“Più sordi di me”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona e oltre (autunno e mascherine chirurgiche)

Teatro Lo Spazio

-Riflessioni tragicomiche a chilometro zero sulle sordità degli udenti-

Di e con Argentina Cirillo e Giuditta Cambieri

Nuovo spettacolo accessibile ai sordi e alle persone udenti.

Questa è un’esperienza che ogni volta voglio replicare. Amo questo spazio spettacolo inclusivo, dedicato al pubblico dei sordi, ma che possa essere seguito contemporaneamente anche dagli udenti. Giuditta è una pioniera nel campo; attrice e sceneggiatrice in gamba, dedica molto del suo tempo a questo tipo di iniziative e sa come riuscire ad accattivare il pubblico. Ritengo sia molto educativo sentirsi ogni tanto “il diverso” in una situazione come questa. Mi fa capire come una qualsiasi persona “diversa” possa sentirsi in un mondo di “normali”. Qui tutti o quasi parlano la lingua LIS, io no. Dunque, mi sento un po’ un pesce fuor d’acqua ma non un escluso, e questa è proprio la magia che si genera al “ Teatro Lo Spazio”. L’inclusività è un segno di progresso, di comprensione, di accettazione dell’altro che, pur con la sua unicità, è esattamente come te. Questa è un esperienza che invito tutti a fare; primo, perché gli spettacoli presentati sono sempre deliziosi; secondo, perché ci permette di infrangere quella barriera invisibile e sottile che ci allontana dal diverso, rifuggendo nella nostra “normalità”… Intanto che ci riflettete, io mi godo lo spettacolo.

Argentina è molto preoccupata per l’inquinamento ecologico, ma anche per quello sociale e culturale, e dunque sul palco esterna le sue riflessioni. Questa spigliata e dolcissima ragazza è sorda dalla nascita, ma ha sviluppato oltremodo gli altri sensi ed ha un intelligenza sopraffine. La sua “fortuna” è quella di non poter sentire con le sue orecchie le falsità del mondo esterno che la circondano, che a pensarci bene sono le stesse che circondano anche tutti noi. Lei è molto vigile e attenta a ciò che accade, ai suoi occhi vispi non sfugge nulla. Qui pone una domanda, che sarà poi rivolta a tutto il pubblico: “È più sordo un sordo vero o un sordo finto?” parafrasando il detto “Non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire…”

Argentina e Giuditta insieme sono travolgenti. Giuditta segue e traduce quanto la sua tenera compagna vuole trasmettere alla platea.

Parte un breve e divertente video introduttivo su come deve comportarsi un udente ad uno spettacolo per sordi, in cui appaiono proprio loro due. Ne esce fuori una spiegazione ricca di gag divertenti sulla corretta gestualità del mondo dei sordi, ma anche e soprattutto su quella sbagliata, la stessa che noi udenti usiamo inconsapevolmente per aiutarci a comunicare con loro, spesso ridicolizzandoci ai loro occhi. Gesti che alla fine si rivelano spesso inopportuni, dei veri e propri strafalcioni, quando non vere e proprie parolacce! Segue un’ energica e storica sigla che dà il via al vero e proprio spettacolo, quella del telefilm “Wonder woman”. Giuditta, come sempre, sprizza energia e ha una carica invidiabile, balla un’ allegra coreografia con Argentina, che intanto si muove sorprendentemente a tempo di musica! Il balletto è pieno di gag, movimenti deliziosi e divertenti appositamente studiati per farci ridere. Giuditta, poi, interrompe la musica in complicità con il simpatico tecnico delle luci e del suono, stizzita da alcuni battibecchi tra lei e l’altra, mentre Argentina inconsapevole continua a ballare strappando sorrisi ed applausi. Davvero due adorabili Wonder womens!

Lo spettacolo verte sul tema dell’ecologia, quindi la scenografia è cosparsa di immondizia, soprattutto involucri di plastica sparsi qua e là. Loro si dimenano e si agitano tra battute divertenti e balletti ironici, coinvolgendo il pubblico presente e toccando anche l’argomento della sordità vista da un sordo. Sono molto tenere, un bel quadretto; mi ricordano una madre e una figlia che per gioco inventano appassionatamente un numero per esibirsi in qualche festa intima, coinvolgendo amici e parenti. L’ambiente che creano infatti è familiare; tra di loro è palpabile il grande feeling, sono molto affiatate e questa sinergia le permette di dare il meglio. Giuditta traduce tutto al pubblico udente, arricchendo con trovate molto simpatiche i dialoghi. Sono entrambe istrioniche, molto espressive e lo spettacolo che ne esce fuori è piuttosto gradevole. Credo che la grande passione che trasuda da Giuditta per il teatro, celi tutte le difficoltà e la fatica del suo lavoro. Non voglio neanche immaginare quanto sia per lei impegnativo portare avanti uno spettacolo del genere. Scrivere, ballare, saltare, agitarsi, recitare, mantenendo con il suo occhio vigile tutto sotto controllo. Non deve essere facile dividersi tra le due tipologie di pubblico presenti, tradurre tutto a velocità forsennata e recitare con naturalezza.

A fine serata ho parlato con Carolina Cigliola ed Irina Fartade, due esperte traduttrici di lingua LIS, che spesso collaborano in questo progetto salendo sul palco con gli artisti. Mi hanno spiegato quanto la scrittura di uno spettacolo del genere sia complicata da realizzare, sottolineando anche il fatto che i sordi hanno un’ ironia e un modo di interpretare l’umorismo differente dagli udenti, e per questo lo spettacolo deve essere ben pensato, ponderato, bilanciato per poter intrattenere equamente un pubblico eterogeneo come quello presente. Una bella responsabilità per Giuditta, da cui dipende l’esito della serata, e direi che anche stavolta è riuscita nel suo intento, visti gli applausi e l’entusiasmo del pubblico.

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