E’ un progetto a cui sono affezionato e che seguo da tempo.
Attiva dal 2017, questa proposta trasforma la strada in un palcoscenico coinvolgendo il pubblico in storie di quartiere che attraversano diverse epoche. I nasoni, le tipiche fontanelle pubbliche di Roma che generosamente offrono l’acqua dal 1874 e che sono più di 5000, testimoni di queste memorie narrate da un cast rodato ed affiatato.
In questa edizione gli attori si muovono tra le vie del Quadraro, uno dei quartieri simbolo della città, le cui tappe ne rievocano la memoria popolare dalla Resistenza alla Scuola 725 di Don Sardelli, ai movimenti politici degli anni ’70 fino alle trasformazioni urbanistiche degli anni ’80 e al “mostro del Quadraro”.
Il testo e la regia sono come sempre di Fabio Morgan, supportato da Emiliano Morana all’aiuto regia che troveremo anche coinvolto come attore.
Il cast preparato, divertente, coinvolgente ed emozionante è composto da Matteo Cirillo, Ilario Crudetti, Lorenzo De Mico, Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Emiliano Morana, Giulia Nervi, Francesca Pausilli e Riccardo Viola. La direzione di produzione, come le scene e i costumi, sempre azzeccati per ogni epoca, sono di Alessandra Muschella, accompagnata dall’aiuto costumista Sara Mastaglia.
Come sempre, ad accogliere e presentare al pubblico la serata c’è il direttore artistico Fabio Morgan.
La prima scena vede due antichi romani, Alessandro Di Somma e Diego Migeni, nel ruolo di figuranti attori che scioperano per la morte di Matteotti appena ucciso dai fascisti. Ilario Crudetti invece è un amico ebreo dei due, che teme per il suo futuro. Toccante il discorso scritto da Matteotti prima di morire, in cui denunciava brogli e violenze dei fascisti.
Introducono la prossima scena Riccardo Viola e Lorenzo De Mico, due partigiani che spargono chiodi per le strade per rallentare i movimenti dei mezzi tedeschi, ma causano danni anche alla bicicletta del povero Matteo Cirillo.
Ci avviamo nel cuore del Quadraro accompagnati dalle note di “Parlami d’amore Mariú”. Un ragazzo dello staff precede la fila degli spettatori portando a tracolla una cassa da cui fuoriesce ogni volta un brano in tema con il periodo storico proposto.
La seconda scena si svolge in un parco dove Matteo
Cirillo cerca invano di tenere in piedi la sua bici sul cavalletto. Avete presente una scenetta alla Stanlio e Ollio? Riesce a divertire solo con le sue movenze ed espressioni.
Arriva Giulia Nervi nei panni della sua fidanzata e poi i già visti partigiani Lorenzo De Mico e Riccardo Viola, pronti ad azioni di sabotaggio. Improvvisamente irrompe Diego Migeni nei panni di un ufficiale tedesco ubriaco sospettoso dei due; Matteo Cirillo li protegge spacciandosi per un dottore che deve riportarli nel sanatorio, fingendo che siano dei pazienti fuggiti da lì. La scena è ricca di tensione, nonostante rubi qualche sorriso.
Quella successiva vede Ilario Crudetti nei panni del giovane Don Roberto Sardelli, che davanti ad un alto prelato (Alessandro Di Somma), ottiene di essere mandato ad operare nel difficile quartiere del Quadraro.
«La politica è l’unico mezzo umano per liberarci.
I padroni lo sanno bene e cercano di addormentarci. Ci portano il vino, la televisione e i giradischi, macchine e altri generi di oppio. Noi compriamo e consumiamo.
Serviamo ad aumentare la ricchezza padronale e a distruggere la nostra intelligenza», citava. Figura centrale nello sviluppo del quartiere.
Al suono de “I ragazzi della via Gluck” arriviamo in un altro angolo dove una prostitute, interpretata da Giulia Nervi, con maestria e sfrontatezza intrattiene il pubblico.
Qui avviene l’ incontro con Ilario Crudetti, il Don Sardelli ormai diventato figura di riferimento del quartiere, che ha dato istruzione ad alcuni giovani semplici ed analfabeti (Lorenzo De Mico, Riccardo Viola, Francesca Pausilli). Siamo nel 1969 e, seppur con difficoltà, i ragazzi scrivono una lettera al sindaco esprimendosi in dialetto e zoppicando ancora mentre usano la lingua italiana.
