Hyde – L’ombra di Jekyll

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Teatro dei Documenti
Scritto e diretto da Mary Ferrara
Con Alessio Chiodini, Valentina Corti, Luca Attadia
e con l’amichevole partecipazione di Alessandro Campaiola (Voce Off Lord Brown)
Produzione: Ameno – Mary Ferrara Assistente di Produzione: Sharon Orlandini Brand Designer: Vincenzo Miglionico Foto e video: Riccardo Riande

Ci troviamo nella Londra vittoriana dell’Ottocento. L’illustre ed acuto dottor Jekyll cerca risposte che vadano oltre al cuore e il cervello umano, che penetrino nella sua psiche e nel suo io più profondo. Nelle sue sperimentazioni oltrepassa però i limiti del conosciuto, sicuro di poter controllare il suo operato, che invece gli sfugge di mano.

Jekyll ritiene di aver raggiunto un importante risultato, ma non ha tenuto conto delle conseguenze su di lui e su chi gli sta vicino.

La storia, bene o male, la conosciamo tutti. Emergerà da Jekyll una personalità diversa, opposta al suo carattere usuale, nascosta e risvegliata dal suo inconscio; una personalità crudele che si libererà e prenderà il sopravvento. È Mr Hyde, il suo alter ego distruttivo che Jekyll cerca invano di domare in una estenuante lotta tra il bene e il male che arriverà ad un triste epilogo.

Tra i vari personaggi ci sono l’amico fraterno, l’avvocato John Utterson, e la giovane attrice Emily Whyte, coinvolti loro malgrado nella vicenda.

Lo spettacolo è liberamente ispirato al romanzo “Lo strano caso del Dottor Jekyll e Mr Hyde” di Robert Louis Stevenson, ma viene rappresentato in maniera del tutto nuova, così che lo spettatore possa avere un’ esperienza immersiva. La messa in scena e la riscrittura, infatti, permettono di entrare in stretto contatto con i personaggi e con la loro storia.

Questo spettacolo ripercorre lo stesso sentiero battuto de “La bella e la bestia”, già proposto da Alessio e Valentina. Anche qui si parla di ciò che va al di là dell’aspetto esteriore, di un viaggio interiore direttamente nell’anima.

Per lo spettacolo i nostri scelgono nuovamente il suggestivo Teatro dei Documenti, che già di suo è la rappresentazione architettonica di un viaggio interiore.

Quando si entra in questo singolare luogo scendendo le scale fino a trovarsi come nel ventre della terra, ospitati in grotte antiche che sembrano celare un mondo incantato e fatato, sembra di partire per un viaggio introspettivo. Il resto lo fanno l’ambiente ricreato per l’evento, i suoni e ovviamente la recitazione di questi tre magici artisti.

A Luca, nei panni dell’amico avvocato di Jekyll, è affidata l’apertura della storia con un bel monologo molto sentito ed emozionante che ne rivela l’animo, la forte amicizia che lo lega al dottore e che comunica al pubblico una vibrante tensione e una particolare attenzione per gli eventi a cui assisterà.

Quello che mi è piaciuto di lui, come dei suoi colleghi Alessio e Valentina, è l’impostazione recitativa calma, riflessiva, profonda, che sembra ponderare la parola permettendo allo spettatore di gustare ogni idea espressa e ogni gesto.

Si assaporano le sfumature, si palpano la tensione, la drammaticità e anche lo spirito romantico. Gli attori sono molto vicini al pubblico che può così notare ogni increspatura del volto, l’eleganza dei movimenti e la portata dei dialoghi.

Si rimane affascinati dal buon gusto e dalla finezza della pièce, fedele anche nei costumi, nel modo di porsi, di conversare e nell’elegante portamento.

Non essendoci uno spazio definito come palco, gli attori possono rompere la scena e muoversi davanti e in mezzo agli spettatori coinvolgendoli, sfiorandoli, affascinandoli con la loro storia e con la recitazione, lasciando tutto intorno una scia di fragranza, l’aroma della loro forte personalità.

jekyll hydeLuca, con il suo carattere accomodante e la fedele amicizia nei confronti del dottor Jekyll. Valentina, dolce, affascinante, delicata e sensuale si muove col garbo e il fascino della donna di altri tempi. Alessio, dapprima dolcissimo ed appassionato della sua ricerca, gradualmente viene pervaso da istinti brutali e da un aspetto fosco che prende il sopravvento su di lui per renderlo un mostro.

La trasformazione lascia esterrefatti perché questo talentuoso artista si mostra capace di farci assaporare ogni passaggio del continuo scivolare nel baratro della follia, accompagnando il suo progressivo cambiamento con una mutazione recitativa che lascia a bocca aperta.

Per i più giovani posso accostare il suo personaggio allo Smèagol del Signore degli anelli, che come il Dottor Jekyll e Mr Hyde ha il suo alter ego in Gollum. Anche lui è perso nella doppia personalità malvagia che finisce per dominarlo; chissà che Tolkien non si sia ispirato proprio al dramma di Robert Louis Stevenson per il suo personaggio.

In alcune pose Alessio mi ha ricordato Mark Schreck quando nel 1922 interpretava Nosferatu, terrorizzando le sale.

Lui non ci terrorizza ma ci tocca nel profondo attraverso una forte interpretazione piena di disperazione. Tutto si trasforma: la sua voce diventa roca e grave mentre pronuncia parole che hanno il timbro dei grugniti; intanto sembra ingobbirsi e ritirarsi in sé stesso muovendosi in modo sgraziato e lanciando sguardi torvi intorno a lui.

Si incupisce esprimendo la sua malvagità, che più che cattiveria sembra una grande sofferenza per una sorta di prigionia psichica in cui sembra essere caduto.

L’attore impegna fisicamente ogni sua parte del corpo per comunicare lo stato d’animo del personaggio, sudando letteralmente le fatidiche sette camicie per riuscire nell’intento.

Bellissime le scene in cui si relaziona con l’amico avvocato, ricche di estrema dolcezza ed amicizia; romantiche invece quelle in cui si relaziona con la provocante e deliziosa Valentina, visibilmente affascinata dalla parte buona di Jekyll.

La pièce è studiata per concentrare in un’ora l’essenza della storia con le sue forti emozioni e i bellissimi dialoghi, ricchi di umanità e sensibilità ma anche capaci di indurre alla perplessità e allo stupore di fronte alle potenzialità della psiche umana.

Ogni passaggio della storia viene suddiviso in scene incastrate elegantemente tra loro. Il cambio di scena è colmato da voci registrate fuori campo, musiche e suoni di atmosfera e momenti volutamente bui creati dalla regia per evocare la pesantezza del baratro su cui sono sospesi i personaggi e noi con loro.

È un susseguirsi di emozioni che accompagnano una storia drammatica interpretata da tre validi artisti che sanno fare meravigliosamente bene il loro lavoro accompagnandoci in un sogno drammatico sì, ma da non perdere.

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