Alle prove con “Ben Hur, una storia di ordinaria periferia” di Gianni Clementi

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Le prove e l’intervista

esclusiva

In un teatro in zona Villa Gordiani stanno facendo le prove di uno spettacolo che andrà in scena il 23 febbraio al Teatro 7 Off. Si tratta di “Ben Hur, una storia di ordinaria periferia”. Dopo aver concordato l’ appuntamento con la deliziosa Elisa Fantinel che si occupa dell’ufficio stampa, seguendo le sue indicazioni entro e immediatamente scorgo sul palco Andrea Perrozzi, Alessandro Salvatori ed Elisabetta Tulli mentre provano una scena sotto l’occhio vigile della regista Vanessa Gasbarri. Vicino a lei c’è una mia vecchia conoscenza, la bravissima attrice Claudia Ferri che è qui di supporto ai nostri come aiuto regia.

Mettono a punto movimenti, tonalità della voce, disposizione nello spazi, tutte cose che noi del pubblico vedremo già ben organizzate e perfettamente sincronizzate in scena; ma pochi sanno o immaginano quanto lavoro certosino ci sia dietro alla preparazione di uno spettacolo… Ore e giorni di prove affinché il meccanismo funzioni alla perfezione per soddisfare il pubblico che lo andrà a vedere.

A volte una scena, ma anche una semplice battuta, viene ripetuta più e più volte perché una frase o una singola parola spicchi o colpisca più delle altre, in maniera che arrivi efficacemente al pubblico.

Mi sento un fortunato, in questo, perché ho l’opportunità di vedere la gestazione di uno spettacolo a pochi giorni dalla prima, alla quale sicuramente presenzierò anche perché conosco molto bene Alessandro ed Andrea, una vincente coppia da palcoscenico di cui non perdo mai uno spettacolo.

Stasera ho avuto anche l’opportunità e la fortuna di conoscere Elisabetta e già dopo poche battute ho capito perché questa ragazza è entrata a far parte del cast. Qualche gesto, poche frasi e immediatamente sono spiccate le sue doti di attrice. E siamo ancora alle prove! Immaginate dopo lo strenuo lavoro di preparazione cosa potrà venirne fuori! Già con quel poco che ho visto, ho capito il carattere dei personaggi e ho già riso delle loro battute…

Non voglio neanche immaginare cosa accadrà tra pochi giorni, cosa questi tre riusciranno a combinare sul palco, soprattutto quando indosseranno i loro costumi di scena, visto che stasera erano tutti imbacuccati come pupazzi di neve per la temperatura fredda di questo teatro!

È molto interessante vedere come si sviluppa una scena mentre i nostri sfogliano il copione ripassando le battute, cercando di farle funzionare nel miglior modo possibile, spostando oggetti, guardandosi al momento giusto mentre Vanessa in sala, dietro un PC, dà suggerimenti e direttive con professionalità.

Mentre le pagine dei copioni girano scorgo appunti, sottolineature e annotazioni atte a migliorare ogni minuzia. La stessa scena viene ripetuta più volte e ogni volta si impreziosisce di qualcosa in più che la rende sempre più scorrevole ed efficace. Devo dire che questa esperienza, oltre che interessante, è molto affascinante. I ragazzi si impegnano, a volte ridono delle loro battute, si correggono da soli o sono aiutati da Vanessa, sfogliano il copione alla ricerca della giusta parola, modificano un entrata, mutano la loro espressione, giocano con il timbro di voce. Ecco come lavora un attore, ecco a cosa serve un regista. Ora devo solo attendere il 23 febbraio e andare al Teatro 7 Off. Che dite? Venite anche voi?

Andrea Perrozzi ed Alessandro Salvatori, insieme a Elisabetta Tulli, diretti da Vanessa Gasbarri, portano in scena “Ben Hur, una storia di ordinaria periferia” di Gianni Clementi; interpretato con successo per molti anni da Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De Vito.

Siamo a Roma, tre personaggi: Sergio, Maria e Milan. I tre cercano di sopravvivere in un mondo che scansa i deboli reietti come loro che, tra una risata e una lacrima, ci racconteranno le loro vite.

Sergio, ipocondriaco e furbetto (Andrea Perrozzi), è uno stuntman caduto in disgrazia, infortunato e in attesa di un risarcimento, che per sbarcare il lunario si trova costretto a posare, nei panni di un antico centurione romano, per i turisti in visita al Colosseo. Separato con figli e senza denaro chiede aiuto a sua sorella Maria, depressa e disillusa, interpretata da Elisabetta Tulli.

Anche lei separata, per arrotondare gli spiccioli del fratello, lavora in una chat erotica. Si unisce a loro Milan, un eclettico ingegnere bielorusso, interpretato da Alessandro Salvatori che per riuscire a mandare i soldi alla sua famiglia, si arrangia a fare di tutto, anche e non solo a sostituire Sergio nel ruolo di centurione.

