Fabio Ferrari – Teatro Marconi – Alfredino Rampi

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del corona

Giorni fa ero al Teatro Marconi, quando ho riconosciuto il mitico Fabio Ferrari, che tutti ancora ricordano come Chicco, il personaggio ultra ripetente della serie degli anni ’80 “I ragazzi della terza C”.

Fabio è un bravissimo regista ed attore, sia in teatro che al cinema che in televisione; ha lavorato con personaggi del calibro di Pupi Avati, Ettore Scola, Carlo Vanzina, Gabriele Muccino.

È una persona molto disponibile e alla mano, mi ha fatto un grande piacere incontrarlo di nuovo. Simpatico e cordiale, si è fermato volentieri a scambiare quattro chiacchiere con me e la mia compagna che lo apprezza come attore.

Fabio era al Teatro Marconi perché vuole dare vita ad un progetto: in una serata particolare vorrebbe “portare in scena” un’altra sua grande passione, quella di barman. E vorrebbe farlo proprio qui al Marconi.

FABIO FERRARI…“IL MIO MARTINI GHIACCIATO”

Con Fabio c’eravamo conosciuti qualche anno prima, ero stato invitato dall’amico attore Luca Basile ad assistere a “Razzia”, un testo di Amedeo Osti Guerrazzi ; un reading di cui curava anche la regia, che raccontava il rastrellamento degli ebrei romani del 16 ottobre 1943 ad opera dei nazisti.

Tutti gli attori davano vita a vari personaggi, raccontando efficacemente quella tragica vicenda.
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alfredino rampiDopo i saluti, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e, toccando l’argomento progetti, oltre a quello che vuole portare al Teatro Marconi, mi ha parlato di una mini serie a cui ha partecipato, fruibile su Sky : “Alfredino. Una storia italiana”.

Toccante e ben fatta, la serie, che va in onda in quattro puntate di un’ora ciascuna, racconta la triste vicenda di Alfredino Rampi, un bambino di sei anni che nel 1981 cadde accidentalmente in un pozzo artesiano a Vermicino, alle porte di Roma, a 36 metri di profondità, per poi scivolare addirittura a 60 metri!

Nonostante l’intervento di pompieri, speleologi, geologi, soccorso alpino, tecnici di ogni tipo, Alfredino sopravvisse tre giorni, ma non fu recuperato vivo.

La storia è ben raccontata; nonostante io all’epoca avessi quattordici anni, ricordo la diretta televisiva che incollò tutta l’Italia, e non solo, davanti alla TV. Ricordo le critiche alla coriacea madre che, secondo i più, in quella situazione non mostrò in modo manifesto il dolore per le condizioni del figlio. Ricordo lo stato d’animo di Angelo Licheri, il piccolo grande uomo che si calò per sessanta metri a testa in giù in un pozzo del diametro di trenta centimetri, nella speranza di recuperare il bambino, ma che pur afferrandolo, stremato ed a causa del fango, non riuscì a riportarlo in superficie. Era presente anche il presidente Pertini, che rimase vicino alla famiglia mentre i soccorritori cercavano di scavare nella dura roccia un pozzo parallelo per recuperare il bimbo.

Una tragedia che rivive sullo schermo e che, come mi aveva anticipato Fabio, è stata ben ricostruita e ben riproposta. Un cast degno di nota. Anna Foglietta nei panni della madre, bravissima, Vinicio Marchioni nei panni di uno struggente pompiere soccorritore che tenne compagnia al piccolo raccontandogli delle storie per incoraggiarlo, ma che non riuscì suo malgrado a mantenere la promessa di salvarlo e che per questo non volle presentarsi al cospetto del capo della repubblica per essere premiato per i suoi sforzi.

alfredino rampiFrancesco Acquaroli, è il comandante dei pompieri che, nonostante le scarse risorse a disposizione, si adoperò per il recupero e, non riuscendoci, si sobbarcò tutte le responsabilità del fallimento pensando di dare le dimissioni, ma venne dissuaso dai colleghi che ben sapevano quanto invece si fosse impegnato. Massimo Dapporto nei panni di Pertini, Luca Angeletti, del padre. Il nostro Fabio Ferrari è invece il credibilissimo capo redattore. Poi davvero tanti altri. Tutti, perfettamente in parte in questa fiction, ricreano quella tensione e quegli stati d’animo della triste vicenda. E’ stato anche un piacere rivedere tra il cast due mie vecchie conoscenze: Filippo Velardi e Federica Biondo, che contribuiscono con la loro parte a dare vita a questa terribile storia.

Bello soprattutto l’epilogo, perché la serie non finisce con il fallimento del recupero ma continua, svelando i retroscena del dopo Alfredino. I rimorsi, i sensi di colpa provati dai partecipanti al recupero, che però si rimboccano le maniche e si adoperano per migliorare la loro preparazione, ma soprattutto riflettono sulla coordinazione mancata tra i vari interventi, vera responsabile dell’insuccesso.

La madre di Alfredino sarà ascoltata da Pertini, che si adopererà per costituire un nuovo Dipartimento della Protezione Civile atto ad intervenire per tutelare i cittadini in caso di pericolo. La madre, poi, istituirà il centro Alfredino Rampi, che con l’aiuto di volontari si adopererà per segnalare i casi di possibile pericolo per i bambini ed istituirà corsi che, per mezzo del gioco, istruiranno i piccoli a percepire ed evitare un pericolo.

Quattro ore volate via che mi hanno riportato indietro nel tempo e mi hanno fatto scoprire i retroscena di quella brutta storia. Una serie ben fatta, soprattutto intelligente che, nel dopo Alfredino, illustra come da un fallimento si possa imparare e reagire per migliorarsi.

Grazie Fabio per il consiglio!

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