“A cuore aperto” di Gianni Clementi con Massimo Wertmuller

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (La rinascita del teatro)

Teatro 7
Giardino De Meo
“A cuore aperto” di Gianni Clementi con Massimo Wertmuller

Confermo le mie impressioni positive su questo luogo all’aperto scelto dal Teatro 7 per dare vita alla stagione estiva. Fresco ed accogliente, con tanto di chiosco bar, personale organizzato e disponibile, il luogo è assolutamente adatto per ospitare questa kermesse.

Ringrazio calorosamente Andrea Martella del Teatro 7 per aver fatto i salti mortali ed essere riuscito a trovarmi un posto libero per la serata, visto il sold out, avendogli dato così poco preavviso.

Mi piace Massimo, mi è sempre piaciuto; ricordo ancora la sua interpretazione nel film ” Nel nome del popolo sovrano”, che ho visto non so quante volte e a cui sono particolarmente legato ed affezionato. Un film con un cast eccezionale, tra cui il nostro Massimo, che oltre ad aver contribuito alla riuscita di questo capolavoro, ha alle spalle decine di altri film, di spettacoli in TV, al teatro e fiction…

Davvero un grande attore, un grande artista di cui Roma e l’Italia possono andare fiere.
Tempo fa, vedendo il suo profilo Facebook, mi feci coraggio e gli scrissi. Oltre che per complimentarmi con lui, per raccontargli quando tanti anni fa, mentre lavoravo come pony express, andai a casa sua a consegnargli un plico (c’è un mio articolo su di lui e che parla di questo aneddoto sia su Viviroma che sulla mia pagina Facebook).
Ricordo ancora quella fugace chiacchierata con lui sul film e sul mondo dello spettacolo. Pochi minuti, ma che mi sono rimasti nel cuore e che ancora oggi ricordo con piacere; così come rammento la piacevole accoglienza che mi dimostrò e il suo spontaneo modo di porsi nei confronti di un semplice corriere espresso di passaggio.

Oggi finalmente sono qui sotto il suo palco, per vederlo dal vivo.
Due musicisti (Pino Cangialosi, autore delle musiche e Mario De Meo) aprono la serata suonando un brano di Respighi, che anticipa l’ingresso di Massimo, che entra in scena con un trolley. Vuole partire, abbandonare una Roma che non riconosce più e che a suo dire è troppo cambiata negli ultimi anni.
I due musicisti, oltre ad essere la colonna sonora dello show, si adopereranno come rumoristi, eseguiranno stacchi musicali e accompagneranno Massimo in alcune canzoni.
Visibilmente teso entra in scena, ma appena preso posto sul palco, come fosse a casa sua, immediatamente si scioglie, comincia ad esibirsi e, già dalle prime battute, tutta la tensione accumulata dopo il lungo periodo lontano dalle scene scompare.

Massimo porta avanti uno show improntato sulla romanità, una simpatica parodia sui luoghi comuni dei romani e della città.
Divertente è la sua cavalcata attraverso gli usi e i costumi dei capitolini tra presente e passato, soprattutto la sua digressione sulle parolacce più usate nell’Urbe, spiegate dapprima con un italiano compito ed ampolloso, poi espresse con tutta la loro naturalezza ed efficacia.

Si passa poi a parlare dell’immondizia di Roma andando addirittura a scomodare Giovenale, che nei suoi scritti rimprovera i suoi concittadini dell’epoca per la poca attenzione per l’ambiente, fino ad arrivare ai nostri giorni in cui, beh, sappiamo lo stato di degrado in cui versa la nostra città. Tutta la sua esposizione è ovviamente in bilico tra una sottile e una marcata ironia.
Di tanto in tanto Massimo dà vita ad esilaranti e buffi litigi con i musicisti, che secondo lui lo sovrastano con la musica, più volte abbandona il palco indispettito, mentre loro gli corrono dietro per rabbonirlo, suscitando l’ilarità del pubblico.

WERTMULLERLo spettacolo prosegue, il tema ora è “Carosello”. Massimo mette in relazione gli spot di allora con le scialbe pubblicità di oggi, a detta sua povere di valori rispetto a quelle del passato.
Mi piacciono il suo timbro profondo quando parla, i suoi cambi di tono, le sue battute, il giocare con gli idiomi utilizzando un italiano impeccabile ed inframmezzandolo poi con preziosi intarsi di romantico e colorito dialetto romanesco.

Ascoltandolo e guardando le sue movenze, mi torna in mente la stessa intensità espressiva di altri grandi attori come Sordi, Proietti, Montesano, Fabrizi, Manfredi.
E’ un viaggio divertente il suo, insieme nostalgico e riflessivo a ritroso nel tempo, in una Roma diversa da come lui l’ha vissuta. Con il suo tono, le sue parole e la sua espressività da grande interprete, riesce a trasmetterci questa nostalgia. Il suo sguardo mi ha molto colpito, in esso ho visto affacciarsi gli echi di un passato ricco di valori e genuinità che cozzano e stridono con la realtà di oggi. Padri e madri contemporanei con atteggiamenti lontanissimi da quelli in voga nel passato. Cosicché i loro figli non riconoscono più i genitori, che hanno mutato aspetto alterando il colore dei loro capelli con tinte improbabili, che hanno piercing in ogni loro angolo o tatuaggi che si estendono per gran parte del corpo.