Questa pièce delicata ed ironica è un regalo dell’autore ad attori e registi che si impegnano a lavorare su temi e qualità. La commedia è ispirata dalla commedia all’italiana che alterna momenti tragici a quelli comici.

Due disgraziati della periferia romana e un extracomunitario uniscono le loro forze e con le loro capacità e volontà cercano di sopravvivere e vincere la sfortuna che li attanaglia. i nostri tre al motto “l’unione fa la forza” si uniranno in una comica associazione a delinquere escogitando un sistema per campare, al contempo affronteranno con delicatezza temi importanti ed attuali come: dell’immigrazione, il razzismo, la solitudine e la miseria.

ben hurAlessandro e Andrea: Ragazzi… mi dite perché avete scelto questo spettacolo?

Abbiamo sempre cercato di scegliere testi di teatro contemporaneo, testi che raccontassero storie da una prospettiva moderna rispetto a problemi che riguardano l’essere umano come la tematica dell’essere padre, la precarietà lavorativa, l’immigrazione. A volte siamo riusciti, con uno sguardo al passato, a proiettarci nel futuro con un testo sempre di Gianni Clementi dal titolo Clandestini. In generale, comunque, abbiamo sempre sentito l’esigenza di portare in scena storie radicate all’attualità.

Ben Hur ci piace pensare che sia un testo che ci ha scelto. Perchè la scelta di un copione così poetico, attuale, profondo e totalizzante è molto semplice, in questo non ci sentiamo speciali. Crediamo che qualunque attore che legge un testo così sogna di poterlo interpretare. Questa è la nostra occasione per fare qualcosa di importante da un punto di vista teatrale rispetto a quello che è il nostro percorso insieme.

Alessandro e Andrea: Gianni Clementi vi ha dato l’opportunità di portare in scena un suo testo storico…

Dopo l’esperienza con un altro testo di Clementi, Clandestini, con Marco Cavallaro e Antonia Renzella e la regia di Vanessa Gasbarri, in cui si affrontava il tema dell’immigrazione emozionante e divertente, stavolta si tratta di un testo che narra degli ultimi: racconta della periferia romana, della vita condotta tra un lavoro saltuario e trovare un espediente per sopravvivere, e approfittare delle occasioni che la vita ci offre anche montando sulle spalle di qualcun’altro per arrivare a prendere qualcosa che pensiamo di esserci meritati.

Non possiamo che dire grazie a Gianni e sinceramente sentiamo una grande responsabilità nel portare in scena qualcosa che ha un valore assoluto.

Alessandro e Andrea: Non avete timore di essere messi a confronto con chi prima di voi ha portato in scena questo spettacolo?

Si ha paura ogni volta che si sale sul palcoscenico, stavolta sentiamo un senso di responsabilità e di rispetto maggiori per un testo che è stato così ben interpretato per molti anni da una coppia così ben assortita e affiatata come Nicola Pistoia e Paolo Triestino. Più che timore reverenziale è una forma di rispetto verso qualcosa che il pubblico riconosce come un vero cult.

Andrea e Alessandro, siete una coppia ormai rodata sulle scene, cosa pensate l’uno dell’altro?

Senza dubbio siamo una coppia rodata e abbiamo voglia di esserlo ancora. Scegliersi l’un l’altro come coppia in scena equivale quasi ad essere innamorati…con i nostri difetti, le nostre differenze e tutti i meccanismi di una vera e propria coppia. Ma c’è di più: siamo talmente un coppia consolidata che le nostre fidanzate, quando non ci trovano, chiamano l’altro, come se fosse l’amante! È una sorta di innamoramento dal punto di vista artistico ed è la scintilla che ci fa stare ancora in scena insieme, senza questa scintilla non saremmo qui dopo tanti hanni.

Andrea e Alessandro: Elisabetta è la vostra compagna di viaggio…

Una compagna di viaggio che risale sul nostro carrozzone: Elisabetta ha realizzato con Andrea molti progetti e tutti e tre insieme abbiamo portato in scena lo storico spettacolo Trasteverini. È l’autrice del nostro primo spettacolo insieme: In Due Sotto A ’Na Finestra. È una donna con cui abbiamo avuto sempre una complicità forte e un’ironia molto simile. Elisabetta è il nostro collante perfetto perché è molto divertente, profonda e sensibile allo stesso tempo. È una donna monolitica e con la forza di una donna d’altri tempi.

E Invece Elisabetta, ci dici qualcosa su di te?

Conosco Alessandro e Andrea da molti anni, insieme a loro faccio parte del cast originale di Trasteverini, per loro ho scritto In due sotto a ‘na finestra e anche l’ultimo spettacolo di Andrea Se io fossi un angelo. Oltre a scrivere per il teatro, ho consolidato la mia carriera con musical di successo: Sister Act, Billy Elliot, The Full monty e Mamma mia! interpretando il ruolo di Rosie in tutti i più importanti teatri italiani. A pensarci bene: togliere la tutina degli Abba per indossare i panni di Maria è una grande emozione, è il bello del mio mestiere.

