In vita di Serena Renzi

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Serena è una brava attrice presenza abituale nel cast della Compagnia degli Audaci, una persona sensibile che ama il suo mestiere e il mondo del teatro.

Realizza e dirige nel Teatro degli Audaci una sorta di spot pro teatro con l’ausilio di alcuni musicisti, cantanti, allieve dell’Accademia della Danza e di alcuni suoi colleghi attori.

A mio avviso, questo corto nasconde, nella sua artisticità, insieme ad una velata sofferenza, una forte voglia di rinascita. In-Vita, nel senso di invitare? O di vita inteso come qualcosa di vitale, la vita che pulsa dietro ogni spettacolo, ogni applauso, ogni spettatore, ogni attore…?

Forse è un invito ad ascoltare con il cuore per trovarci dentro quello che più ci appartiene, in cui ci riconosciamo. Un legame con qualcosa di bello, di toccante, di emozionante.

Il teatro È VITA! Ci distrae, ci diverte, ci arricchisce di cultura, di emozioni. Ognuno può trovarci il suo legame, un’ affinità che dal suo più profondo sé riemerge grazie a ciò che vede su quel palco.

Per me il teatro è un incontro empatico tra lo spettatore e gli artisti. Noi spettatori ci lasciamo cullare, abbracciare, toccare, divertire dal lavoro di uno sceneggiatore, di un attore, di un musicista o di un ballerino.

“Prendiamo avidamente”, è il caso di dire, tutto ciò che ci arriva su quella poltrona durante uno spettacolo, poi ci alziamo e ce ne andiamo. Per noi, dopo quell’ora e mezza, è tutto finito, ce ne andiamo con una nostra idea, soddisfatti o meno senza a volte neanche provare a capire o intuire tutto quello che uno spettacolo ha dietro di sé.

Difficoltà, fatica, sudore, investimento, studio, sofferenza, imprevisti, impegno…quello che ci interessava era “prendere”, per “avere”.

In questo momento, però, la palla passa a noi spettatori. Il teatro, che è sempre stato vivo, ora è in un letargo forzato; le emozioni che produce sono ora prigioniere, intrappolate in una dimensione onirica lontana da noi in cui soffrono e cercano di sopravvivere.

Prima la quarantena, ora le restrizioni. E il teatro con i suoi adepti languono…

Questo video è un inno alla speranza, racchiude la forza di un potenziale inespresso pronto ad esplodere e ad investirci appena sarà liberato. Sta covando, sta maturando, sta fermentando. Cosa ci chiede? Di non dimenticarlo, di non abbandonarlo, di aspettarlo, perché quelle emozioni che può continuare a donarci sono ancora tutte vive, pronte ad avvolgerci di nuovo.

Ora siamo noi a non dover abbandonare questi artisti e, quando sarà il momento, a tornare in quelle sale per riempirle, per applaudire, per riviverle ‘in-vita.’
Il video di Serena? Un pugno nello stomaco.

Sia per il suo messaggio, sia perché dedicato a Sandro Cialente suo zio, un’artista trasteverino da cui lei ha ascoltato per la prima volta questa canzone e che Serena ha voluto usare come tributo nel video. Cialente purtroppo è venuto a mancare pochi giorni fa vittima di questo maledetto covid.

Nel cortometraggio (link che trovate sopra) Flavio, il direttore artistico, entra nel suo teatro vuoto come fosse un qualsiasi spettatore e si siede in una sala vuota, ma che riempie con il suo entusiasmo, quello che non ha mai perso, neanche in questo periodo, nonostante l’ennesima sospensione della sua programmazione.

Ha risistemato il teatro e cercherà di salvare, come ha già fatto, quello che può del suo palinsesto. Partecipa al video di Serena, vede lo spettacolo che propone, per poi applaudire emozionato. Poi, al suo unico battere di mani, si aggiunge un applauso immaginario che riempie la sala, ma anche il cuore di chi vede il video.
Toccante, come solo la sensibilità di Serena poteva partorire. Non è un canto del cigno, ma l’urlo della fenice che risorge.

Non lasciamoli soli, loro non lo hanno fatto.

Lascio la parola a Serena Renzi

‘Questo progetto è nato dal bisogno di restare attivi, di creare, condividere, una cosa naturale per ogni artista.
Ma il momento è quello che è, per cui dall’idea iniziale di fare un flashmob numeroso in strada abbiamo optato per qualcosa “a numero chiuso”.

Flavio De Paola ci ha accolti nel suo bellissimo teatro e la voglia di fare è cresciuta. Giustamente ci siamo dati delle regole nel rispetto e per la tutela di tutti.

Ogni gruppo ha fatto una sola prova e per conto proprio: gli attori a Villa Pamphili, il corpo di danza al parchetto Marta Russo a Labaro, le cantanti (entrambe con test negativo) a casa loro e i musicisti collegati via internet.

In teatro tra gli attori è stata mantenuta la distanza di sicurezza, anche durante le battute, musicisti e ballerine hanno lavorato con le mascherine. Anche nelle pause siamo rimasti seppur con difficoltà, sempre distanziati e protetti.’

Credo di poter aggiungere che il teatro è un luogo sicuro…

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