“Sottobanco” di Domenico Starnone

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TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona ( un Capodanno attraversando la quarta ondata)

Teatro Marconi

regia di Claudio Boccaccini

con Gaia de Laurentiis, Felice Della Corte, Paolo Perinelli, Riccardo Barbera, Silvia Brogi, Marina Vitolo, Enoch Marrella.

È la prima volta che passo un Capodanno a teatro e devo dire che la cosa mi alletta, anche per il calibro dei nomi presenti in scena.

La regia è di Claudio Boccaccini e già questo basterebbe come garanzia. Tutti gli altri sono nomi piuttosto noti per chi frequenta il teatro, attori d’esperienza e blasonati. Sono vicino a tutti gli artisti che hanno sofferto in questi due anni per il brusco e lungo fermo della loro attività a causa della pandemia. Con la mia partecipazione voglio anche dimostrare il rispetto, la solidarietà e l’affetto che provo per loro, che si stanno buttando alle spalle un anno difficile.

Siamo negli anni ’90 in un Istituto tecnico della periferia romana durante gli scrutini che decidono la sorte di una classe turbolenta. La situazione degli studenti, ed in particolare di un alunno, dividerà i docenti nel loro giudizio, scatenando tra di loro vecchi rancori mai sopiti. Si tratta di una commedia che ha ormai trent’anni, che offre lo spaccato di una realtà scolastica di quegli anni sicuramente estremizzata. Scritta peraltro da un professore, la commedia, attraverso una regia che sapientemente scandisce i tempi serrati delle battute e organizza gli spazi sulla scena, evidenzia due classi di pensiero ancora esistenti: da una parte i docenti che vorrebbero aiutare, capire gli alunni e costruire i percorsi più adatti a loro; dall’altra quelli più distaccati che pensano solo ad insegnare la loro materia e a valutare le conoscenze. Questi approcci all’insegnamento sono espressi attraverso i caratteri dei professori, il loro lato umano, i loro pregi e difetti.

Anche se oggi, per fortuna, il mondo della scuola si è in parte evoluto, Il tema trattato è ancora attuale e offre uno spunto di riflessione, usando una punta di cinismo ma anche tanta ironia.

Il primo atto introduce tutti e sette i personaggi, evidenziandone i caratteri, i difetti, il pensiero ma soprattutto le rivalità, le tensioni e gli attriti irrisolti.

Nella prima parte i personaggi si avvicendano sulla scena; onnipresenti e centrali però sono la tenera e dolce Gaia, professoressa di matematica, piuttosto tesa, un po’ nevrotica, piena di dubbi e scrupoli, che nella sua insicurezza nasconde in realtà tanta umanità. Lei è alle prese con una forte simpatia, una combattuta tresca amorosa con Felice, un professore di Italiano. Lui è un mediatore, un vero educatore, pronto a cogliere l’aspetto positivo di un alunno al di là del suo profitto. Entrambi uniti da questa forte simpatia personale, sono però in conflitto per il giudizio su un alunno tremendo. Loro sono due poli che si attraggono e respingono, sono infatti sempre al centro della scena e delle critiche dei colleghi. Paolo è un azzeccatissimo preside dell’istituto, si cala in questi panni in maniera più che credibile. Lui ha delle idee sicuramente maturate dalla sua esperienza vecchio stampo, ma è comunque un ottimo arbitro per la contesa in atto. Enoch è invece un professore di religione che, nonostante possa con la sua materia entrare in contatto con le personalità dei suoi alunni, vede solo la superficie e si ferma a giudicare le apparenze. Scansato da tutti i colleghi per la sua scarsa igiene personale, è una vera macchietta che strappa sorrisi amari. Silvia, insegnante di lingua francese, in preda all’alcolismo sembra essersi fatta travolgere dalla vita e aver abbandonato ogni aspettativa su di sé e sulla sua professione, ci regala un’ottima interpretazione. Riccardo veste i panni di un antipatico, fastidioso e viscido professore ed ingegnere egocentrico, per nulla attento ai suoi ragazzi e preso da se stesso e dai suoi impegni extrascolastici. Marina è un’ insegnante di arte dal carattere pungente e dalla risata canzonatoria davvero infettiva, la cui superficialità è talmente evidente che desta perplessità sulla sua professionalità ma al contempo è, insieme a Enoch, il fulcro della comicità.

sottobancoIl primo atto si chiude un quarto d’ora prima della mezzanotte allorché la quarta parete viene, per così dire, “bucata”. Palco e platea si fondono all’arrivo imminente del nuovo anno. Come ne “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen, i nostri svestono il loro personaggio e simpaticamente, pur mantenendo la forzata distanza anticovid, partecipano scendendo dal palco insieme agli spettatori per il brindisi. Maria e Manuela dello staff, sempre presenti, corrono per la platea preoccupate di non lasciare nessuno senza il bicchiere di spumante per festeggiare. Davvero insolito, divertente e anche emozionante!

sottobancoPoi i nostri riprendono i loro abiti abbandonati sul palco e li riempiono di nuovo con il loro personaggio, recuperando in pochi minuti quelle tensioni e le emozioni del loro ruolo.

Tutto ricomincia. Il secondo atto si apre con l’inizio dello scrutinio, dove tutti i nodi vengono al pettine. Qui ognuno libera la parte più caratterizzante del suo personaggio, dando vita a scontri ed incontri che rendono più accattivante e coinvolgente la commedia, sempre più esplosiva fino al suo epilogo.

Lo spettacolo rimane in cartellone fino al 9 gennaio. Un’ occasione per poter vedere un ottimo cast in azione.

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