Terminillo, Legambiente “Si al TSM senza nuovi impianti in aree naturali”

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Progetto TSM Terminillo Stazione Montana: per Legambiente, senza nuovi impianti in contesti ora completamente naturali, il TSM2 può rappresentare una chiave di sviluppo sostenibile e destagionalizzazione

“Chiediamo alla Regione le modifiche necessarie al progetto perché si possa procedere alla sua realizzazione: eliminando nuovi impianti in aree ora naturali, per uno sviluppo turistico sostenibile e più efficace della montagna, che tenga conto degli scenari dettati dal cambiamento climatico”

Dopo la presentazione del progetto “Terminillo Stazione Montana 2” è arrivato un primo parere favorevole della Regione con diverse prescrizioni, nello stesso parere vengono bocciati parte dei nuovi impianti di risalita per lo sci, proposti nel versante settentrionale. Legambiente chiede alla Regione di intervenire ulteriormente per escludere tutti i nuovi impianti in aree ora naturali dall’autorizzazione.

“Perché il progetto Terminillo Stazione Montana sia positivo e rappresenti una chiave di sviluppo sostenibile e destagionalizzazione intelligente, la Regione elimini nuovi impianti previsti in aree ora naturali e si parta velocemente con la rigenerazione della montagna – dichiarano Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Gabriele Zanin presidente del circolo Legambiente Centro Italia di Rieti -.

Solo così si garantisce un avvio rapido dell’opera a partire anche dalla riqualificazione dei vecchi impianti sciistici.

Non ne servono di nuovi, perché rappresenterebbero investimenti in palese contrasto con gli effetti dei cambiamenti climatici e la riduzione della nevosità certificata dal Centro Studi Appenninico del Terminillo ‘Carlo Jucci’, e non porterebbero alcun beneficio economico o valore aggiunto per lo sviluppo turistico nell’area.

Inoltre impatterebbero in maniera evidente e pesante su un sito protetto della rete europea “Natura 2000” con conseguenze importanti sulla biodiversità di tutta l’area.

Fare nuove piste che interessano aree protette (che peraltro ancora oggi non hanno una governance definita che aspettiamo da decenni) non si può.

Per questo, prima che si avvii una procedura di infrazione europea a bloccare l’intera opera, chiediamo che siano tolte dal progetto le nuove piste in zone ora naturali, e che la delocalizzazione dei vecchi impianti , funzionale alla rigenerazione dell’esistente, non abbia impatti sul patrimonio naturalistico e di biodiversità dell’area, perché si possa procedere in tempi rapidi con gli interventi realmente utili al Terminillo”.

Secondo l’associazione del Cigno Verde, è necessario infatti un cambiamento ulteriore al progetto: occorre fermare le possibili nuove piste in aree naturali e protette, procedendo solo con gli obiettivi di ammodernamento e delocalizzazione sostenibile; creare percorsi di trasparenza sull’intera opera e sulla futura gestione degli impianti; dare certezze sulla strategia per aumentare la spinta alla destagionalizzazione e all’uso dolce della montagna, prevedendo accessi per il turismo lento che siano pensati anche nella rete dei cammini religiosi.

“Proponiamo in tal senso in primo luogo il Comune di Cantalice come porta di ingresso per il turismo lento, per le sue peculiarità ambientali e culturali e la sua presenza sui cammini religiosi.

Le chiavi della rigenerazione del Terminillo e le migliori opere previste dal progetto sono eliminazione e interramento di strutture dei vecchi impianti, eliminazione di centinaia di metri di cavi volanti, rigenerazione dei mostruosi impianti sciistici di risalita abbandonati, valorizzazione dell’uso dolce della montagna, rigenerazione o abbattimento di edilizia abbandonata, tutela delle specie arboree autoctone e sviluppo sostenibile.

Con il nostro circolo di Rieti abbiamo sempre seguito il TSM e continueremo a farlo, nella convinzione che le scelte scellerate degli anni passati sul Terminillo rappresentano una grave ferita inferta al territorio: basta ricordare le decine di strutture in cemento armato abbandonate lassù, i piloni in rovina dei vecchi impianti di risalita, il cantiere folle per costruire una grande piscina coperta sotto la vetta, o l’invasione costante di automobili su strade asfaltate fino in cima alla montagna: è per tutto ciò che continueremo a seguire e spingere verso un’evoluzione positiva per l’ambiente e i territori, perché il TSM2 rappresenti l’occasione per curare queste ferite e non per infliggerne ulteriori”

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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