Intervista a Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta

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Sabrina Brazzo e Andrea Volpintesta

esclusiva“Attraverso l’insegnamento, vogliamo offrire una possibilità ai giovani che non hanno avuto la nostra stessa fortuna”

Prima di uscire di casa, metto in borsa il dvd del “Bolle and friends” da far autografare. Ci sono occasioni che nella vita non si possono perdere e questa è proprio una di quelle.

La danza classica è sempre stata la mia più grande passione e sapere di dover incontrare una stella del balletto come Sabrina Brazzo mi sembra un regalo del destino.

Quando arrivo al Molinari Art Center sento la musica vibrare tra le pareti. Mi affaccio alla sala e assisto alle prove dei giovani allievi della compagnia JAS Art Ballet. Vengo rapita dai loro movimenti come se ogni gesto servisse a disegnare una ragnatela nella quale rimanere avvinghiata. Lei è seduta a terra e quando mi vede mi fa segno di entrare. Rimaniamo l’una accanto all’altra fino all’applauso finale.

Étoile del Teatro Alla Scala di Milano e Prima Ballerina al Covent Garden di Londra, Sabrina Brazzo ha ricevuto da poco l’onorificenza come Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Un riconoscimento importante per un’artista che nonostante le difficoltà è riuscita a fare della danza il suo mestiere.

A curare assieme a lei lo spettacolo “Dream” in scena al Teatro Golden il compagno Andrea Volpintesta che gentilmente si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande. Una conversazione piacevole e interessante che offre spunti di riflessione importanti sulla situazione del balletto in Italia.

Sabrina Brazzo e Giulia Bertollini

Sabrina e Andrea stasera sarete al Teatro Golden con lo spettacolo “Dream”. Ce ne parlate?
Sabrina: Questo spettacolo rappresenta la fine del percorso della classe Junior della JAS Art Ballet. Abbiamo realizzato questo spettacolo grazie ai nostri giovani talenti provenienti da tutta Italia. Porteremo sul palco un pezzo neoclassico e un secondo tempo contemporaneo.
Andrea: Abbiamo scelto di ballare con i ragazzi nel primo tempo di questo spettacolo perché è importante che i giovani vengano a contatto con dei professionisti. Noi li seguiamo nella preparazione tecnica e a livello di espressività artistica. Soprattutto a questa età si riscontra una forte insicurezza. Quando però c’è il talento bisogna fargli capire che devono andare al di là dei propri limiti.

Sabrina Brazzo

Quali sono i pro e i contro di condividere il palco con il proprio compagno? Tra l’altro nel 2012 avete fondato insieme la JAS Art Ballet. Come è nata questa idea?
Andrea: Credo che ci siano più pro che contro. La danza è un’arte prima ancora che un mestiere. In questi anni, abbiamo condiviso il palco anche con altri grandi ballerini e sicuramente l’esperienza presso l’Accademia del Teatro alla Scala ci ha aiutato molto. Abbiamo pensato di creare questa compagnia con l’obiettivo di dare una possibilità a quei giovani che non hanno avuto la nostra stessa fortuna. Siamo partiti da una palestra adibita a sala ballo all’interno di un oratorio. Abbiamo sudato, lottato e fatto enormi investimenti personali senza ricevere sovvenzioni dal ministero. Dopo 5 anni di duro lavoro e produzioni autonome siamo fieri di essere residenti artisticamente al Teatro Carcano di Milano.
Sabrina: Andrea è un partner incredibile. La danza ci ha unito ed è diventata il nostro stile di vita. Si nasce ballerini e lo si resta per tutta la vita. Non ci si può considerare tali solo per il fatto di stare in televisione per quattro puntate o per una breve stagione teatrale. Sono fortunata perché ho incontrato una persona che mi capisce e che ha le stesse mie esigenze. Anche nostro figlio partecipa alle conversazioni sulla danza quando siamo a casa.

Sabrina Brazzo – Teatro alla Scala

Qual è la situazione del balletto oggi? Ho notato con un certo disappunto che nei teatri italiani vengono allestiti gli stessi spettacoli…
Sabrina: Purtroppo la direzione artistica presente nei teatri molto spesso non sa nulla di arte. Non posso dire che non siano persone intelligenti, ma non essendo dell’ambiente non hanno le competenze. Questo porta ad una programmazione ripetitiva e non all’altezza. I teatri stanno chiudendo perché molte persone manifestano contrarietà alla danza. I licei coreutici vanno curati come fonti di pubblico e non necessariamente come fucina di ballerini professionisti.
Andrea: Penso che la danza sia un argomento molto delicato. Vanno studiati i programmi giusti per riuscire a dare la possibilità a tutti di venire a teatro per vedere gli spettacoli. Al di là dei titoli famosi come “Il lago dei cigni” e lo “Schiaccianoci”, è importante che la gente sia stimolata anche a vedere altro se non altro per avere un termine di paragone. I teatri, piccoli o grandi che siano, devono avere alla direzione artistica per la danza persone che sanno scegliere bene per quel tipo di settore. Per esempio, noi abbiamo scelto di indirizzare la nostra danza ai temi sociali come la violenza sulle donne, la dislessia e altri. Per far cambiare le cose servirebbe mettere in atto un’azione forte. Non parlo solo di una mobilitazione ma anche di uno sciopero della fame e della sete.

