“Il Prestanome”

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Teatro 7
Di Walter Bernstein, dall’omonimo film con Woody Allen

con Antonello Avallone (Howard Prince il prestanome), Elettra Zeppi (Florence Barret, segretaria di produzione innamorata del protagonista), Flaminia Fegarotti (avvocato difensore del protagonista), Giuseppe Renzo (Hennessey accusatore e procuratore Maccartiano), Maurizio Castè (Hecky Brown l’attore vessato e a malincuore doppiogiochista), Roberto Attias (Alfred Miller lo sceneggiatore sulla lista nera amico del protagonista) e Stefano Santerini (Philip Sussman, produttore e responsabile televisivo)

adattamento teatrale e regia di Antonello Avallone

Siamo a New York negli anni ’50, in pieno Maccartismo, il movimento nato nel dopoguerra e caratterizzato da una profonda avversione per il comunismo e tutte le correnti politiche di sinistra.

Spesso esasperato nelle sue manifestazioni estremiste e nelle esagerate reazioni psicologiche, i suoi sostenitori portavano gli aderenti a vedere complotti ovunque.

Con il loro atteggiamento misero in ginocchio il cinema e i giornali, ma soprattutto la tanto vaticinata libertà di pensiero e di parola americana.

Howard è un povero cassiere che lavora in un bar impelagato nelle scommesse clandestine.

Per racimolare qualche soldo in più e affrontare i suoi debiti, accetta di fare da prestanome al suo grande amico Alfred Miller, un bravo e prolifico sceneggiatore della televisione, caduto in disgrazia a causa del maccartismo.

Sospettato per le sue simpatie sovversive, viene tacciato di attività antiamericane e filo comuniste, esautorato dal ruolo e privato del lavoro e di ogni sostentamento.

Così comincia tra i due questa strana collaborazione: Howard firmerà i copioni dello scrittore in cambio di un compenso per gli utili.

Entra nella storia Florence, una bella ragazza che lavora come segretaria di produzione alla televisione e che si innamora di Howard attraverso i copioni, scritti però da Alfred, ma che fanno credere alla donna che l’uomo abbia una grande profondità d’animo.

Howard in realtà è una persona semplice e poco istruita che per mantenere in vita il rapporto con Florence, la sua falsa identità ed aiutare l’amico, affronterà tante difficoltà e situazioni impossibili, rese paradossalmente divertenti da un’ avvincente sceneggiatura e da un bel riadattamento.

Attraverso una chiave di lettura leggera non si disdegna, con un pungente sarcasmo, di denunciare l’assurda condizione oscurantista americana di quegli anni, retaggio della Guerra Fredda.

Nessuno si accorgerà di nulla, almeno fino a quando il senatore McCarthy non comincerà ad indagare anche su di lui, ormai troppo in vista per il successo. È allora che la storia diviene ancora più intricata e paradossalmente “divertente”.

Nella storia sono coinvolti anche altri personaggi, sette in tutto, interpretati da altri validi artisti ben scelti da Avallone.

Il responsabile della TV, dall’umore altalenante dovuto alle forti pressioni che lo attanagliano è interpretato con estrema bravura da Stefano Santerini, che con grande personalità ed una voce particolare ben impostata e grave, riceve sempre entusiasta ogni copione di Howard, che nel frattempo si cela dietro l’opera di ben tre autori finiti nella lista nera.

Poi c’è l’alacre e velenoso funzionario inquisitore Maccartiano che indaga complottando e ricattando chiunque per i suoi fini. Giuseppe Renzo rende il personaggio particolarmente antipatico, viscido e fastidioso, da far venire voglia di salire sul palco e… Efficace interpretazione.

Poi c’è un dolcissimo attore comico molto simpatico, interpretato da Maurizio Castè.

L’attore ha una certa somiglianza con il compianto Robin Williams (e anche un po’ con Robert Englund), di cui non approfitta, anzi, la sua è una recitazione molto personale che dona intense sfumature dicotomiche piuttosto forti e toccanti.

È una sorta di secondo protagonista ma nell’ombra, che ricattato dal procuratore per alcune sue pericolose frequentazioni passate, verrà costretto a fare da doppiogiochista.

Bellissima interpretazione profonda e toccante. L’attore, inoltre, interpreterà camaleonticamente anche due personaggi minori di passaggio che arricchiranno la storia.

