TEATROVID-19 (non solo teatro)
Cinema Nuovo Aquila
Luciano Bianciardi è stato uno scrittore, giornalista, traduttore, attivista e critico. Nell’immediato dopoguerra collabora con numerose riviste quotidiani e case editrici. È stato un osservatore attento dei costumi sociali dell’Italia durante il boom economico post bellico. Arruolato durante la Seconda Guerra, dopo l’armistizio entrò a far parte di un reparto britannico come interprete.
Nel 1945 si iscrisse al Partito d’Azione, si laureò in filosofia nel 1948. Vivamente interessato alle lotte operaie, soprattutto nella zona del grossetano, appoggiò le rivendicazioni dei minatori della Maremma denunciandone le condizioni di vita. Le sue prime opere risalgono al 1955. Collaborò con note testate giornalistiche e scrisse numerosi romanzi. Vasta è la sua bibliografia.
Il cortometraggio “La vita arida” nasce grazie al produttore Alain Redaelli, persona affabile e cordiale con cui ho avuto modo di scambiare commenti e pareri a fine proiezione, e allo scrittore Stefano Adami, attento e appassionato studioso di Bianciardi: in occasione del centenario della sua nascita, hanno voluto omaggiarlo, ricordarlo e presentarlo a chi non lo conosceva.
Il cortometraggio nasce con l’idea di creare un virtuale incontro con questo scrittore, un Bianciardi realistico impersonato da Pietro De Silva, che con la sua capacità attoriale ne mostra il carattere e le idee con cui avrebbe voluto risvegliare le coscienze e cambiare il mondo. Forse Bianciardi non c’è riuscito, ma la sua opera di pensatore rimane ancora oggi come una piccola scheggia fastidiosa, che ne chiama a sé altre per minare quella società che da solo non è riuscito a cambiare.
Nella pellicola “La vita arida” troviamo Luciano Bianciardi ad una festa dove, completamente ubriaco, manifesta in maniera molesta il suo pensiero contro i benpensanti della borghesia lì presenti. Lo scrittore era conosciuto come grande bevitore, ma quello che dice ebbro di alcol rappresenta né più né meno il suo pensiero. Verrà cacciato in malo modo da Pino Quartullo nei panni del giornalista Giorgio Bocca. Bianciardi continuerà poi a girovagare per la città incontrando un gruppo di giovani perdigiorno, quelli che per lui rappresentano il futuro ma che trova già corrotti dalla società e che cerca di redimere.
Promette loro tutte le sue ricchezze se solo lo seguiranno in una sorta di sfida o viaggio atto a sensibilizzarli e a farli crescere intellettualmente. La ricchezza che non dovrebbero lasciarsi scappare sta nella cultura e nel pensiero di questo uomo straordinario. I ragazzi, persi nella loro mediocrità, turlupineranno lo scrittore sottraendogli quel poco che ha, senza rendersi conto di quanto avrebbero potuto guadagnare attraverso la sua esperienza. L’analogia con la nostra società è tristemente chiara: la scelta dei beni materiali, del guadagno immediato a dispetto di una crescita interna e di un’evoluzione personale. La mediocrità.
Bianciardi, a mio parere, va visto come un poeta maledetto, un precursore di tempi che ancora non sono arrivati, un’anima dannata solo perché non riesce a concretizzare il suo pensiero e a trovare persone come lui.
Lo ritroveremo semisvenuto su una piazza dopo l’ennesima delusione, come ridestato da un sogno, coperto da una polvere che sembra quella del tempo, la stessa che troveremmo su un libro ricco di sapere ma dimenticato su una mensola. Bianciardi si risveglia in una Grosseto moderna tra l’indifferenza dei passanti, dimenticato, ignorato. Forse quella che vediamo è solo la sua essenza, il suo fantasma che si aggira in cerca di pace per la città. Una città che lo ha snobbato, trascurato, ignorato, forse per timore del suo pensiero così rivoluzionario e drastico ma terribilmente attuale. Ci appare allora come quel libro impolverato, che pieno di sapere attende ancora di essere sfogliato. Un uomo introspettivo, sprecato per i nostri tempi e che trova come risposta alla sua esistenza l’autodistruzione, l’annichilimento attraverso l’alcol.
La serata è stata presentata molto simpaticamente dal valido Daniele Coscarella, un bravo attore, regista e conduttore, che oltre al film, ha presentato e fatto domande agli attori presenti, al produttore e al regista; i quali hanno cosi raccontato aneddoti e alcune curiosità sulla vita di Biancardi, ma soprattutto alcune chicche sulla realizzazione del cortometraggio, svelando interessanti retroscena.
Il lavoro è stato diretto dal giovane Lorenzo Antonioni, apprezzato e riconosciuto regista dall’occhio attento e dalla grande sensibilità artistica, che nei trenta minuti di riprese ha riempito la pellicola di scorci suggestivi e di inquadrature ricche di poesia. Il cast è composto da cavalli di razza come Pietro De Silva nel ruolo di Bianciardi, Pino Quartullo, in quello del giornalista
Giorgio Bocca (due attori che apprezzo e che seguo da sempre sullo schermo come al teatro); poi Anna Pittureri nel ruolo di Ada, e i giovani Giulia Vannini e Giovanni Marra (altro promettente attore che ho visto spesso impegnato sul palco e ora anche sullo schermo).
Nella produzione sono stati coinvolti altri giovani professionisti del cinema, molti dei quali proprio grossetani. La direzione della produzione è stata curata da Francesca Papini, tutti i costumi sono di Laura Ciampini, mentre le scenografie di David Amodeo. Alle riprese Andrea Stefanini di Studio Arcobaleno, mentre la presa diretta è di Alessandro La Spina; la colonna sonora di Loft Studio dell’ingegnere del suono Enea Bardi, società di produzione Reeload Production, di Alain Redaelli.
Il trailer
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