Teatro Sette Off
scritto e diretto da Roberto Lopez
con: Antonella Arduini, Roberto Lopez, Noemi Petrangeli, Armando Puccio, Vito Andrea Rizzo
Spesso, troppo spesso i genitori vedono nei figli il riflesso di sé stessi, una seconda opportunità per la realizzazione dei propri obiettivi e sogni non raggiunti, pensando di risolvere le proprie insoddisfazioni senza chiedersi quale invece siano i desideri e le ambizioni dei figli. Questo atteggiamento finisce così per frustrarli ed inibirli.
Roberto Lopez ha scritto una commedia che affronta ironicamente questo tema. Nonostante il suo testo abbia circa dieci anni, sia la messa in scena che l’argomento risultano ancora attuali.
La sua pièce evidenzia il forte scontro generazionale tra un padre e una figlia attraverso dinamismo e ricchezza di emozioni spesso contrastanti. Vuole così porre l’attenzione su quanto questo atteggiamento riveli una frustrazione nascosta e possa stravolgere i rapporti familiari, rappresentando e sviluppando il tutto con la giusta leggerezza.
La commedia vuole far riflettere su quanto ognuno di noi possa venire condizionato da un retaggio culturale omologato. Eredità di una educazione standardizzata, che emergendo viene riproposta inconsapevolmente per riscattarsi con se stessi, ma finendo per assoggettare psicologicamente ed emotivamente la propria progenie.
Il disaccordo e la disarmonia che impera tra padre e figlia è chiaro già dalle prime scene. I due hanno una visione completamente diversa se non opposta della vita, su come affrontarla e sugli obiettivi da raggiungere. Se è comprensibile che sia normale che un padre si preoccupi del futuro di una figlia, è anche vero che debba incoraggiarla e non influenzarne le scelte.
Tanto più che questa sembra avere ben chiaro cosa voglia per sé e si dimostri anche più matura e ponderata del genitore.
Roberto Lopez veste i panni di un uomo competitivo, manipolatore, arrivista, selettivo ed ambizioso che manifesta la sua superficialità dimostrandosi più attratto dal lato esteriore ed estetico della realtà che da quello interiore e più profondo. È capace di mettere egoisticamente da parte gli affetti per raggiungere i suoi obbiettivi nel lavoro e nella vita.
Noemi Petrangeli è nei panni della figlia ed è il suo perfetto opposto: un’idealista, ribelle, coriacea ma sensibile che si rifiuta di seguire le orme del padre. I due faranno scintille insieme, dando vita ad una commedia riflessiva, ironica e stimolante. Lei vorrebbe insegnare, educare i giovani a cercare e a comprendere quei valori umani che vengono sempre più ignorati e dimenticati da una gioventù sempre più sbandata e lasciata a se stessa, senza più punti di riferimento, che rischia di diventare come il padre.
Lui, contrariato, vorrebbe che la ragazza sfruttasse le sue capacità canore per avere successo ed un’attività più redditizia rispetto a quella di un’insegnante.
Le discussioni nascondono un certo astio, sono colme di recriminazioni reciproche; lui è sempre stato emotivamente e fisicamente assente, distratto dai suoi interessi. Così, la ragazza è cresciuta senza attenzioni, sottostimata ed ignorata. Dunque, i suoi obiettivi mirano allo sviluppo del rapporto con gli altri attraverso l’educazione umanistica e la cultura filosofica, ben poco redditizie.
Tra l’incudine e il martello c’è una deliziosa figura femminile, quella di Antonella Arduini. Una moglie che ama il marito accettandolo così com’è ed una madre che lascia libera di scegliere. Si sorbisce le loro accese discussioni cercando di pacificare gli animi alla ricerca un improbabile compromesso.
In queste dinamiche viene tirato in ballo anche l’amico psicologo del padre, interpretato da un effervescente Armando Puccio, che dà vita ad un professionista insolito, dal forte accento romano, verace e schietto, simpatico e diretto che chiamato in soccorso nella discussione, finisce per avallare le scelte della figlia.