WERTMULLERSul tatuaggio Massimo apre una parentesi, raccontandoci delle sue origini e dei suoi significati, ben lontani dalla distorta idea che la moda di oggi ne ha fatto. Un linguaggio usato da sperdute tribù disseminate nei luoghi più remoti, poi divenuto segno distintivo di marinai, di reietti, di carcerati, ed oggi diffuso a macchia d’olio abbracciando ogni ceto sociale. Troviamo enormi figure che coprono porzioni esagerate del corpo, o ideogrammi dai significati sibillini, o segni tribali provenienti da culture talmente lontane dalla nostra che il loro significato si perde a scapito di una moda discutibile, rendendo l’ignorante di turno che lo espone una buffa e ridicola macchietta.

Massimo sfodera sul palco le sue decine di anni di esperienza con cui intrattiene il pubblico egregiamente. La sua bravura è indiscutibile, così come la sua presenza scenica. Merita gli appalusi che partono spontanei da diverse parti del suo uditorio, per poi coinvolgere in un crescendo tutti i presenti.

Diverte anche quando affronta i testi delle vecchie canzoni romane, rimarcando simpaticamente i loro testi piuttosto tristi, ed accompagnandosi con chiari gesti di sfregamento scaramantici… Esilarante.

Massimo è un animalista convinto, per giunta anche vegetariano, dunque non può esimersi dal trovare lo spazio per parlare degli animali. Lo fa in maniera umoristica e critica quando affronta il tema della silenziosa invasione da parte di animali alieni, che entrano in competizione con quelli nostrani per affermare la loro supremazia. Volpi, cinghiali, pappagalli esotici, gabbiani: esseri che ai tempi delle nostre generazioni sarebbe stato impensabile incontrare in città. In questa sua bella digressione non può non scomodare un grande poeta romano, Trilussa, di cui cita alcuni versi che riguardano l’argomento.

WERTMULLEREsilarante, poi, la descrizione delle varie modalità di emettere peti, che non può essere raccontata ma deve essere assolutamente vista dal vivo. Tra il serio e il faceto, Massimo ne descrive i vari tipi, mentre i due musicisti le “sottolineano” sonoramente. Lui, sempre serioso, noi, piegati in due sulle nostre seggiole a ridere.
Il nostro attore meriterebbe il conferimento dello scettro di romano DOC. Una romanità da lui reinterpretata, irriverente, ma educata, pacata, sottile, penetrante, mai esagerata; contenuta, filtrata, distillata, ironica ma mai sguaiata anche quando fa uso delle parolacce. La sua è una comicità raffinata, distinta, come solo un signore riesce a portare in scena, allontanandosi da quel luogo comune, da quello stereotipo che vuole il romano triviale, volgare e ignorante, confusionario e caciarone.

Lo spettacolo scivola via con delicatezza tra risate e riflessioni, tra nostalgia e ricordi di una Roma sparita. Una piccola lacrimuccia scende per le emozioni suscitate, soprattutto nel finale quando estrae dalla sua valigia di viaggiatore indeciso una sciarpa giallorossa della Roma per parlarci (con la musica di sottofondo di Gianni Mauro dei vecchi Pandemonium) della passione calcistica di un ragazzo tifoso che non c’è più. Un tocco finale superbo, una ciliegina sulla torta. Un’ interpretazione ricca, struggente e intensa che pone fine alla serata.
“A cuore aperto” è il nome dello spettacolo, e Massimo con noi lo è stato. Il titolo fa riferimento, oltre alla sua apertura emotiva nei confronti del pubblico, ad un problema fisico legato al cuore che lo ha provato ed afflitto, e lo ha costretto a cure importanti, grazie alle quali oggi è in forma smagliante.

È doveroso menzionare Gianni Clementi, autore di questo testo così divertente, brillante e dinamico, che ha saputo cogliere e descrivere l’essenza della romanità declinandola in tutte le sue sfumature. Davvero un bel lavoro.

Importante anche menzionare la produzione “Milleluci Entertainment” che da decenni svolge la sua professione artistica nei più prestigiosi teatri nazionali ed internazionali.

Mi sono emozionato nel vedere sul palco questo grande artista, ancora di più ad incontrarlo dietro le quinte per fargli i dovuti e meritati complimenti.
È stato bello anche sentirgli rivelare l’emozione e la tensione con cui ha affrontato lo spettacolo, nonostante i tanti anni di esperienza. Per me questo significa avere davanti una persona vera, passionale che non ha perso la passione, la grinta e la volontà di offrire il massimo a chi è venuto a vederlo.

Tra il pubblico ho avuto il piacere di rincontrare Michele La Ginestra, di cui ho visto recentemente, proprio qui, un suo spettacolo (”Identici” con Giancarlo Porcari e Tiko Rossi Vairo).
Bella serata, ricca di emozioni e di buon umore.

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