In questa missiva I bravissimi artisti spiegano la triste situazione del quartiere ed invocano la presenza delle istituzioni. Ormai Don Sardelli è entrato in conflitto con la Chiesa e la politica mentre cerca di ottenere una condizione sociale migliore per gli abitanti del Quadraro, che vivono ancora di stenti e nelle baracche.
Il presbitero ha aperto le porte della sua chiesa agli abitanti senza casa in attesa dei 5.000 alloggi promessi e mai consegnati dalle istituzioni. È Alessandro Migeni che interviene nei panni di un viscido ed opportunista sindaco che consegna finalmente le case, ma ad Ostia…
Emiliano Morgana, inquietante, accende una radio che polemicamente si schiera contro il neofascismo di Acca Larenzia. Questa scena porta ad una infervorata discussione tra militanti di estrema sinistra che coinvolge Lorenzo De Mico, l’acceso Matteo Cirillo e il più posato Riccardo Viola.
La tesa discussione verte sulla ricerca di una linea comune da seguire dopo l’assassinio di Acca Larenzia. Francesca Pausilli spezza il momento e fa riflettere, affrontando il ragazzo Riccardo Viola, sui rischi che questi scontri armati possono portare. Alcuni spari a fine scena confermeranno i suoi timori.
Arriviamo poi nel posto in cui sorgeva la casa di Elvino Gargiulo e suo figlio Mario. È in corso un’ indagine dei carabinieri sul caso del mostro del Quadraro e di suo figlio. Una vicenda terribile risalente agli anni ’90.
Diego Migeni è un ufficiale, Emiliano Morana il carabiniere che ha estorto la confessione ad uno dei mostri, un impressionante Ilario Crudetti nei panni del maniaco, mentre Giulia Nervi è l’avvocato. Sullo sfondo è presente anche Lorenzo De Mico.
Sovraintendono sul luogo della sparizione dei cadaveri. La scena è forte e fa rabbrividire. Ilario è inquietante, mentre Diego ed Emiliano fanno i conti con l’emotività rispetto al brutale fatto di cronaca. Un momento che, con la casupola abbandonata alle spalle, è reso ancora più inquietante.
Davanti alla scena si para una folla di spettatori e forse non tutti hanno colto le intense espressività degli attori. Sicuramente in un teatro avrebbe un impatto emotivo ancora maggiore.
L’Ultima scena è un must. Più volte riproposta in questi anni, sempre modificata ed aggiornata, vede Matteo Cirillo nei panni di un impacciato ragioniere alle prese con due scagnozzi (Alessandro Di Somma e Diego Migeni).
Due banditi coatti e rozzi che vogliono investire nel cinema in una scena buffa e divertente che coinvolgerà Francesca Pausilli, Riccardo Viola e Lorenzo De Mico, ragazzi che vogliono salvare il cinema che verrà chiuso per trasformarsi in un centro commerciale o in una sala bingo. Si evocano così le vicende del cinema Piccolo America di Trastevere che da anni propone film in piazza resistendo alle pressioni per salvare luoghi e tutelarli con vincoli culturali.
Finisce così questa serata afosa, passeggiando tra le tranquille vie del Quadraro, in compagnia di un numeroso staff tecnico che ha saputo gestire le centinaia di persone accorse per l’evento e di un cast ormai affiatato e capace che da anni propone questa magica e suggestiva proposta.
Pensando alle scorse edizioni, avrei gradito che mostri sacri come Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma e Diego Migeni (cito loro anche se gli altri non sono da meno) fossero stati lasciati più liberi di improvvisare per interagire con il pubblico per rendere più coinvolgenti i passaggi verso le varie tappe del percorso.
La scelta registica sembra aver limitato il talento di questi artisti che avrebbero saputo regalare più emozioni come in passato. Lo conferma la scena di Giulia Nervi quando, nei panni di prostituta, coinvolge i presenti per circuirli. Un’ esperienza di teatro itinerante come questa, in cui attori e pubblico calpestano lo stesso suolo, ne avrebbe guadagnato in efficacia.
La proposta resta comunque interessante, originale ed immersiva.
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