Intervista all’Ing. Mauro Marchionni

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esclusiva“Ora che sono guarito spero che il mio studio possa essere approfondito dalla medicina”

I farmaci betabloccanti come terapia per contrastare le crisi di angina Prinzmetal. Lo dimostra uno studio condotto dal Dott. Ing. Mauro Marchionni, ex docente alla Facoltà di Ingegneria Meccanica presso l’Università degli Studi della Calabria e brillante ideatore di numerosi progetti.

L’Ingegnere Marchionni, affetto da alcuni anni da una forma poco frequente di angina pectoris, ha deciso di risolvere da solo il problema dopo essersi sottoposto a terapie risultate inefficaci.

In questa intervista, Mauro ci ha spiegato come è riuscito a guarire grazie al suo studio che potrebbe dare un contributo importante alla ricerca scientifica.

marchionniMauro, quando si è accorto di avere un problema di salute? Ci fu un campanello d’allarme?
La angina Prinzmetal è una “malattia” terribile che all’improvviso, e senza apparenti cause esterne scatenanti, ti provoca un forte dolore e una oppressione retro sternale con un subitaneo innalzamento della pressione sistolica fino al doppio dei valori normali e una contemporanea completa astenia muscolare che ti lascia completamente senza forze per tutto il tempo in cui dura l’attacco. Il “campanello” quindi, è ovvio e immediato.

Ho virgolettato la parola “malattia” poiché in verità, secondo la mia interpretazione, la Prinzmetal non è una vera e propria malattia di un qualche organo ma è una reazione dinamica a certi stimoli esterni, così come sto spiegando in un articolo di prossima pubblicazione.

Purtroppo la formazione culturale dei medici è indirizzata in modo da non fare avere loro chiaro il concetto di reazione dinamica e non sarà quindi facile farlo accettare.

E’ stato visitato da molti esperti non solo in Italia ma anche all’estero. Cosa le dicevano? Quali cure le erano state prescritte?
Per quasi sei anni ho vagato tra vari cardiologi che mi hanno sempre “consolato” dicendo che trattasi di un male incurabile e per il quale, quindi, non esistono cure risolutive e definitive.

Mi hanno sempre trattato con i classici ipotensivi prescritti dai protocolli terapeutici per ipertensione e nulla di più. In addizione agli ipertensivi mi sono stati prescritti farmaci a base di nitroglicerina da assumere nel momento della crisi come dilatatori arteriosi pressoché istantanei e, di conseguenza, come risolutori immediati delle crisi.

In effetti la nitroglicerina funziona ottimamente ma essa agisce quando, però, le crisi sono già ovviamente avvenute, con tutte le immaginabili conseguenze deleterie e irreversibili dovute ai notevoli stress pressori subiti dal cuore e dalle arterie a causa dell’improvviso aumento di pressione.

Ad un certo punto però ha deciso di sfruttare le sue competenze professionali. In che modo si è approcciato al suo problema? I suoi studi cosa hanno evidenziato?
Ho analizzato in modo approfondito gli schemi della circolazione sanguigna riportati dai testi di fisiologia medica e mi sono accorto di notevoli imprecisioni ed errori fluidodinamici in essi contenuti.

Ho poi analizzato in me i miei sintomi e mi sono convinto che questo tipo di angina è un fenomeno “dinamico” e non statico nel senso che le terapie ipertensive somministrate, con effetti ovviamente lenti ad intervenire nel tempo, non potevano in alcun modo prevenire le crisi mentre la nitroglicerina era si ottima per interrompere le crisi stesse ma non ne era affatto una cura definitiva.

A questo punto ho ipotizzato che la causa scatenante fosse una produzione improvvisa di adrenergici da parte delle surrenali (per cause ignote e, comunque, non necessariamente oggetto del mio studio) e ho cercato, in verità molto facilmente, quali fossero le tipologie di farmaci con proprietà di blocco degli adrenergici.

Sono i comunissimi betabloccanti usati da sempre come una delle possibili terapie ipertensive previste dai protocolli terapeutici ma senza che nessuno abbia mai, a mia conoscenza, correlato la azione dei betabloccanti con la eliminazione della angina.

