Casa dei Cavalieri di Rodi Roma

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Il palazzo si affaccia e in parte si appoggia sulle antiche strutture del Foro di Augusto. L’entrata al complesso è proprio davanti al Palazzo del marchese del Grillo, personaggio reso famoso dall’omonimo film interpretato da Alberto Sordi.

Il nome Foro di S. Basilio invece, fa riferimento ai primi insediamenti medioevali nel Foro augusteo, dove sorgeva la chiesa dedicata a San Basilio e al suo monastero, entrambi risalenti al IX secolo. I monaci basiliani sfruttarono per edificare il luogo di culto, i resti del tempio di Marte Ultore (vendicatore) e un’esedra del Foro.

Il monastero privo di aperture nel muro, si addossava a strutture della Suburra, il quartiere popolare e malfamato che si estendeva a ridosso dell’attuale via Cavour. Successivamente il pavimento della chiesa venne abbassato raggiungendo il livello del pavimento antico e così venne praticata un’apertura per consentire l’accesso sulla strada.

La chiesa era dotata di un campanile, abbattuto per problemi strutturali nel 1838. Questo era stato costruito sull’architrave che univa le tre colonne del tempio rimaste in piedi e in parte sulla muratura della cella templare di Marte.

Dal XII secolo la chiesa e il monastero passarono agli Ospitalieri o Gerosolimitani o Cavalieri di San Giovanni d’Acri o di Gerusalemme. Poi diventati Cavalieri di Rodi ed in fine di Malta.

Dopo lo scioglimento dei Cavalieri Templari, gli Ospitalieri ne ereditarono parte delle proprietà e nel 1312 l’Ordine si stabilì definitivamente a San Basilio, utilizzando il monastero come loro sede.

In un inventario redatto nel 1334, tra le proprietà dei Cavalieri, risultano diversi fondi rustici, 3 farmacie e 23 case, tutte site tra la Torre de’ Conti e la Torre delle Milizie. La scelta delle proprietà da acquisire, cadeva sempre quando era possibile, in prossimità del nucleo centrale o sede, una mentalità ereditata con la realtà delle fortezze, quando tutto doveva essere a portata di mano, sotto controllo e agevolmente difendibile.

La struttura fu modificata quando al Priore dell’Ordine Giovanni Battista Orsini fu affiancato l’ amministratore Marco Barbo, cardinal nipote del papa veneziano Paolo II Barbo. Il cardinale tra il 1467 e il 1470 ristrutturò l’edificio dandogli l’ aspetto odierno.

La nuova costruzione riutilizzò come sempre strutture preesistenti tra cui la terrazza domizianea. L’edificio antico corrispondeva alla facciata del priorato verso Campo Carleo, dove c’era una fontana monumentale alimentata dall’acquedotto Marcio, che poi portava l’acqua al Campidoglio grazie ad un ingegnoso sistema di vasi comunicanti. Probabilmente l’acquedotto non venne mai terminato e dunque fu inglobato nel portico orientale del Foro di Traiano.

I lavori furono realizzati contemporaneamente a quelli per l’edificazione del vicino palazzo Barbo. L’opera seguiva il gusto Quattrocentesco che si nota nelle finestre, simili a quelle poste su Campo Carleo o di Palazzo Venezia. Nella grande Loggia le pareti erano riccamente affrescate con immagini di giardini oggi quasi completamente perdute.

Con la perdita dell’isola di Rodi nel 1522 conquistata dai turchi, il potere dei Cavalieri si ridusse sensibilmente, così come le loro proprietà romane. I priori non furono più scelti tra i cavalieri e il Priorato divenne una Commenda cardinalizia che incamerò tutti i loro beni rimasti. Così nel 1566, Barbo, il cardinal nepote di Pio V, Michele Bonelli detto l’Alessandrino, trasferì la sede del Priorato all’Aventino (quello posto davanti alla chiesa di Sant’Anselmo, famoso perché dal buco della serratura si vede ben inquadrata la cupola di San Pietro), iniziando nella zona del Foro di Augusto una vasta operazione immobiliare.

Bonificando i pantani che l’occupavano, creò un quartiere che si estendeva dal muro della Suburra alle pendici del Campidoglio e che prese il nome di Alessandrino, poi trasferito durante il fascismo nella zona di Centocelle con tutti i suoi abitanti.

rodiPio V insediò nell’antico priorato un convento di suore domenicane Neofite, così dette per la loro missione, quella di convertire al cattolicesimo le fanciulle ebree.

Le suore ampliarono e riedificarono la chiesa all’Annunziata. Tamponarono inoltre gli archi della grande loggia verso il foro ricavandone due piani per i dormitori. Di queste modifiche restano evidenti le tracce, verso i Fori nei segni d’appoggio dei tetti al grande muro della Suburra, e verso via Tor de’ Conti nelle finestre e nei portali che vi furono ricavati. Le suore qui fabbricavano il sapone, tanto che ancora oggi nella cappella Palatina si vedono i segni lasciati dal grasso che bolliva e che evaporando ha scurito le parti più alte delle arcate.

Le suore restarono qui fino al 1924, anno in cui furono trasferite nel nuovo convento a San Martino ai Monti.

All’ingresso della struttura si incontra la Cappella Palatina, costruita sui resti di una domus romana. La chiesa ha tre navate ed è arredata con banchi ed inginocchiatoi che riportano la croce di Malta. Una piccola statua posta su un basamento sulla destra dell’ entrata è quella di San Giovanni, patrono dell’Ordine.

In fondo, in una nicchia, coperti parzialmente da un busto di San Giovanni, ci sono degli affreschi che ritraggono dei cavalieri con abiti trecenteschi e una Madonna con il bambino insieme ad altri personaggi. Il dipinto è in parte rovinato. Più in basso, sotto le figure, sono dipinti degli scudi araldici appartenenti a menti dell’ordine.

Salendo incontriamo la Sala della Bandiere, che conserva le bandiere delle Lingue (Nazioni) che compongono l’ Ordine. Sulla parete sono dipinte delle mappe geografiche che riproducono l’Europa e le isole di Rodi e Malta con sopra raffigurati tutti i possedimenti dell’Ordine.

Si entra da qui in un’altra stanza, è la Loggetta o Sala delle Cariatidi. Questa conserva un affresco attribuito a Sebastiano Del Piombo, che ritrae una Deposizione con Cristo in croce e il volto di due figure che pregano ai suoi piedi, identificabili nella Madonna e in San Giovanni. Su un imponente camino al lato della stanza, troviamo un dipinto monocromatico che riproduce il porto di Rodi. Di fronte due Cariatidi ad altezza naturale sembrano fare la guardia alla testa di Giove Ammone posta al centro. Si tratta di una ricostruzione del fregio del portico del Foro di Augusto.

Si accede poi finalmente alla magnifica terrazza che si affaccia sui Fori. Da qui si può godere un bel panorama di Roma. La terrazza era maestosamente affrescata e riproponeva un giardino ricco di alberi, anche se protetto da un bel soffitto in legno, oggi i dipinti sono praticamente scomparsi. Sull’affaccio ci sono delle colonne che compongono il loggiato gotico.

È possibile visitare il sito autonomamente, ma è consigliabile farlo con una guida, perché all’interno non ci sono pannelli informativi e poche sono le notizie che si trovano in rete. Per prenotazioni, orari e informazioni consultare il sito della Sovraintendenza capitolina.

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