World Friendship Day, un italiano su 2 prepara cocktail con gli amici nel segno dell’amicizia e della condivisione

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Sulla scia dell’House Bartending, la tendenza d’Oltreoceano legata al mondo della mixability, sempre più italiani, vestendo per una sera i panni del bartender, si cimentano nella preparazione di drink fra le mura di casa, in compagnia di amici.

Da un post con al centro dei cocktail a un altro con protagonisti i finger foods, passando per un selfie con gli amici di sempre: l’aperitivo, che su Instagram può contare su oltre 3,5 milioni di hashtag, si conferma “Re dei Social” e, ultimamente, entra anche fra le mura domestiche. Più di 4 italiani su 10 (44%), infatti, lo fa perché “mi piace creare un drink per la mia famiglia e gli amici” e poiché “si può fare in condivisione” (49%), con una persona che si occupa di tagliare la frutta fresca (32%) e un’altra che si dedica ai finger food (14%). E perché non riunirsi con coloro a cui si vuole più bene in un’occasione speciale come la Giornata Mondiale dell’Amicizia del 30 luglio? Dal parere degli esperti agli esempi di celebrities del calibro di Taylor Swift e le sorelle Kardashian: oggi i drink si preparano in compagnia, a casa, rinsaldando i valori dell’amicizia e della condivisione.

E’ quanto emerge da uno studio di Sanbittèr Aperitivo Cool Hunting, osservatorio sulle nuove tendenze in materia di drink e mixability, condotto con metodologia WOA (Web Opinion Analysis) attraverso un monitoraggio su circa 2.000 italiani – uomini e donne di età compresa fra i 20 e i 60 anni – e su oltre 150 fonti fra testate, magazine, portali, blog e community lifestyle internazionali in occasione della Giornata Mondiale dell’Amicizia.

Fu il medico greco Ippocrate, nel V secolo a.C., a scoprire che per alleviare i disturbi di inappetenza bastava somministrare ai propri pazienti una bevanda dal sapore amaro, a base di vino bianco. Da qui la tendenza del consumo di alcol durante questo momento, che verrà in seguito ripresa, nel 1786 a Torino, da Antonio Benedetto Carpano. Nella sua bottega di piazza Castello cominciò infatti a produrre un vino bianco aromatizzato con erbe e spezie, il vermouth, che divenne così la base dei cocktail più famosi. Anno dopo anno, la sperimentazione in questo campo portò a una costante evoluzione delle tecniche di miscelazione e nella ricerca di nuovi abbinamenti. Nei grandi hotel americani, così, nacquero le prime figure di bartender e subito dopo, grazie a Jerry Thomas, accostando all’arte della mixability quella delle tecniche acrobatiche, il flair bartending.

Perché preparare i cocktail a casa? Più di un italiano su 2 (56%) lo fa in quanto “sono una persona creativa e così posso dare sfogo alla mia fantasia”. Il 49%, invece, dichiara che “è una cosa che si può fare in condivisione”, mentre più di 4 su 10 (44%) poiché “mi è sempre piaciuto creare un drink per la famiglia o gli amici”. Il 38% degli intervistati sostiene che sia “un modo semplice e divertente per risparmiare” e, infine, il 28% lo fa per provare un’esperienza diversa dal solito, come può essere quella del vestire i panni del bartender.

Quali persone vengono coinvolte per la preparazione dei cocktail? Quasi un italiano su 2 (48%) confessa di creare i drink in compagnia dei propri amici, mentre il 33% sceglie la propria famiglia. Il 15% degli intervistati, invece, dichiara che “mi piace preparare un cocktail assieme al mio partner”, mentre soltanto il 4% lo fa assieme ai colleghi, dopo una giornata passata in ufficio.

“Troppo spesso offuscato dall’anglofonismo ‘Happy Hour’ – dichiara Lucio Meglio, Docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale – il rito dell’aperitivo è un momento irrinunciabile per milioni di italiani, che vogliono così trascorrere una pausa di relax con i propri amici. L’aperitivo, quindi, ha una forte valenza sociale poiché consente di chiudere la lunga giornata lavorativa all’insegna di sfizi e di vizi. In questo modo si permette di scaricare la tensione accumulata durante il lavoro, a vantaggio della vita sociale. Ciò che in passato si faceva nei giorni di festa, con pranzi o cene in compagnia degli affetti, oggi lo si riesce a compiere nel momento dell’uscita dal luogo di lavoro o in altre occasioni. Le location dell’aperitivo sono quegli spazi dove costruire e rinsaldare le relazioni sociali con i gruppi dei pari che, in una società sempre più frenetica, vengono meno”.