Credo che in qualche modo la gente abbia una percezione distorta della danza anche in base a ciò che vedono in tv. Mi riferisco ai talent.
Sabrina: Quella è proprio una mazzata. Chi ha la predisposizione come ballerino a fare un talent non ha una disciplina tale da capire che deve tenersi fino alla fine del proprio percorso. Questi giovani finiscono per bruciarsi in un nanosecondo senza sapere che la danza implica una ricerca continua che va poi di pari passo con la maturazione personale.
Andrea: Un talent può essere un’esperienza extra, ma non può essere un’esperienza di fatto per un ballerino. Si può andare ospite in un talent ma non si può pensare che una volta usciti dal programma si sia diventato un ballerino professionista. Bisogna rivedere il sistema e dare il giusto merito ai talenti di casa nostra senza farli andare via.

La danza vi ha tolto anche qualcosa? Mi riferisco alle rinunce che probabilmente avrete dovuto fare per arrivare a questi livelli…
Sabrina: Sicuramente un bel pezzo di torta (ride). Come genitore, ho rinunciato a partecipare alle riunioni di classe e anche ad andare a fare la spesa tranquillamente.
Andrea: L’alimentazione è fondamentale per uno stile di vita sano. E’ normale che se una volta capita di mangiare un dolce o di bere un bicchiere di vino non succede niente. Diventerebbe un problema là dove diventasse un’abitudine. Anche il riposino è una rinuncia perché non ce lo possiamo permettere. Personalmente, per questioni di tempo e impegni, abbiamo rinunciato ad una vita familiare normale. Nostro figlio è sempre stato in giro con noi da quando è nato. Ha potuto studiare tante culture nella sua fase di crescita tanto che adesso parla 3 lingue.

Sabrina Brazzo ph: Cristina Pica

Ora che avete raggiunto il top della carriera avete altri traguardi da perseguire?
Andrea: Intanto continuare con l’attività dell’insegnamento considerando che il corso Junior si sta rivelando una grandissima soddisfazione. Quando sto con i ragazzi il tempo vola e non mi stanco mai di incoraggiarli e di spronarli. E poi Sabrina è un’assistente favolosa. Lei è un libro per i ragazzi, un’enciclopedia vivente. La nostra unione è una formula vincente anche sul lavoro. Stiamo lavorando anche alla nostra linea di abbigliamento termo riscaldata la JAS Art Hdc. Stiamo cercando però degli sponsor visto che finora non abbiamo trovato un aiuto economico. Come ben sai, la vita è fatta anche di incontri. Stiamo aspettando quelli giusti (ride).
E proprio a tal proposito, abbiamo parlato con Sabrina di due incontri che le hanno cambiato la vita. Stiamo parlando di quelli con Rudolf Nureyev e Roberto Bolle. Ma anche con l’amore più grande della sua vita, il figlio Joseph.

Balletto Dream ph: Luke

Cosa ricorda del suo incontro con Rudolf Nureyev che la scelse per “Il lago dei cigni”?
Avevo 17 anni ed ero l’ultima delle ultime. Nureyev era un uomo forte e rude. Mi volle fortemente nel balletto “Il lago dei cigni”. Mi ricordo che a causa di meccanismi interni al teatro i sindacalisti avevano creato dei problemi tanto che Nureyev era intenzionato a ritirare il balletto. La sua ovviamente era una provocazione. In me aveva visto del potenziale fisico ed intendeva sfruttarlo.

E’ da poco stata insignita dell’onorificenza come Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
Non ci credo ancora. Pensa che quando è arrivata la lettera ho esclamato “ma non è che hanno sbagliato persona?”.

Sabrina Brazzo, Roberto Bolle
Roma, Colosseo © foto Luciano Romano 2008

Roberto Bolle l’ha voluta accanto a lui nel “Bolle and friends”. Cosa apprezza di più di lui?
Siamo cresciuti e siamo diventati grandi insieme. Oltre alla bravura e al talento apprezzo il suo rigore. E’ molto schematico. Lui prende una direzione e prosegue fino alla fine senza guardarsi né a destra né a sinistra. Non si perde mai nel pettegolezzo ma dimostra molta serietà. Pur sembrando un robot, è sempre alla ricerca di una parte spirituale.

Nella sua carriera ha sperimentato trionfi e successi in tutto il mondo. Ma la gioia che deriva dalla nascita di un figlio forse non ha paragoni…
E’ vero. Peccato che mio figlio non abbia intrapreso la stessa carriera pur avendo il fisico adatto. Viene a vedermi agli spettacoli e mi critica anche. Con mio marito siamo un grande esempio. Nostro figlio Joseph ha anche contribuito a dare il nome alla compagnia visto che abbiamo unito le iniziali dei nostri nomi.

Viviamo giorni difficili, segnati da intolleranza e razzismi. La danza può insegnare qualcosa ai nostri tempi?
Assolutamente. Nella nostra compagnia abbiamo due ragazzi dislessici e un ragazzo di colore. Con la danza non ci si deve mai fermare all’ovvio. La danza è un’arte che non può essere né di destra né di sinistra.

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