Il Fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, regia di Claudio Boccaccini

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TEATROVID-19 Il Teatro ai tempi del Corona (verso la terza dose)

Teatro Marconi

Con: Felice Della Corte, Silvia Brogi, Paolo Perinelli, Titti Cerrone, Marco Lupi, Jessica Agnoli e Maurizio Greco.

Vedere uno spettacolo di Claudio Boccaccini è un’esperienza emozionante. Creando atmosfere a volte oniriche, riesce ad ammaliare e ad incantare, proponendo dei classici con un gusto ed un’impronta del tutto personali. Arricchimenti come inserti scenografici, azzeccate modifiche ai testi che a mio avviso ne semplificano alcuni passaggi, sottolineandone altri senza alterarne la forma, sono tocchi che donano modernità ed impatto allo spettacolo; soprattutto quelli visivi, che lo accostano ad una sorta di cinema dal vivo.

Il cast che porta in scena è sempre composto da attori con una forte personalità ed una preparazione da lasciare senza parole. Ci si immerge, grazie alla sinergia tra regia, recitazione, costumi ed ambientazione, in una realtà parallela, in cui il pubblico è inghiottito, dove diventa testimone attivo degli eventi proposti sul palco.

Si viene catturati dal fascino delle atmosfere, dai personaggi e dalle loro storie, che fanno breccia con le loro vicissitudini nell’animo dello spettatore. Attori con la “A” maiuscola come Silvia, Paolo, Felice, Titti, Jessica, Marco, Maurizio fanno letteralmente sparire il teatro che c’è intorno a chi è presente e lo proiettano nelle vicende pirandelliane, direttamente sulla scena. Questa è la mia sensazione. Incredibili personaggi come quelli interpretati da Silvia (Medium) e Paolo (Anselmo), dalla forte e marcata presenza scenica.

Vincente e suggestiva l’apparizione iniziale, ancora a sipario chiuso, di Felice (Mattia e Adriano) illuminato in maniera che il suo viso rimanga in ombra e riporti subito alla mente le “maschere” pirandelliane. Felice è in compagnia di Maurizio (il bibliotecario amico) che legge e commenta le sue memorie. Un personaggio che non abbandonerà mai il palco.

Rimarrà lì sfogliando il libro scritto da Mattia Pascal, mentre con le sue espressioni sarà come un accento sulle vicende che si svolgono sul palco. Sembra essere il burattinaio da cui dipende tutto, quello che legge tra sé e sé, si materializza sul palco, quello che con il suo interesse dà vita a questa difficile storia di Pascal che intanto prende forma. La sua collocazione in un angolo al di fuori del sipario, vicino alla platea, e i suoi interventi ricchi di espressività, fanno di lui una “porta” tra le due realtà: la storia rappresentata sul palco e il pubblico.

A volte ho avuto la sensazione che le scene aspettassero di essere scandite da una girata di pagina. Intanto gli altri prendono parte alla storia. Jessica, nei panni di un esuberante spagnola, strappa sorrisi e con maestria si impone sulla scena ad ogni apparizione. Titti (Adriana), nonostante impersoni un personaggio timido e remissivo, paradossalmente colpisce proprio grazie al suo carattere riuscendo a tagliarsi una bella fetta di attenzione. Marco (Terenzio) esprime superbamente tutta la sua meschinità e subito si rende magistralmente antipatico come il suo personaggio richiede.

La scenografia è composta da una biblioteca, ma i libri raffigurati sono sproporzionati, enormi rispetto ai personaggi. Sembrano lì per opprimere i nostri, e che loro siano stati contenuti in quelle pagine fino ad un attimo prima che scivolassero sul palco. Quando il sipario si chiuderà, saranno forse di nuovo ingoiati in quegli enormi tomi, prigionieri del loro destino? Belli e suggestivi i momenti in cui i personaggi rimangono come fotografati, immobili, sapientemente illuminati in scena a suggellare quell’ istante insieme allo stato emotivo. Tutte le chiavi di Pirandello ci sono: le maschere e la loro ambiguità, il destino beffardo, l’inettitudine del genere umano, la “lanterninosofia”, quest’ultima trattata dalla regia in un modo geniale, suggestivo e con un forte impatto comunicativo.

Dopo aver visto in scena buona parte di questo cast in “Sei personaggi in cerca d’autore”, posso dire che i due spettacoli si compensano, sembrano due episodi che andrebbero visti insieme, primo perché vale la pena vederli, e secondo perché racchiudono e sviluppano tutta la filosofia di Pirandello. Non vedrei male un proseguo, una sorta di progetto da portare avanti con altre opere dello scrittore per approfondirne il suo pensiero. Sicuro che Claudio Boccaccini ci regalerebbe altre emozioni come queste. Sarebbe interessante, inoltre (ammesso che già non sia stato fatto), proporre alle scuole questi spettacoli usando proprio l’approccio moderno, fruibile e molto profondo dello stile di Claudio, coadiuvato da un cast di attori come questo, a dir poco eccezionale.

Immancabile il bagno di folla finale, dove gli artisti hanno incontrato amabilmente pubblico ed amici, di passaggio nel confortevole bar, in compagnia delle immancabili e gentilissime Maria e Manuela, per poi fermarsi all’esterno per evitare assembramenti.

Foto di Karen Di Paola.

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