Forse non lo sai, ma pure questo è amore – Teatro Cometa Off

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Scritto e diretto da Alessandro Sena con: Marine Galstyan, Cristiano Leopardi, Clara Morlino, Jacopo Pelliccia, Vittoria Rossi, Emanuele Salvati.

TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (verso la terza dose)

Sono riuscito con difficoltà a trovare un posto per vedere questo spettacolo, sold out già dalla prima serata. Alessandro Sena è sicuramente un regista e sceneggiatore amato dal pubblico, supportato da un cast interessante ed affiatato di bravi attori, può solo fare centro e attirare un buon seguito di pubblico.

Dopo aver amabilmente chiacchierato con Daniele Petroni, il responsabile del Cometa Off, della riapertura, del suo palinsesto teatrale, delle limitazioni della capienza a causa del Covid e di tutte le difficoltà del momento, dopo un anno e mezzo di fermo accedo a questo delizioso teatro di Testaccio, rinomato per proporre sempre interessanti spettacoli.

Entrato, mi accomodo in prima fila, come sempre quando posso, per meglio carpire l’espressività degli artisti. Vicino a me si siede lo stesso Alessandro, a cui di tanto in tanto butterò un occhio durante la performance dei suoi, per vederlo sempre guardare con occhio fiero ed attento il suo cast, come un padre premuroso guarda i suoi figli impegnati a sostenere qualcosa di importante.

Provocatoriamente contemporaneo, questo spettacolo, che Alessandro ha scritto durante la pandemia, induce a riflettere sulla “normalità” sessuale. In un mondo in cui l’omosessualità è la norma, cosa succederebbe agli eterosessuali? Come vivrebbero la loro diversità? Costretti a nascondere le loro “normali” pulsioni, si celerebbero dietro una finta apparenza, né più né meno di quello che accade realmente con i “sessualmente diversi” (mi sia permesso il neologismo ironico in tema con questa proposta) .

Con sagace ironia, Sena ci proietta in questo mondo al contrario facendoci vivere una realtà capovolta; è una provocazione con la quale vuole metterci inconsapevoli alla sbarra e farci provare sulla nostra pelle cosa significhi essere giudicati “diversi”, catapultandoci in quelle difficoltà che quotidianamente vive un omossessuale nella nostra evoluta e ipocritamente aperta e libera società.

Sena rompe gli schemi e azzarda coraggiosamente ad inoltrarsi in un terreno minato dall’ ipocrisia, dall’ ignoranza, ma anche dalla nostra incapacità di confrontarci con il diverso, con ciò che non si comprende non si accetta. E ci riesce. Con simpatia ed ironia, ci portiamo a casa una lezione di vita, magari con qualche rimorso sulla nostra chiusura mentale e, auspicabilmente, con un accresciuto rispetto verso l’altro.

La forza dello spettacolo sta nella proposta, volutamente semplice, normale, a tratti sfacciatamente banale. Questo perché Sena vuole ricreare un vissuto familiare quotidiano, senza colpi di scena, facendoci sprofondare lentamente in quella trappola che ci farà vivere una serie di situazioni come tante, inserendo però sempre delle piccole stoccatine pungenti. Sono quindi riproposte quelle situazioni ricorrenti di vita vissuta, con discussioni, chiacchiere, litigi, che servono a “distrarre” lo spettatore per fargli dimenticare di trovarsi in questo mondo alternativo omosessuale.

Sena ci mostra così che le famiglie omosessuali non sono diverse da quelle etero, con gli stessi limiti, preoccupazioni e preconcetti. Continuando a confonderci e distrarsi, riesce a farci dimenticare il paradosso in cui siamo normalizzandolo e arrivando a farci provare antipatia per i modi stereotipati che i personaggi hanno di criticare e discriminare il diverso. Queste persone bacchettone, niente altro sono che la rappresentazione scomoda della nostra società. Quegli antipatici e bigotti siamo proprio noi, con la nostra mentalità “normale”. Seduti su quelle poltrone, siamo noi alla gogna, sempre pronti a giudicare.

