Intervista tripla ad Andrea Paolucci, Andrea Prezioso e Luca Cucchetti

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Qualche giorno fa abbiamo partecipato alla presentazione del libro di Andrea Paolucci “Il rave perduto” nella splendida cornice del Lian Club sul Lungotevere

Presenti l’autore, ma anche Luca Cucchetti e Andrea Prezioso che hanno collaborato alla stesura del libro.

C’erano inoltri tanti volti delle notti romane, dai DJ ai frequentatori dei locali negli anni d’oro della capitale. E’ stata una bella occasione per ritrovarsi e per fare qualche riflessione sulla Roma notturna odierna.

Abbiamo avuto modo di scambiare qualche battuta con Andrea Paolucci, Andrea Prezioso e Luca Cucchetti

La prima domanda è: come nasce l’idea di scrivere un libro sui rave?

Andrea Paolucci: Nel 2016 ho scritto un racconto dal titolo “Il rave perduto” su un periodo storico romano ai più sconosciuto, ovvero quando Roma è stata la prima capitale mondiale della techno. Lo ho pubblicato su Rock’n’Read (https://www.rocknread.it/il-rave-perduto) e nel 2020 è apparso su un gruppo facebook dal nome “Vent’anni di Roma by night 1970/1989” dove lo ha letto Andrea Prezioso, uno dei fautori del periodo storico romano sconosciuto ai più, e mi ha proposto di scriverci un libro. Da lì l’idea di un romanzo omonimo al racconto che ho scritto nel 2016.
Luca Cucchetti: E’ nata e partita da Andrea Paolucci.

Perchè a un certo punto il rave, quello genuino (passatemi il termine), è sparito?

Andrea Paolucci: Perché la voce si è sparsa troppo e ha attirato da un lato gli interessi di speculatori lontani dalla passione musicale e dall’altro utenti senza empatia pronti a sfociare frustrazioni e malcontento ai rave.
Andrea Prezioso: E’ sparito in quanto l’offerta si è moltiplicata a discapito della qualità (location in posti fatiscenti, impianti audio inadeguati), ma soprattutto l’atmosfera si era trasformata in una guerriglia urbana senza precedenti.
Luca Cucchetti: Ci vorrebbe un altro libro per spiegarne la scomparsa a Roma,

In cosa consisteva fare un rave, quali erano le caratteristiche che lo rendevano così attraente?

Andrea Paolucci: I rave erano e sono una distrazione fuori dall’ordinario. Rompere l’ordine precostituito delle cose. Uno sfogo primordiale. Un modo sicuro per socializzare. Un raduno eccitante. Una folla che ha deciso di divertirsi senza pensare a nient’altro. Servono dei generosi dj che mettano tanta musica coinvolgente e per tante ore, un poderoso impianto e un muro di casse per diffondere la musica in modo fedele e appassionato.
Andrea Prezioso: Il Rave a Roma nasce come un movimento di rottura sul concetto di discoteca, in quel momento storico a Roma, omologato e stantio, gestito e imposto secondo criteri di costume e musicali troppo tradizionali e poco predisposti al cambiamento che era in atto invece in città come Londra o Manchester.
L’attrazione del Rave si basava sulla proposta musicale differente da quella che trovavi nelle discoteche, nella libertà di esprimersi nel vestirsi senza il dress code della giacca e cravatta imposto nei locali, e nell’utilizzo di impianti audio potenti, questo fino ad un certo momento, poi, con il declino del movimento, tutto defluì verso la normalità.
Luca Cucchetti: L’impianto, la musica, i dj, la libertà, l’avanguardia.

il rave perdutoQuesto libro è ambientato a Roma nell’89, anno che ha rappresentato una svolta anche per accadimenti storici come la caduta del muro di Berlino e la strage di piazza Tienanmen. Quanto hanno influenzato questi avvenimenti il romanzo?

Andrea Paolucci: Tienanmen e il Muro di Berlino sono due catalizzatori fondamentali de “Il rave perduto”, non voglio spoilerare nulla ma posso dire che aiutano a propagare l’energia necessaria che permetta alla techno di diventare la frattura tra il passato austero e analogico e il presente empatico e digitale.
Luca Cucchetti: Il Romanzo non saprei la vita sicuramente ha avuto un grande cambiamento e nella musica si è sentita questa trasformazione.

Come si interfacciano i due protagonisti del romanzo, che sono profondamente diversi tra loro, accomunati dalla passione per il surf?

Andrea Paolucci: I due protagonisti, Tito e Gigi, sono come lo yin e lo yang per la loro situazione familiare, quindi agli opposti. Tito ha una famiglia assolutamente normale mentre quella di Gigi è sfasciata con i genitori divisi e in due città diverse. Amano la musica e sanno cos’è l’amicizia al punto che Tito si fida di Gigi che lo trascina nel mondo incantato della techno, di Centro Suono Rave, dei primi rave romani quando ha appena quindici anni e del surf. Gigi dal canto suo ha finalmente un alleato per le sue avventure adolescenziali in cerca di una stabilità che la famiglia non è in grado di dargli.
Luca Cucchetti: Con la techno che li accumuna sotto tutti gli aspetti.

Come pensate verrà accolto dalla critica questo documento di quegli anni visti con gli occhi di chi li ha vissuti sul campo?

