“Riccardo III”

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Spazio Citylab 972
Progetto di Luca Ariano e Pietro Faiella
Regia di Luca Ariano
Adattamento e aiuto regia Natalia Magni Scenografia Luca Ariano con la collaborazione di
Alessandra Solimene Costumi Elisa Leclè Luci Luca Ariano
Assistente alla regia
Tessa Perrone
Responsabile di Produzione Romina Delmonte
Ufficio Stampa Viola Sbragia
Produzione Officina Teatrale di Massimo Venturiello

Con: Pietro Faiella (Riccardo III), Roberto Baldassari (Clarence, Hastings, Sindaco) Gilda Deianira Ciao (Elisabetta), Romina Delmonte (Margherita), Luca Di Capua ( Catsby, sicario)

Lucia Fiocco (Lady Anna), Mirko Lorusso (Rivers, Stanley), Liliana Massari (Duchessa), Alessandro Moser (Buckingham, sicario)

Nell’estrema periferia romana, sulla Salaria vicino all’aeroporto dell’Urbe troviamo, lontano dalle mete abituali, questo originale centro.

Si tratta di una ex cartiera trasformata in polo culturale. Siamo accolti da uno staff sorridente ed ospitale che ha preparato in un angolino qualcosa di caldo da bere per gli ospiti. Un ampio corridoio e una sala enorme sono utilizzati per una mostra temporanea di quadri.

Nella sala che ospita il teatro ogni fila è posta su un piano superiore in maniera da permettere una buona visione dello spettacolo ad ognuno.

Stasera avrò modo di vedere una replica rodata, visto che lo spettacolo è già proposto da tempo su questo stesso palco.

Del Riccardo III di Shakespeare va in scena la stesura originale, con qualche taglio per renderla più fruibile e scorrevole e un’ambientazione alquanto originale.

Non amo particolarmente le riproposizioni di originali storici in ambientazioni e costumi fuori epoca, preferisco solitamente la fedeltà all’originale con costumi coevi. Quindi lo ammetto, sono venuto con i piedi di piombo, ma ho lasciato comunque sulla soglia dell’entrata ogni mio preconcetto per cercare di essere oltremodo obiettivo.

Pur stridendo con i miei gusti, questa serata si presenta invece assolutamente interessante. Troviamo un’atmosfera onirica e surreale grazie all’uso di pareti di un bianco accecante.

L’iniziale aspetto asettico si trasforma con un’illuminazione che via via è sempre più suggestiva, con l’inserimento a volte di colori tenui, a volte più forti a sottolineare la tensione delle scene.

Il tutto è amplificato da una colonna sonora per lo più fatta da musica classica con inserzioni di brani più moderni.

Gli attori e gli spettatori si trovano così inghiottiti in una scena innovativa, composta da pannelli mobili e scorrevoli movimentati con grande perizia, atti ad ingrandire o rimpicciolire suggestivamente l’ambiente che ricorda la scenografia di “2001 Odissea nello spazio”, o che si ispira ai quadri metafisici di Giorgio De Chirico.

Lo spettatore è suggestionato da questa mirabile scenografia che racchiude il palco in una sorta di scrigno sospeso in un non tempo e lo trasforma in testimone dell’ascesa al potere di Riccardo, duca di Gloucester, ultimo sovrano inglese della casata degli York.

Il monarca regnò dal 1483 al 1485, quando morì ucciso in battaglia da Enrico Tudor.

Dai ritrovamenti archeologici risulta che fosse deforme, e infatti era soprannominato “Il fermo” per la disabilità che lo impediva nei movimenti. L’immagine di questo monarca è tuttora controversa, Shakespeare lo presenta sotto le vesti di un grande maestro dell’ inganno.

Pietro Faiella si adegua a questa visione restituendoci un re che fa il verso al Roy Batty, l’androide di “Blade Runner interpretato dall’ indimenticabile

Rutgher Hauer, e a Grima Vermilinguo, l’ispido consigliere del re Theoden nel “ il Signore degli anelli” interpretato da un magistrale Brad Dourif. Il costume che indossa ricorda quello del comandante Ed Straker interpretato da un insolito ed androgino Ed Bishop nella serie fantascientifica “UFO” degli anni ’70.

Tutti i costumi degli attori si rifanno ad un’immagine per lo più fantascientifica inquinati da inserti che rimandano al periodo classico. Sono di fantasia, ma di indubbia qualità e particolarmente evocativi. Tutti in tinta unita, scarpe comprese. I loro colori sembrano voler esternare l’essenza di ogni personaggio, senza donargli volutamente delle sfumature caratteriali.

Insieme al protagonista si muove tutta una pletora di personaggi sviliti e umanamente discutibili, corrotti dal potere e dall’ ambizione.

L’ambientazione gioca un ruolo determinante trasmettendo efficacemente forti sensazioni.

Il mix tra suoni e colori serve a disorientare ed infastidire continuamente il pubblico, e anche la recitazione cerca di indurre una forma di repulsione nello spettatore, la stessa che emanano la maggior parte dei personaggi con le loro vicende.

Riccardo III viene rappresentato in tre fasi: ascesa, elezione e caduta, in cui Pietro si trasforma camaleonticamente rappresentandosi sempre come emblema della più decaduta corruzione morale, che ben si sposa con la sua spiacevole presenza fisica.

Profondamente bieco e manipolatore, nella prima fase è un subdolo e viscido arrivista; nella seconda uno sprezzante monarca; nella terza scivola nella più profonda viltà e codardia.

Pietro veste talmente bene i panni di questo personaggio così meschino, opportunista, falso, fastidioso e vigliacco da arrivare ad infastidire con la sua bravura.

Con lui sul palco orbitano ben sedici figure che si muovono tra inganni e tranelli, interpretati da altri otto validi attori e attrici.

Interessante è il divario creato tra le figure maschili e femminili. Gli uomini cercano di prevaricare e di imporsi tra loro, rendendosi servili e ruffiani, e interpretano più personaggi. Questa scelta registica forse vuole sottolineare l’ambiguità maschile nella storia. Le donne interpretano invece un unico personaggio che rende così la figura femminile più stabile e naturale mentre cerca di preservare i propri amati e di piangerne i destini.

A dispetto del gruppo maschile, quello femminile crea una particolare e compatta uniformità da cui sprizzano speranza e disperazione ma anche una grande forza d’animo.

Appaiono struggenti, romantiche e passionali e il loro fascino, seppur costantemente schiacciato dalle vicissitudini, traspare timidamente nei gesti e nelle esternazioni.

Luca Ariano si rivela un regista attento, che volge lo sguardo all’avanguardia portando il suo Riccardo III nel futuro, ambientandolo in uno spazio vuoto ma dinamico anche se privo di oggetti. Muove magnificamente i suoi attori in questa dimensione claustrofobica ed asettica che pare voler imprigionare i personaggi che, come un demiurgo, sposta per sfruttare ogni angolo e creare dei suggestivi quadri sulla scena.

Faiella è il protagonista indiscusso, ha la parte del leone, è il burattinaio che muove i fili del destino di tutti. Con gesti altezzosi, nonostante la mano storpia, si muove con eleganza dirigendo a suo piacimento luci, personaggi e scenografia.

Il resto del cast non è da meno e crea con lui un magico e drammatico contorno, fatto di perfette interazioni. Uno spettacolo ricco di fascino con un cast preparato e perfettamente affiatato.

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