Montecitorio manifestazione contro la guerra in Armenia

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Roma, 13 ottobre 2020. Questa volta mi trovo a scrivere di un evento che non riguarda uno spettacolo, bensì una manifestazione.

Sono stato invitato a partecipare da due bravissimi artisti armeni, Marine e Sargis Galstyan, una coppia che vive e lavora da anni qui a Roma e che conosco da tempo.

Lei è una bravissima attrice e ballerina lui un coreografo, regista, attore, nonché ballerino.
Sono esperti ballerini di tango e vederli insieme suscita in me sempre delle forti emozioni difficili da descrivere.

Portano con loro il sapore di una terra lontana, che si può intravedere nei loro occhi e che si rispecchia come marchio indelebile e caratteristico sui loro affascinanti ed esotici lineamenti mediorientali, come sulla loro particolare e piacevole inflessione fonetica quando parlano la nostra lingua.

Appartengono ad un popolo dalle profonde radici cristiane, storicamente il primo popolo che ha abbracciato il cristianesimo. Gente che ha subito cento anni fa uno sterminio da parte dei turchi e che ha contato almeno un milione e mezzo di vittime, mentre un mondo distratto non ha visto o non ha voluto vedere.

La Turchia non ha ammesso di aver perpetrato questo genocidio. Un genocidio che si sta per ripetere in questi giorni.

Un attacco turco-azero è cominciato recentemente e a farne le spese sono dei civili inermi di una popolazione notoriamente pacifica. Per non essere di nuovo massacrati stanno cercando di resistere combattendo nella speranza di sopravvivere.

Questa stupenda coppia oggi, ha organizzato insieme alla comunità armena in Italia questo sit in, che più che una protesta a me è suonata come una richiesta di aiuto al popolo italiano ed europeo.
Una richiesta affinché la classe diplomatica italiana ed europea intervengano per fermare un ennesimo inutile sacrificio di vite, l’attacco proditorio di un paese, quello turco di Erdogan, che peraltro appartiene alla Nato e che così facendo infrange sia leggi internazionali che morali.

Interessi economici? Motivi religiosi e razziali? Un conto in sospeso da cento anni?
Oggi questo gruppo di armeni, commossi, emozionati, speranzosi, è qui, supportato dagli amici italiani per informare, per far sapere al mondo quello che accade nella sua terra, una paese di cui ancora sente forte il legame e che, seppur ha lasciato da anni, non ha mai davvero abbandonato perché sempre vivo nel cuore. Lo si vede guardandoli oggi, sentendoli parlare, osservandoli, non è possibile non entrare in empatia con loro e la loro preoccupazione.

Molti gli interventi della nostra classe politica a supporto della manifestazione: Lega, Fratelli d’Italia, Cinque stelle, Gruppo misto, Forza Italia…

Ma anche molti rappresentanti della comunità armena, ormai da anni stanziata qui in Italia.
Tutti i presenti hanno chiesto a gran voce di fermare il massacro.

Ho visto occhi umidi, sentito voci tremanti di commozione parlare della situazione e la loro accorata richiesta di aiuto.
Ho partecipato, ho ascoltato, ho visto e ho provato sensazioni forti. Era giusto esserci ed era giusto appoggiarli, essere con loro, non lasciarli soli, dare voce alle loro richieste.

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