Elettra Zeppi è stupendamente calata nei panni di una donna degli anni ’50. Subisce il fascino dell’uomo colto e profondo, manifestando superbamente un’ infatuazione quasi adolescenziale, da cui esce ferita quando scopre di essersi innamorata di uno sconosciuto. Reagisce come una qualsiasi donna tradita. È qui che Elettra e Antonello colpiscono nel profondo.

Durante questo passaggio gli attori mutano completamente approccio, mettendo a nudo la loro parte più introspettiva attraverso dialoghi avvincenti ed intimi, che porteranno la donna a scoprire tutta la profondità e la sensibilità di quest’ uomo, che neanche noi avevamo intuito.

Tutto questo si sviluppa nel secondo atto. La seconda parte ci porta ad un estremo stravolgimento della situazione e ci farà apprezzare ancora di più ogni personaggio, ma soprattutto l’interprete principale che da iniziale individuo opportunista, si rivela una persona coraggiosa dal grande senso civico, umano e ricco di valori.

Flaminia Fegarotti appare, purtroppo, solo nel secondo atto. Artista di valore, recupera subito la sua assenza iniziale imponendosi sulla scena con i suoi modi aggraziati ma determinati nel ruolo di un’avvocatessa incisiva che ha ben capito con chi ha a che fare e che con esperienza consiglia al meglio il cliente. Una bella figura.

prestanomeAntonello Avallone rivela anche questa volta la grande conoscenza e la stima che ha per Woody Allen, e dimostra, come sempre, di essere un grande professionista. Nel ruolo di stasera, però, si stacca da questa figura e ci restituisce una bella recitazione tutta “avalloniana”, molto personale e riflessiva, che inserisce a piacimento e senza mai esagerare nel tipico sapore del grande Allen.

Ultimo e non ultimo, altro personaggio chiave è Alfred, lo scrittore grande amico di Howard. Roberto Attias con la sua recitazione esprime e trasmette il disagio del momento drammatico che sta vivendo lo sceneggiatore, ma anche la tempra e la sua forza d’animo che non sembra essere scalfita dalle vicissitudini.
Lui è  una delle vittime sacrificali del Maccartismo.
Con Antonello ricreano un bel rapporto di profonda amicizia che vedremo resistere e anzi rinvigorirsi.
Una bella coppia sul palco che fa specchio al duo Florence-Howard, loro la manifestazione della passione e dall’ amore; mentre il duo Howard-Alfred invece sono una bella e forte rappresentazione del valore dell’amicizia e del rispetto per la persona .
Sottolineo questo perché nel  periodo in questione chi era nella lista nera, veniva ostracizzato e ghettizzato a tal punto da non venire neanche salutato dagli amici per paura di essere tacciati di collusione…
Belle le scene che cambiano in continuazione e che con un’ottima sincronia di luci, permettono di far muovere gli attori nei repentini e frequenti cambi di situazioni, accompagnati dagli applausi del pubblico.

Arredamento, costumi, acconciature e musiche, oltre che gestualità e atteggiamenti, riportano inequivocabilmente agli anni ’50. Tutti questi elementi riescono, tra un sorriso ed una riflessione, a farci respirare l’aria di tensione maturata durante questa inutile e dolorosa caccia ai fantasmi, ricreata in scena attraverso un’atmosfera quasi cechoviana.

Gli attori si rivelano dinamici, pigliati e con spiccate personalità, e danno vita ad una commedia veloce, cronometrica, esuberante e ben diretta. Drammaticità e tristezza si fondono bene con la tenerezza e l’ ironia di questo brillante spettacolo diviso in due atti, che nell’intervallo permette di assistere al breve salto temporale avvenuto e di apprezzare la trasformazione dell’appartamento di Howard, che ormai grazie ai proventi dei copioni ha nettamente migliorato la sua situazione abitativa e personale.

Mi aspettavo uno spettacolo diverso, più divertente forse, ma la storia ha finito per ammaliarmi e coinvolgere profondamente, come i personaggi e lo splendido lavoro del cast. Sono riuscito a stupirmi, divertirmi, emozionarmi e riflettere. Un’interpretazione eccellente che riesce a far spiccare ogni personaggio e ogni suo lato caratteriale.

Uno spaccato realistico e pungente dell’America degli anni Cinquanta viene rappresentato in due intense ore di spettacolo, facendo emergere tutte le malsane e turbolenti idee che hanno insidiato le menti e i comportamenti degli americani di quegli anni.

Bello ed intenso! Grande teatro!

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