“Noi in quanto che”

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Teatro Golden
di Claudio Greg Gregori, Lallo Circosta, Riccardo Graziosi, Lallo Circosta, Riccardo Graziosi e Vania Della Bidia. Regia di Claudio “Greg” Gregori. Una produzione AB Management

Lo spettacolo è composto da una miriade di scenette, sketch, monologhi, canzoni…, che i tre sul palco definiscono, giustamente, ”commedia politicamente scorretta”. Lo stile è decisamente “old oriented”, simile agli show del sabato sera iniziati con la mai dimenticata tv in bianco e nero e continuati in quella a colori, con gli artisti ormai scomparsi ma ancora vivi nel cuore degli italiani.

Sentirete il sapore di tanti grandi che delicatamente avvertirete come presenze e muse ispiratrici nelle battute della sceneggiatura, nelle marcate espressioni e nelle movenze: Banfi, Sordi, Fabrizi, ma anche Greggio, D’Angelo, Beruschi… c’è di tutto, e tutto contribuisce a dare vita a quello che si rivela essere uno spettacolo dedicato a questi grandi dei tempi andati.

Una proposta ben fatta, che non sa mai di riciclato, di già visto, di scontato o di anacronistico.
A questo semplice ed intelligente ritorno al passato vengono inoculate vigorose dosi di modernità che rendono tutto alquanto originale.

Vania è l’artista piacente, voluta da Lallo a tutti i costi. Scoprirete che dietro la parvenza dei suoi mediocri personaggi femminili, si nasconde un’artista preparata, disinvolta, padrona del palco, ironica ed in grado di trasformarsi ed evolversi di continuo in personaggi sempre più divertenti ma dal retrogusto amaro, che ben sanno spalleggiare i colleghi.

Troviamo Riccardo, all’inizio perplesso per la discutibile scelta, poi più spento nelle sue obiezioni di fronte alla ferma decisione di Lallo di fare il filo alla ragazza. Intanto, cercano di portare avanti le prove di uno spettacolo.

Lo show propone continue cadute di stile attraverso divertenti e bislacchi bisticci fra i tre, che danno vita ad uno serata leggera, portavoce di quel gusto ormai quasi dimenticato di fare spettacolo. Quello con battute semplici e dirette farcite da espressioni e movenze che mi hanno ricordato Chiari, Rascel, Totò…

Il tocco d’artista è nella sottile ironia che denuncia l’attitudine ad un pensiero corrente ormai radicato nella nostra quotidianità, alquanto bigotto ed ipocrita, nel ricercare qualcosa di socialmente scorretto in ogni affermazione. La scelta di ritornare alle origini della comicità televisiva di una volta è un modo morigerato, spontaneo e schietto di dimostrare o ricordare come un tempo si scherzava liberamente su tutto senza per questo essere additati come scorretti nel senso più negativo della parola.

Oggi tra body shaming, sessualità fluida, genitori transgender, minoranze etniche vessate e altro, ogni riferimento ironico a queste definizioni viene letto come politicamente scorretto. Ci ritroviamo così, senza avvedercene, imprigionati in una censura non dichiarata ma palesemente esistente che ci condiziona a tal punto da annichilire ogni esternazione spontanea.

Una posizione che comporta il rischio di dover scoprire a tutti i costi immaginari scheletri nell’armadio in chi cerca di fare semplicemente spettacolo.

Allora perché non rievocare i fantasmi di quegli artisti scomparsi per venirci a tirare le dita dei piedi e ridestarci da questo incubo? Perché non simulare una sorta di “possessione” artistica che questi tre attori portano in scena e che, diciamolo, coraggiosamente affrontano dei temi così come avrebbero fatto educatamente mostri sacri come Villaggio, Pozzetto, Vianello e altri artisti?

Anche Lallo, Riccardo e Vania hanno lo stesso obiettivo: distrarre, intrattenere e divertire senza voler ferire qualcuno, scevri da ipocrisie e bigottismi.
Adoro Lallo e la sua comicità spontanea, l’ allegria, il modo di porsi. Non da meno Riccardo, che ho apprezzato poco tempo fa in “Più vera del vero” a fianco di Valentina Corti e Felice Della Corte, e così la bravissima e simpaticissima Vania, che riesce a destreggiarsi nell’interpretazione di molti personaggi ai quali dona insieme comicità e sex appeal. La sceneggiatura disegna una donna che si stacca dai tipici stereotipi e cliché , rendendola emancipata, sicura di sé, a tratti dispotica, in grado di tenere testa ai maschietti, in gag che risultano molto fini ed intelligenti seppur ricche di ironia.

Sotto l’egida di Claudio Gregori, i tre portano in scena questo irriverente ma piacevole spettacolo tra balletti e musiche, in cui mi è sembrato di ritrovare alcune musicalità riconducibili a “Latte e i suoi derivati“.

Irresistibile la performance di Riccardo che impersona Giacomo Leopardi e poi Pablo Picasso, uno dei momenti in cui a mio avviso si raggiungono i picchi più alti della serata. Ma tante altre sono le scenette assolutamente divertenti che i nostri propongono. Alcune famose fiabe, che tanto hanno fatto discutere negli ultimi periodi in cui qualcuno vede tracce di razzismo o prevaricazione sulla donna, vengono schiettamente riproposte da questi geniali artisti con i tagli e le censure che secondo alcuni andrebbero operate… Fantastici! È un continuo avvicendarsi di gag all’insegna dello scorretto, in cui i nostri affrontano argomenti oggi ritenuti “scottanti” con coraggio e leggerezza tutti in modo innocuo ed esilarante!
Mi mordo la lingua per non raccontarvele, per non “spoilerare” uno spettacolo che va visto sia per la sua comicità che per il forte messaggio che contiene e che fa riflettere.

La Prima è andata, tanti gli attori presenti tra il pubblico: lo stesso Claudio Gregori, Pierre Bresolin, Pietro Romano, Andrea Perroni, Gianfranco Phino, Toni Fornari, Salvatore Scirè, Simone Gallo solo per citarne alcuni.
Il Teatro Golden vi aspetta!

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