Trento – Ancora un orso nel mirino dei fucili

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Sarebbe responsabile di una aggressione ai danni di due uomini, le cui circostanze però non sono ancora molto chiare.

La PAT continua a preferire uccidere o imprigionare gli orsi anziché insegnare alla propria popolazione ad avere comportamenti corretti nei confronti degli animali selvatici. Rosati: come faranno gli incaricati all’abbattimento a riconoscere l’orso condannato? Basta sparare, le chiavi per la convivenza sono l’educazione e il rispetto.

Ormai è cosa tristemente nota che gli orsi nella Provincia di Trento non hanno affatto vita facile. Daniza, KJ2, M49 e ora anche un altro orso non ancora identificato nel mirino dei fucili dell’amministrazione locale, sempre pronta a sparare come se quella fosse la soluzione per gestire la convivenza tra l’uomo e gli animali selvatici. È stata infatti firmata l’ordinanza per l’abbattimento del plantigrado che, nei giorni scorsi, avrebbe aggredito due persone senza peraltro causare gravi danni. Tra l’altro, la dinamica dell’incidente non è ancora chiara e resta da capire se l’animale stesse difendendo i propri cuccioli o se sia stato provocato in qualche modo.

Allo stesso tempo, la vicenda di M49 – su cui LNDC è stata in prima linea dall’inizio – è tutt’altro che conclusa. In un articolo pubblicato su L’Adige il mese scorso, il veterinario che catturò il plantigrado la prima volta – afferma che il futuro dell’animale sarebbe stato: dall’essere costretto in una gabbia di preadattamento, imbottito di psicofarmaci per scongiurare la pazzia, narcotizzato e castrato, per poi essere immesso in un recinto più grande per il resto della sua vita. LNDC ha ricevuto una telefonata da una persona che ha preferito rimanere anonima e che ha confermato il fatto che l’animale verrebbe imbottito di psicofarmaci per blandirlo. Nell’attesa di ricorrere al Consiglio di Stato, LNDC ha presentato una richiesta di accesso agli atti al Casteller – dove l’animale è rinchiuso – per verificare la veridicità di queste informazioni e le conseguenze che possono avere sull’orso.

“Con questo nuovo caso, siamo in presenza dell’ennesima ordinanza che condanna a morte l’orso aprioristicamente invece di seguire la strada, che la stessa PAT in passato aveva suggerito, di educare le persone alla gestione del rischio in caso di incontri con l’orso”, commenta Michele Pezone – Legale e Responsabile Diritti Animali LNDC Animal Protection. “Dobbiamo ancora una volta tornare ad occuparci di un orso del Trentino mentre in altre realtà, come in Abruzzo, la convivenza con questi animali non è continuamente messa in discussione da questo tipo di provvedimenti. Se si continua a seguire il concetto per cui ad ogni episodio, persino poco chiaro, di comportamento aggressivo segue la immediata eliminazione dell’orso, si arriverà alla loro totale eradicazione, nonostante stiamo parlando di una specie particolarmente tutelata”.

“È incredibile che gli orsi debbano pagare per l’incapacità umana di gestire la convivenza con gli animali selvatici in quello che è a tutti gli effetti il loro territorio, il loro habitat”, afferma Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Daniza e KJ2 hanno perso la vita, M49 ha perso la libertà e ora quest’orso – ancora senza nome – rischia di essere ucciso per motivi che non hanno nulla di chiaro e che comunque non sono accettabili, qualunque essi siano. Pochi giorni fa il web ha fatto diventare virale il video di un incontro tra un orso e un bambino in cui quest’ultimo ha avuto un comportamento da manuale, allontanandosi con calma, e tutto è andato bene. Basterebbe questo, basterebbe una corretta educazione su come comportarsi in presenza di animali selvatici, per evitare massacri inutili e dannosi per la natura e la biodiversità”.

“Un’altra cosa importante è capire se e come questi orsi vengono correttamente identificati o se si spara alla cieca, colpendo qualsiasi esemplare ci si trovi davanti. Esiste una banca dati del DNA di tutti questi animali? Chi la gestisce e come? Le pattuglie armate che ora daranno la caccia a questo ennesimo orso come potranno essere sicure di trovarsi davanti l’animale incriminato e non un suo simile? Pretendiamo risposte a queste domande, perché non credo che gli agenti siano in grado di fare un test del DNA seduta stante quando si trovano un orso nel mirino delle loro armi”, continua Rosati.

“Infine vorrei rimarcare la responsabilità dei vari governi – di ogni colore politico – che negli anni si sono succeduti perché di fatto hanno avallato le scelte scellerate della Provincia di Trento, non opponendosi in maniera forte contro queste ordinanze pretendendo il rispetto della normativa nazionale ed europea in materia di tutela degli animali selvatici”, conclude Rosati.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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