I farmaci betabloccanti sono stati per lei un salvavita. Quale pensa possono essere le ricadute in ambito scientifico di questa sua intuizione?
Se ci fosse un minimo di apertura e di collaborazione da parte della classe medica, sarebbe immediato verificare se è vero, o quanto è vero, che la totalità (o per lo meno la maggioranza) dei pazienti che assumono betabloccanti non hanno crisi di angina.

Basterebbe analizzare, a costo quasi zero, le cartelle cliniche di un congruo numero di pazienti anginosi. Tutto qui, ma nessun cardiologo da me interpellato ha voluto mai fare questa semplicissima verifica.

Il fatto è, però, che da quando prendo betabloccanti sono praticamente guarito del tutto e quindi o siamo in presenza di un miracolo singolo (grazie a Padre Pio….?) oppure la correttezza scientifica imporrebbe di approfondire immediatamente questo “ fatto”.

I risultati di questo approfondimento potranno poi essere più o meno concordi con la mia interpretazione del “fatto”, e questo non è per nulla un problema, ma non si può a priori decidere che la cosa va trattata in ambito “ecclesiastico” e non scientifico. Non è serio ed è mille miglia lontano dalla vera e pura e affasciante metodologia della scienza.

La medicina però al momento mostra di avere un atteggiamento reticente nei confronti del suo studio. E’ una questione emotiva secondo lei?
No, questo atteggiamento è vecchio quanto l’homo sapiens. Da sempre ogni idea che perturba conoscenze acquisite viene inizialmente rigettata specialmente se, come in questo caso, viene proposta da un “alieno”. Ricordiamo, come esempio più fulgido, il Cardinale Bellarmino che non volle guardare nel telescopio di Galileo nel timore di dover rivedere le sue idee millenarie sulla costituzione del cosmo tolemaico.

La reazione del mondo accademico fu allora esemplare: Bellarmino fu fatto addirittura “santo” mentre Galileo, finche non ritrattò, fu in odore di rogo e Giordano Bruno, che non ritrattò, fu invece messo subito al rogo. Tanto accadeva nel XVII° secolo ma le stesse cose, ne possiamo parlare a lungo con esempi concreti, accadono anche nel XXI°.

Qual è stata la sua reazione? E’ rimasto più deluso o stupito?
Mi sono già capitate situazioni similari nel corso della mia lunga esistenza, sia in campo tecnologico che in campo scientifico puro e, quindi, non c’è ormai più spazio per delusione o stupore.

Si parla molto, oggi, di ricerca. Anche se la informazione è quasi esclusivamente concentrata sul tema del vaccino per il CoronaVirus. Proprio ora è importante però più che mai tenere alta la attenzione sulle fragilità e sulle malattie rare. Cosa si auspica?
Il problema della ricerca scientifica, oggi come sempre, è sempre il solito. Il mondo della scienza è sempre ostile ad accogliere idee nuove e sconvolgenti ed occorrono anni per fare accettare una nuova teoria o visione della realtà.

Certo, questo ha anche i suoi lati positivi perché ogni nuova idea va prima maturata a digerita nel tempo ma in genere si esagera su questa strada. Una delle poche eccezioni a questa regola fu la Relatività Speciale che fu accettata e “divinizzata” in tempi brevi pur non avendo basi né logiche, ne teoriche, nè sperimentali serie; probabilmente ciò accadde per una serie di fortunate coincidenze come la immediata sponsorizzazione che ebbe da parte di eminenti fisici del tempo (vedi Eddington).

Quello che è di estremo interesse in questo esempio, però, è il fatto che lo stesso Einstein nel 1921(manoscritto Morgan) rinnegò la sua teoria, ma ormai il treno era partito, i relativisti si erano autoeletti come unici detentori del sapere scientifico, i dubbiosi erano stati degradati al rango di “ignoranti” o, peggio, di “stupidotti”,e nessuno si preoccupò quindi di questa “ritrattazione” fatta da Einstein stesso.

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