“Mia moglie Penelope“

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (ferie in compagnia di Omicron)

Teatro Tor Bella Monaca arena estate

Liberamente tratto dal libro “Itaca per sempre” di Luigi Malerba, adattamento di Margherita Gina Romaniello,

con Pino Quartullo e Ornella Muti, regia di Pino Quartullo, musiche di Oscar Bonelli, foto di Augusto Frascatani.

Non è un mistero che io ami Pino Quartullo, un attore che ho seguito per molti anni nei suoi film ed ora (purtroppo da poco tempo, mea culpa) anche in teatro. Questo mi ha permesso di scoprire altre sue sfumature artistiche, che hanno accresciuto la mia ammirazione per lui. Stasera è in compagnia di un altro mostro sacro dello spettacolo, la deliziosa e bravissima Ornella Muti, un’ altra artista che stimo da sempre ma che non avevo mai avuto il piacere di vedere in teatro. Dunque un doppio appuntamento a cui non mancare assolutamente.

La storia di Ulisse la conosciamo tutti e anche quella della moglie Penelope. Stasera però, nei panni della Muti, la regina ha deciso di alzare la testa e far valere la sua personalità, svestendo quei panni di donna mite, ingenua, succube e uscendo dal suo ruolo di secondo piano all’ombra del marito. La rilettura è interessante e provocatoria, e cerca di rendere giustizia non solo a Penelope ma, credo, alla figura della donna in generale. Attraverso un testo pungente e a tratti divertente, i ruoli che conosciamo vengono abbattuti, sovvertiti, mostrati sotto un’altra angolazione. Saranno accompagnati dalle musiche di Oscar Bonelli, che si avvicenderà con vari strumenti tra cui l’arpa birmana, vari flauti, il sitar, il duduk e altri strumenti poco conosciuti, che creeranno un efficace tappeto sonoro alla storia, sopra una base registrata persistente dai toni bassi e gravi che ne accrescono il pathos.

Entrando, Oscar suona una conchiglia con cui rievoca immediatamente il mare e quindi il viaggio infinito di Ulisse. Gli strumenti musicali sono strategicamente posizionati sul palco in maniera da riportare alla mente un’ imbarcazione del periodo greco. Il musicista prende posto proprio al centro di questa “barca” e da lì, con cura, ci traghetterà musicalmente sottolineando gli attimi più salienti dell’incontro tra i due personaggi in questa nuova edizione dell’ Odissea.

La storia, infatti, ripercorre il racconto che conosciamo, dando maggiormente spazio all’intimo dei due personaggi, con un occhio più attento su Penelope. Ulisse da subito si mostra ironico, sfrontato, provocatorio, come nelle sue corde, ma col tempo svelerà una seconda personalità piena di dubbi, incertezze e debolezze che non ci si aspetta da questo eroe. Penelope, al contrario, si rivelerà forte, risentita e rancorosa. Da subito viene posto in risalto il dubbio di Odisseo che si chiede se la moglie gli sia stata fedele in questi vent’anni di assenza. Proprio lui, che sappiamo essersi concesso numerose scappatelle nel suo peregrinare!

Paradossalmente, a dispetto di ciò che ci narra Omero, Penelope riconosce immediatamente il marito, vorrebbe corrergli incontro per rompere il forzato digiuno affettivo durato così tanto. Ma è frenata nel suo intento da un Ulisse che, anziché rivelare subito la sua identità, proprio con lei si nasconde da mendicante fino a diventare guardingo e sospettoso, rovinando quello che poteva essere il momento più bello della loro vita. La storia è raccontata attraverso brevissimi monologhi in cui i due protagonisti si avvicendano, e le luci sul palco si alternano efficacemente, illuminando chi prende la parola ed esaltando così i passaggi più importanti. L’impatto con le luci si sposa ottimamente con la colonna sonora, creando un’ atmosfera che riesce ad inghiottire il pubblico.

Ulisse intanto vacilla di fronte alla moglie che è ancora splendida, ma i suoi sospetti e la gelosia prendono il sopravvento. I caratteri di entrambi dopo vent’anni sono cambiati, Omero non lo aveva previsto, ma Malerba invece gli dà voce. I due narratori sono d’accordo solo sul loro amore che è rimasto immutato.

Le voci di Ornella e Pino sono inconfondibili, piacevoli, familiari; sapientemente, con la loro classe, svelano con bravura l’intimo dei due personaggi. Ulisse è ammaliato, sembra innamorarsi una seconda volta della moglie che è divenuta scaltra e furba per sopravvivere alla forzata coabitazione con i Proci. Anzi, oserei dire che ha addirittura superato il marito in questo.

I sospetti del marito la feriscono, tanto da farle desiderare di ricambiare con la stessa moneta l’offesa. La scaltrezza di Ulisse vacilla è l’eroe comincia a cadere nella ragnatela tessuta dalla moglie.

La storia dell’Odissea intanto continua ma, a spiccare sempre di più sono le sfumature dei caratteri dei protagonisti che diventano sempre più centrali. Penelope cerca di destabilizzare, provocare e insospettire Ulisse, fomentandone i dubbi. Ormai la sensibilità femminile è stata ferita ed è lei che ora cerca conferme. La donna però dimostra di essere stata fedele, ma soprattutto di essere stata una buona regnante. Ulisse è destabilizzato, spiazzato e perso di fronte a questo cambiamento. Sarà in grado di essere di nuovo il marito che era?

In questa sceneggiatura c’è una lettura moderna e sagace che riscatta la figura femminile di Penelope alla quale siamo abituati. Pino è molto bravo nel vestire il ruolo di questo eroe senza piedistallo; lo rende buffo, impacciato, insicuro. Gioca molto con la sua voce e i suoi atteggiamenti, ridisegnando il personaggio come un antieroe. Ornella, elegante e principesca nei suoi bellissimi costumi della Maison Celestino, restituisce dopo secoli credito, personalità e giustizia alla regina di Itaca grazie ad una lettura recitata sicura ed energica.

Alla fine dello spettacolo, come sempre, Pino Quartullo si è gentilmente intrattenuto con il pubblico rimasto ad aspettarlo, raggiunto poi da Ornella Muti, anche lei molto disponibile e sempre affascinante.

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