Che cosa piace fare di più durante la preparazione? Un italiano su 3 (32%) pensa alle decorazioni, in quanto “mi piace tagliare la frutta fresca di stagione e disporla in maniera creativa sul cocktail”. Il 24% degli intervistati, invece, si diverte prendendo in mano lo shaker e iniziando ad agitare come un vero barman, improvvisando anche dei voli acrobatici come i professionisti. Un italiano su 5 (22%) si occupa del dosaggio degli ingredienti “perché sono una persona attenta e precisa e voglio che il tutto sia fatto a regola d’arte, come nei locali più alla moda”. Il 14% del campione, inoltre, si dedica all’ “attività parallela” della preparazione dei finger food, mentre il restante 8% si diletta nel versare l’acqua nella macchina del ghiaccio o nelle formine per preparare i cubetti da mettere nel bicchiere.

Quali sono i tipi di cocktail preferiti? Il 42% degli intervistati adora “preparare dei drink analcolici, che siano al tempo stesso dolci e freschi, visto il caldo estivo”. Poco meno di un italiano su 4 (39%) si dedica alla realizzazione di “grandi classici, come per esempio il Moscow Mule, il Bellini, oppure il Margarita”. Un italiano su 5 (19%) si cimenta invece nella creazione di cocktail più “elaborati” come il Mojito o l’Old Fashioned.

Quella dell’House bartending, inoltre, è una tendenza internazionale consolidata anche nel mondo delle celebrities hollywoodiane. In occasione del suo 35° compleanno, come riporta People, Justin Timberlake ha ricevuto da Eddy Buckingham, suo mixologist personale, un drink dal nome “Three Five” che si ottiene shakerando la tequila con amari all’arancia, cognac, succo di limone e sciroppo d’agave e che può essere facilmente replicato a casa. L’ex star di Friends Jennifer Aniston, invece, in occasione di un’intervista a Yahoo del 2015, ha dichiarato che l’allora suo marito Justin Theroux aveva la ricetta per un “perfetto Margarita”: “pura tequila, succo di lime e una spruzzata di triple sec”. Kim Kardashian, invece, secondo quanto si può leggere su Supercall.com, ogni tanto si lascia tentare dal White Russian nel bar della casa di sua sorella Kloe.

Il decalogo dell’House Bartending all’insegna della Giornata Mondiale dell’Amicizia

1) Condividere. Sorseggiare un cocktail preparato assieme ai propri amici o famigliari rende il drink ancora più piacevole;

2) Brindare. Che sia un aperitivo o un dopocena non importa: è sempre il momento giusto per alzare i bicchieri al cielo festeggiando nel migliore dei modi una ricorrenza speciale;

3) Sperimentare. Provare nuovi accostamenti, ricercare dei gusti particolari e ricordarsi di non esagerare con le parti alcoliche;

4) Mixare. Ovvero miscelare in maniera corretta ogni tipo di ingrediente: dalle bevande senza alcol a quelle con, passando per i succhi;

5) Shakerare. Un’azione che semplifica il lavoro di mescolazione dei vari ingredienti, ottenendo così un drink “da vero bartender”;

6) Dosare. Rispettare la ricetta di un determinato cocktail, cercando di equilibrare le parti alcoliche da quelle analcoliche, tenendo conto anche della presenza dei cubetti di ghiaccio;

7) Pestare. Certi drink richiedono il pestaggio degli ingredienti: per realizzare un’ottima Caipiroska, ad esempio, è opportuno che il lime e lo zucchero siano pestati contemporaneamente;

8) Guarnire. Una fetta di arancia, lo zest del limone, ma anche un’oliva o della frutta esotica: prima di coinvolgere il gusto, infatti, un buon cocktail deve “catturare” la vista;

9) Girare. Anche un atto semplice come il girare velocemente un drink con un barspoon è importante: tale gesto, infatti, andrà a incidere sul mix finale degli ingredienti utilizzati;

10) Abbinare. Un cocktail, in base ai gusti delle persone, può essere abbinato a qualsiasi piatto: da un primo a un secondo, ma anche ai finger food, creando così vari accostamenti di sapori;

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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