I confronti proposti in scena sono vivaci, dinamici e ben costruiti, come le idee e i frenetici botta e risposta che fanno trasparire un’ insofferenza di fondo e non sono mai troppo marcati o drammatici. L’intento di Lopez, credo, sia solo quello di evidenziare la frattura tra le parti senza però calcare la mano, cosicché la commedia rimanga leggera ma lasci delicatamente il segno.
Un insolito colpo di scena, un improvvisato quanto inatteso cambio di situazione, spiazza il pubblico. A metà storia i caratteri, le idee e le ambizioni di tutti i protagonisti finiscono per invertirsi; non solo quelli del padre e della figlia, punto focale della proposta, ma anche la madre, lo psicologo e un altro stravagante personaggio che entrerà in scena inaspettatamente.
Tutti saranno piacevolmente coinvolti da questo rocambolesco ribaltamento uscendone radicalmente cambiati e rinnovati. Il bello è che la cosa si svolge, almeno apparentemente, in maniera indolore oltre che piacevole per lo spettatore, inevitabilmente coinvolto nelle dinamiche.
Ora sembra quasi che padre e figlia siano destinati a non incontrarsi ancora una volta, finendo per occupare di nuovo due estremi opposti. I ruoli paradossalmente si ribalteranno completamente come per uno scherzo del destino.
La vicenda diventa così grottescamente divertente, aggiungendo un retrogusto pungente ed amaro.
L’altro personaggio, alquanto stravagante, è interpretato da Vito Andrea Rizzo e apparirà in due vesti differenti, all’inizio come rappresentante venditore, poi nei panni di un vagabondo.
Questi cinque personaggi sono ben legati tra loro dalla pièce nel rappresentare il cambiamento. Quello che stuzzica di più è proprio la modalità con cui avviene per ognuno di loro: repentina ed efficace ma senza stucchevoli forzature.
Una bella attenzione si riscontra proprio nell’evidenziare le diverse tipologie caratteriali dei protagonisti con i relativi mutamenti.
Questa forse è la chiave più interessante dello spettacolo.
Roberto si dimostra molto versatile apparendo dapprima distaccato, distratto, sempre impegnato alla ricerca di una realizzazione e ben lontano dall’ apparire coinvolto dai sentimenti. Con la giusta ironia Roberto veste i panni di questo personaggio che ha ideato e costruito su di sé.
Noemi, al contrario, è la rappresentazione della tipica ragazza ribelle, ricca di risorse e di sogni e in contrasto con la figura paterna. Si direbbe voglia scientemente allontanarla per non soffrire la sua perenne assenza. È molto esuberante, mostra una dolce aggressività dietro cui nasconde una certa sofferenza e rancore per il gli atteggiamenti del padre.
Antonella è una madre atipica, ama il marito con tutti i suoi discutibili comportamenti, per poi finire per staccarsi da lui e dalla sua ritrovata empatia. Un paradosso, ora che è così piacevolmente cambiato. Antonella è esuberante, pimpante e frizzante nella sua parte, mostrando anche un lato profondo ed emotivo. Sembra, nonostante il suo spiccato senso materno, avere paura di un marito più affettuoso ed attento e preferisce sfuggirgli. Che si sia abituata alla sua freddezza e ora non sappia conviverci?
Armando è molto divertente In questo ruolo così atipico ed anomalo per uno psicologo. Sembra avere più problemi di quelli che può riuscire a risolvere agli altri. Questa dicotomia risulta molto divertente, così come le sue discutibili scelte ed approcci non propriamente professionali. Un personaggio buffo e divertente dalla battuta pronta.
Vito Andrea veste un eccentrico, bizzarro e frenetico personaggio, esagerato, un pazzoide che manifesta con enfasi i suoi aspetti caratteriali. Folle ed esuberante, è un artista che si rivela un cavallo selvaggio scalpitante sul palco ad ogni sua uscita.
Se la cosa più interessante della proposta è assistere a questo drastico e ben congeniato cambiamento di atteggiamenti e mentalità dei personaggi, lo è ancora di più il modo in cui venga sapientemente ed efficacemente messo in pratica dagli attori. Senza stucchevoli forzature, gli artisti riescono a evidenziare piacevolmente la loro maturazione, che denota e sottolinea le loro capacità.
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