Elisabetta: Com’è lavorare con questi due grandi e folli artisti?

Non condividevamo il palco da diversi anni, ma devo dire che ritrovarci è stato molto familiare, comodo. Ci compensiamo, ci capiamo al volo e ridiamo moltissimo.

A tutti e quattro: Quale messaggio volete dare attraverso questo spettacolo?

E – Per me questo spettacolo, sia per il testo di Clementi che per l’accurata regia della Gasbarri, rivela tra le irresistibili risate, la fragilità umana nascosta nella quotidianità.

V – Non c’è un vero messaggio in questo spettacolo ma c’è un’esperienza da fare e da percorrere insieme. Il messaggio che sempre si dà a teatro è quello di dimostrare di essere una compagnia che lavora onestamente, in modo aperto, chiaro e pulito e che si dedica con passione e dedizione al lavoro dell’attore, del regista e dell’autore. L’autore in questo caso ci ha donato un testo molto affascinante e ha reso più divertente il nostro lavoro e la nostra volontà di scoprire i personaggi e di scoprire la direzione in cui un testo può portarti. Il messaggio si svela attraverso i personaggi, le battute, che ti fanno capire dove sei, quello che stai dicendo, come e perché. Sono i rapporti che si costruiscono che rivelano la direzione che andrai a percorrere.

Andrea e Alessandro: Sentiamo che tutti noi stiamo remando verso un’unica direzione, sperando sia quella giusta. Il messaggio sarà l’emozione che il pubblico si porterà nel cuore alla fine dello spettacolo, sperando che questa emozione accompagni ognuno di loro per un po’.

Vanessa, qual è il taglio registico che hai scelto di utilizzare?

È più una cifra stilistica. Io amo il lavoro a tavolino: amo sedermi con l’attore con il copione davanti e interrogarmi su tutto ciò che è possibile fare.

Costruire una grande carta d’identità del personaggio assieme all’attore, creare una sua storia precedente che magari non vediamo sul palco ma che servono a noi per stabilire i puntelli nei quali l’attore può muoversi all’interno del personaggio che sta creando. Quali sono i rapporti che ha con gli altri personaggi, quali sono i punti d’arrivo o di cambiamento del personaggio.

Una volta che il lavoro a tavolino è stato fatto in modo attento e certosino poi è molto più semplice costruire lo spettacolo in maniera tridimensionale avendo a che fare con la scena e con i movimenti, perché tutti abbiamo chiari i personaggi e tutto diventa più naturale e non può che andare nella direzione giusta. È una cifra stilistica poetica, attenta alle pause, agli sguardi, al non detto.

Quello che più mi affascina nel testi di Gianni è cercare di portare in scena come se fossero battute vere e proprie i silenzi e gli spazi vuoti che ci sono tra una parola e l’altra. È in quello spazio che si cela il luogo di intervento della regia.

A tutti e quattro: Cosa vi aspettate da questo spettacolo?

Elisabetta – Mi aspetto di regalare ogni sera tutto il mondo che abbiamo costruito in prova perchè è profondo e sorprendente: un gran bel teatro!

Vanessa – Mi aspetto di vedere uscire un pubblico contento, soddisfatto, divertito, commosso. Vorrei che il pubblico facesse un’esperienza emotiva facendo anche qualche profonda riflessione tra le risate. Riuscire ad emozionare facendo ridere mi darebbe molta soddisfazione.

Alessandro e Andrea: Ci aspettiamo che questa operazione lasci una traccia dentro di noi. Ci piacerebbe molto che questo team di lavoro con personalità molto forti e con le idee molto chiare che si sta mettendo a servizio di un bene più grande che è questo bellissimo copione che Gianni ci ha affidato, si consolidasse giorno dopo giorno.

A tutti e quattro : Perché uno spettatore non può e non deve mancare a Ben Hur?

Elisabetta – Il pubblico non può mancare perché il testo è bello, la regia super e noi saremo bravi se riusciremo a non ridere. Scherzi a parte, veniteci a spiare, non ve ne pentirete.

Alessandro e Andrea: Perché è bello, piacevole, il copione è meraviglioso. I personaggi sono tridimensionali che non possono passare inosservati. Il testo mette a nudo dinamiche dell’essere umano in cui ognuno di noi si può ritrovare. Il pubblico farà il tifo per tutti e tre i personaggi e odierà tutti e tre allo stesso modo. Sono tre sconfitti dalla vita che il destino mette a confronto.

Vanessa – Non si può mancare: c’è un testo bellissimo, tre attori meravigliosi, la regia ha voluto bene al testo, ai personaggi e agli attori quindi vale la pena di venirci a vedere solo per la dedizione che ci abbiamo messo. Venite numerosi vi aspettiamo!

E allora? Ancora lì? Prenotate! Ci vediamo al Teatro 7 Off!

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