L’aspetto che mi ha colpito di più, oltre a sentirmi inghiottito così ingenuamente in questa realtà, sono i fuoriscena. Mi spiego: a teatro è difficile seguire una commedia con più attori. Questa sera ci sono sei personaggi, dunque si tende a concentrare l’attenzione su quelli che parlano, che agiscono, perdendo di vista quelli che, pur rimanendo in scena, non interagiscono. Gli attori invece erano molto “presenti”, accompagnavano sottolineando le discussioni degli attori in primo piano, manifestando visibilmente perplessità, sofferenza, fastidio, contrarietà, non detti, dissenso, approvazione, dubbio, scherno… Tutte reazioni naturali, ma che arricchiscono e riempiono lo spettacolo, dandogli quel tocco realistico e coinvolgente. Loro, gli attori, sono sempre presenti sulla scena, credibili ed efficaci, una sorta di accompagnamento, di colonna sonora muta dello spettacolo.

Enrico (Cristiano Leopardi) è sposato con Antonio (Jacopo Pelliccia hanno due figli, Claudia (Clara Morlino) e Michele (Emanuele Salvati). Si aggiungono poi le zie Margherita (Marine Galstyan) sposata con Rubina (Vittoria Rossi) sorella di Enrico.

forse non lo saiEnrico è la parte maschile della coppia; serio, a tratti virile, un personaggio a cui Cristiano riesce a dare una forte impronta, anche se con le sue incongruenze. Antonio è la parte femminile, più tenera, più mamma, a cui Jacopo dona simpatia, atteggiamento e movenze femminili, ma soprattutto dolcezza e tenerezza. Claudia è di per sé un personaggio brillante e Clara, con il suo fare spumeggiante, sottolinea il suo carattere esuberante, frizzante, genuino e simpatico, marcando la sua scelta vegetariana e vegana. Figlia naturale di Antonio e di non si sa bene quale donna. Michele invece è il figlio adottato; sua madre ha perso il marito e, non potendo mantenere tutti i figli, è stata costretta a darlo in adozione. Manuele gli dà un’impronta acerba, ne evidenzia il lato immaturo, timoroso nel dichiararsi e palesarsi per quello che è. Inoltre ne evidenzia la parte ribelle e il lato sottomesso. Cresciuto con questa coppia gay, ne dimostra comunque l’attaccamento. Rubina è l’eccentrica zia, sorella di Enrico, interpretata da Vittoria che veste spesso ruoli così eclettici, ne è naturalmente portata. Dona al personaggio simpatia e quel tono di colore che la fa spiccare. È sposata con Margherita, una donna affascinante, coriacea e schietta che Marine’ interpreta con gusto, eleganza e fascino. Nello spettacolo, ogni volta che entra ed esce dalla scena lascia il segno della sua personalità.

Michele è eterosessuale e dunque costretto a nascondere la sua inclinazione, così come farebbero molti omosessuali nella società in cui viviamo. Tutte le discussioni vertono alla fine su questo punto di forza, mescolate a luoghi comuni riscontrabili in ogni famiglia etero e, se vogliamo, bigotta. Michele si sentirà ovviamente discriminato; essendo nato da una coppia estero, sente forse quel naturale richiamo sessuale. Siamo ai festeggiamenti del suo venticinquesimo compleanno che non sta passando troppo bene, viste le discussioni che nascono e che coinvolgono tutta la famiglia.

Alla fine i genitori che lo hanno adottato lo porranno davanti a una decisione, quella di incontrare la madre naturale che vorrebbe rivederlo. Ovviamente, di fronte ai genitori adottivi rifiuterà questo incontro, forse sentendosi in debito con chi lo ha cresciuto, ma sarà davvero così nel suo animo? Il suo DNA lo spingerà a riflettere su questa sua decisione? Alessandro e i suoi, che hanno ben interpretato il messaggio di Sena, vi aspettano in teatro per raccontarvelo…

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