Andrea Paolucci: Abbiamo avuto moltissimi riscontri commoventi. Specialmente perché si racconta di un periodo che chi l’ha vissuto sul campo poteva fino a oggi solo ricordare a voce. Invece ora ha un romanzo storico che inquadra quel periodo. E può gridare “io c’ero!” A quanto ci dicono è fedele a quello che successe al tempo. Per quanto riguarda la critica spero che arrivi anche come romanzo in sé per sé e che evidenzi magari anche tutte le trovate letterarie sparse lungo la trama.
Luca Cucchetti: È stato già accolto molto bene al disopra di ogni mia aspettativa. Il fatto che Andrea Paolucci abbia romanzato quello che viene di solito trattato con dei saggi rende fruibile l’aspetto musicale anche a chi non ha mai avuto predilezione per la musica techno ed evita, ai chiacchieroni da bar, di entrare in merito a fatti storici che molte volte in questi libri vengono travisati o occultati.

E dopo il libro cosa bolle in pentola? Sarebbe bella anche una rappresentazione cinematografica con scenografie sicuramente interessanti.

Andrea Paolucci: Ho scritto il libro mostrando e non raccontando come si chiede quando si scrive un romanzo. Le immagini scorrono sempre insieme alla trama. Questo può diventare un punto di forza se qualcuno si fa avanti per sceneggiarlo e per portarlo in TV o al cinema o, perché no, in un podcast.
Luca Cucchetti: Sarebbe un sogno abbiamo mandato il libro ad alcuni registi e stiamo aspettando. Nel frattempo io vado avanti con la musica per saperne di più… radiodancemusic.com.

Secondo voi in che direzione sta andando la musica oggi e cosa ci dobbiamo aspettare?

Andrea Paolucci: La musica segue l’evoluzione dell’uomo. Oggi regnano i social. E con loro la musica trova un canale da un lato molto comunicativo e da un altro poco espressivo a causa della mancanza di contatto fisico. Bisogna spingere più sui concerti e sulle discoteche. Sui party e sui festival. Dobbiamo rendere i social un mezzo comunicativo per l’espressione dal vivo.
Andrea Prezioso: La musica oggi è in mano ai telefonini e ai social, da lì parte la maggior parte dei brani che poi diventano virali e crossover – la club culture c’è sempre ma trovare posti originali e autentici è molto difficile, ma ce ne sono soprattutto all’estero mi viene in mente il Berghain a Berlino o il Fabric a Londra poi ci sono i festival come il Tomorrow Land e l’Ultra.
Luca Cucchetti: La musica sta vivendo un bel periodo, anche se quasi tutti i media si rivolgono al passato. Non bastano le piccole realtà, che troviamo sul web, a far conoscere la musica bella di questo periodo. È un problema molto grande in quanto la globalizzazione e le nuove piattaforme di streaming, per assurdo, hanno appiattito l’ascolto della musica. E anche qui ci sarebbe da scrivere un libro.

Oggi i club sono veramente diversi da quelli che frequentavamo noi. C’è la tendenza ad unire cibo e ballo con poca attenzione alla musica.

Andrea Paolucci: Per quanto sembri strano da credere, il cibo attiva gli stessi ricettori del sesso. Il piacere, sì proprio quello dannunziano, segue nuovi canali e in fondo anche noi alla fine della serata andavamo a mangiare qualcosa. Cornetti, pizza o caffellatte che fossero. I club dopo la batosta del COVID stanno cercando nuove vie per tornare al centro dell’attenzione. Anche i rave a volte offrono da mangiare. E se vai a un festival, allora lì proprio ce ne sta di tutto da mangiare.
Luca Cucchetti: A Roma c’è sempre stata la cultura der magna più che der balla. All’inizio della mia carriera invitavo il mio padrino alle serate e lui mi rispondeva: “quando farai il cuoco e non il dj ti verrò a trovare”. Non è mai venuto a una mia serata. Per quanto riguarda il cambiamento la ruota gira. Dal 1982, quando è iniziata la mia carriera, ho visto molti cambiamenti sia nel bene che nel male, ma rimango dell’opinione che la musica è (la mia) vita.

Qualche aneddoto durante la stesura di questo libro.

Andrea Paolucci: Innanzitutto ha avuto una gestazione di più di due anni. Andrea Prezioso è stato molto motivante con me per raggiungere l’obiettivo. Era ed è un mio idolo della techno ed è lui che mi ha presentato Luca Cucchetti, altro mio idolo del tempo e di oggi. Quando Andrea mi ha portato da Luca, siamo andati a un locale romano dal nome “Qube” dove dentro l’ascensore del locale Luca mi ha squadrato in silenzio dalla testa ai piedi. Siamo entrati nel suo studio dentro il Qube e lì mi ha detto: “beh, però se ti ha portato Andrea vuol dire che qualcosa vali davvero.” Oggi per fortuna la sua opinione su di me è cambiata…
Andrea Prezioso: gli appuntamenti con Luca, che quando si ricordava, arrivava ore dopo se non giorni dopo.

Come è nata la vostra collaborazione e qual è stato ogni singolo apporto?

Andrea Paolucci: Andrea Prezioso ha la grandissima capacità di creare contatti tra le persone giuste. Luca Cucchetti ha la peculiarità di essere realista, sincero e schietto. Ho intervistato entrambi e grazie alle loro testimonianze è nata la scintilla che ha acceso la miccia della mia creatività per scrivere questo romanzo su una storia di Roma mai raccontata prima.
Luca Cucchetti: La colpa è sempre di Andrea Prezioso che mi ha fatto conoscere Andrea Paolucci e che mi ha fatto parlare per quattro ore del periodo descritto nel libro da cui ha preso spunti per il romanzo e della postfazione unendo i contenuti con quelli di Andrea Prezioso.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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