Chiesa dei Santissimi Marcellino e Pietro a Duas Lauros sulla via Casilina Roma

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ViviRoma a passeggio per la città

La chiesa, con le relative catacombe si trova in una zona decentrata rispetto i consueti giri turistici tradizionali. Il sito è dunque poco frequentato, ma merita assolutamente di essere visitato.

La parrocchia fu istituita nel 1765 per volere di Clemente XIII, mentre la chiesa attuale risale al 1922.

La vecchia chiesa invece, fu costruita su un’area che in epoca romana apparteneva ad Elena, la madre di Costantino I. Il suo possedimento si estendeva dalla zona compresa tra Santa Croce in Gerusalemme e la zona militare di Centocelle. Conosciuta all’epoca come “Duas lauros” (da cui il nome la chiesa), per la presenza di due alberi di alloro qui presenti ed evidentemente particolarmente rigogliosi.

Prima che Elena entrasse in possesso della zona, qui c’ era una necropoli della guardia personale dell’imperatore; quella degli “Equites singulares”, caduti in disgrazia per essersi schierati con Massenzio durante la guerra per il potere contro Costantino.

Successivamente nel periodo di Diocleziano, tra il 284 e 305, le catacombe dedicate ai due santi servirono da rifugio ai cristiani. Fu intorno al 330 che Costantino realizzò il mausoleo dedicato alla madre, canonizzata santa. Secondo la tradizione, la donna ritrovò durante un suo pellegrinaggio in Palestina la grotta della natività e i resti della croce di Gesù.

Nel medioevo il luogo andò in rovina e solo grazie ad Urbano VIII nel 1600, venne eretta una piccola chiesa dedicata ai due santi, utilizzando parte delle rovine dell’antica basilica poi risistemata definitivamente da Clemente XIII.

Sotto di essa si sviluppano quasi 17 km di gallerie, che sembra arrivino a collegarsi con le catacombe piu conosciute presenti sull’Appia e nei pressi di Porta Maggiore. La catacomba risalirebbe ad un periodo compreso tra il 100 e il 200 d. C.

L’accesso principale era proprio dove poi sorse la chiesa e il mausoleo di Elena. Solo una decina delle ottantasette stanze affrescate finora rinvenute sono ora visitabili e rese fruibili grazie ad un intervento di consolidamento e restauro. Per restaurare i favolosi dipinti e restituire loro l’antico splendore, si è utilizzato un innovativo procedimento con l’utilizzo del laser.

Ben 18.000 metri quadrati di superficie accolgono circa 30.000 sepolture, alcune migliaia, quelle degli Equites, si trovavano più in superficie. All’interno delle catacombe è stata scoperta una grande fossa comune contenente circa 1200 corpi, la sepoltura risale alla peste antonina tra il 165 e il 180, detta anche di Galeno, dal medico che la studiò. Epidemia che probabilmente uccise l’imperatore Marco Aurelio e da cui prende tristemente il nome.

Durante la visita guidata si percorre circa un chilometro delle gallerie, dove si incontrano una decina di stanze stupendamente affrescate. Le catacombe si snodano su 4 livelli, non tutti ancora esplorati e non visitabili perché difficilmente percorribili, ma soprattutto ancora da mettere in sicurezza.

È tra il 315 e il 325 che Costantino realizzò il mausoleo in memoria della madre, una basilica circiforme. Il mausoleo misura oltre 20 metri e la cupola, oggi non più visibile, presentava alla base due giri concentrici di anfore olearie iberiche, dette volgarmente “pignatte”, da cui deriva il nome del limitrofo quartiere Torpignattara.

All’interno del complesso è ospitato un piccolo museo che racconta la storia del sito e della famiglia di Costantino.

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