dolcezza e una spiccata spigolosità e durezza, quella riscontrabile in molti giovani insoddisfatti di periferia.

Costantino è uno sfegatato tifoso romanista che lavora nel ristorante del fratello, la pecora nera della famiglia, un uomo sottovalutato e compresso, pronto ad esplodere in cerca di una rivalsa personale. Il bravissimo David Marzullo ci restituisce un ragazzo duro, grezzo, sfrontato, a tratti fastidioso e provocatorio, ma con un cuore grande che aspetta solo di essere liberato per esprimersi.

Liubotchka è un’ odontotecnica russa che in Italia non vede riconosciuti i suoi titoli ed è costretta a lavorare come badante. Patrizia Casagrande è una grandissima interprete di ruoli drammatici, mi ha stupito per la sua bravura in “I “Mohamed” e in “Bang”, e anche se stasera sembra impegnata in un ruolo più leggero, in realtà ci trasmette tutta la sofferenza, la rabbia e la chiusura di questa donna straniera che cerca disperatamente di affermare la propria identità.

Alfonso è afflitto dalla sindrome di Asperger e può essere associato a Raymond Babbitt, il tenero e toccante personaggio interpretato da Dustin Hoffman in Rainman. Alessandro Moser in questo difficile ruolo è semplicemente fantastico; non perde neppure per un attimo la caratterizzazione del suo personaggio, mentre ci strappa qualche sorriso di tenerezza, ci tocca e ci commuove profondamente. A stento ho trattenuto le lacrime. Un altro attore che seguo da tempo, un altro marchio doc di questa scuderia attoriale. Semplicemente grande.

Poi troviamo una figura di disturbo, che sembra stonare con il resto della combriccola; simpatica ma surreale, sembra innestata di prepotenza, una forzatura della sceneggiatura… un altro tocco d’artista di Veronica. È il mago Buranza, un intrattenitore, mimo, artista un po’ impacciato e clownesco. Un personaggio volutamente fuori dal coro che cerca di prendere posto nella commedia, di intromettersi in questa realtà sociale da cui pare avulso. A mio avviso rappresenta il diverso per antonomasia, è il rappresentante dei diversi. A piccoli passi diventa parte integrante del gruppo. Antonio è delicatamente invadente, simpatico e dolce, una sorta di icona della diversità.

Tutti i personaggi magicamente riescono a farci vivere, nello spazio di due atti, una valanga di forti emozioni. Quella di Veronica è pura poesia, quella del cast una potente sinergia espressiva che ne materializza l’essenza suscitando tante forti emozioni nello spettatore che si diverte e in alcuni momenti versa qualche lacrima.

Pietro De Silva alla regia ha dato il suo palpabile ed inconfondibile contributo, esaltando passaggi cruciali e personaggi.

Uno spettacolo da vedere.

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