“Capitano Ulisse”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (verso la fine della pandemia)

Teatro Trastevere

Di Alberto Savino, regia di Andrea Martella

Con Flavio Favale (Ulisse), Simona Mazzanti (Circe), Vania Lai (Calipso), Giorgia Coppi (Penelope), Martina Brusco (Minerva), Walter Montevidoni (Euriloco/Eumeo), Vincenzo Acampora (spettatore).

Questa è la versione di un Ulisse piuttosto distante da quella originale. È tratta da un’opera di Savino che presenta un eroe diverso da come lo conosciamo: passivo, afflitto, pessimista, disturbato, incerto, confuso . Non è in grado di prendere in mano le redini della sua vita, è combattuto nella scelta fra tre donne che ha incontrato nella vita: la maga Circe, la ninfa Calipso e la moglie Penelope. Il contatto tra lui ed il pubblico avviene grazie alla figura dello “spettatore” che fa da tramite, come un ponte che collega la realtà della sala con quella psicologica del palco.

Vedo Vania da anni dietro al botteghino del Teatro Trastevere. È sempre sorridente, una persona alla mano e molto accogliente che si prodiga con molto entusiasmo, tra le difficoltà in cui imperversa il mondo dello spettacolo, per sostenere il suo teatro. Come molti, si cimenta con impegno in mille attività lavorative e familiari, ma nella sua vita c’è sempre una bella fetta di lei che si dedica al teatro. Non sapevo, però, che oltre a tutti questi impegni si cimentasse con successo anche nella recitazione.

Andrea Martella è una simpatica persona di cui seguo su Facebook da tempo dei video culturali amatoriali molto interessanti che trattano di mostre ed opere di arte moderna. Nonostante io non sia un estimatore di questo genere, riesce sempre ad interessarmi e a catturare la mia attenzione. Anche lui votato all’arte di Melpomene, è molto attivo con il suo Teatro 7. Stasera però è nei panni di regista… Vediamo cosa hanno preparato per noi…

Entriamo e gli attori sono già in scena, gli tiene compagnia come sottofondo il rumore delle onde del mare, compagno d’avventura di Ulisse. In questo caso forse è un’ allegoria dell’esistenza, mentre il suo nuovo imminente viaggio evoca lo scorrere della vita.

Walter, nei panni di un buffo marinaio, è Eurimaco e, quando occorre, anche Eumeo. Con una canna da pesca legge qualcosa, forse un libro o un giornale, con un’espressione gioconda. Comincia allora la sua performance che svela una voce stentorea ed una magnifica presenza scenica. Mi ha riportato alla mente addirittura qualcosa di Petrolini, davvero un personaggio! È un piacere vederlo muoversi e recitare declamando la sua parte come un attore di una tragedia greca. Ha una mimica molto pronunciata e personale, ed una spiccata padronanza del palco.

Anche Flavio, nei panni di Ulisse, ha un forte impatto scenico, aiutato dalla sua fisicità, dal volto, dalla barba e dalla pettinatura, ma soprattutto dall’espressività e dalla gestualità. Elementi che a mio avviso si sposano bene con il personaggio che incarna. Si dimena tra le sue ossessioni, ma non mi sembra così succube ad esse come la sinossi vorrebbe farci apparire. Anzi, a me ha dato l’Impressione di esserne sì ossessionato, ma di avere anche il carattere, la capacità e la determinazione per poterle affrontare e sconfiggere.

Ulisse, per come descritto da Omero, è un personaggio scaltro, coraggioso, ma anche subdolo, che sa usare l’inganno con efficacia; un uomo atipico per la cultura greca, con i suoi eroi ligi alle regole e alle tradizioni. Non a caso per la sua furbizia e i suoi sotterfugi viene condannato dagli dèi a vagare per il mare. Nonostante tutto, lui continua ad approfittare della sua scaltrezza e della capacità di manipolare gli altri . Abusando della pazienza di sua moglie che lo attende difendendo il suo trono per dieci anni, lui si perde in avventure romantiche con altre donne che incontra ed usa senza remore. Non è un personaggio che mi sta particolarmente simpatico; maschilista e sciovinista, sfrutta a suo vantaggio ogni situazione. In questo caso lo spettacolo si incentra sugli strascichi lasciati sulle sue donne. L’autore ne approfitta e lo tortura con le sue stesse ossessioni, che si materializzano in forme femminili a lui care e che, scavando nel suo lato più profondo, fanno emergere il suo senso di colpa che lo tormenta. Turbe che piano piano Ulisse affronta e cerca di estirpare. Dall’altra parte queste figure femminili rimangono a tutti gli effetti delle disperate vittime: una strepitosa e combattuta Simona nei panni di Circe; una versione di Calipso fortemente mascolina, irruenta e determinata, impersonata da Vania; e una profonda ed intensa Giorgia che propone una sofferente Penelope.

Poi, quasi fuori scena, un’ affascinante ed ammaliante Martina nelle vesti di Minerva, ed infine Vincenzo, lo “spettatore”. Senza voler spoilerare troppo, è il personaggio che mi ha lasciato subito perplesso. Per essere uno spettatore, sembra intervenire troppo nella scena; sembra quasi che, anche quando è assorto, molti accadimenti nella storia dipendano da lui. Una sorta di demiurgo, o di divinità greca che tesse i destini di tutti ? Una versione maschile in incognito delle Erinni? Più volte lo ”spettatore” sale in scena in soccorso delle donne maltrattate e lasciate esanimi da Ulisse. E poi, il fatto che faccia domande, che prenda nota dei fatti… Mi è sembrato studiasse comportamenti e azioni.

ulisseIntanto queste donne, queste ossessioni sembrano voler aiutare in qualche maniera Ulisse, come se i loro destini fossero legati. Come se per raggiungere una pace definitiva servisse un bagno catartico attraverso la sofferenza, che siano costrette ad interagire con lui per espiare così anche le loro colpe. Dunque per salvarsi devono aiutare il loro persecutore: un vero paradosso.

Le donne sono vestite con delle divise che sembrano quelle dei carcerati; quando entrano in contatto con Ulisse per interagire con lui, vengono prima incatenate dalla dea. La mia impressione è che Minerva sia la rappresentazione della donna per antonomasia, lo spirito della femminilità. Il suo scopo è fare da tramite tra le donne e l’uomo, ma la sua funzione sembra essere anche protettiva, sebbene le incateni; un perverso gioco dell’Olimpo.

Quando si verifica un confronto forte con una di loro ed Ulisse, le altre due che rimangono in secondo piano subiscono uno shock, hanno come degli attacchi epilettici. Questo mi ha fatto supporre che le tre entità siano in qualche maniera legate tra loro, perché subiscono lo stesso trauma che Ulisse infligge a quella con cui si relaziona. Ulisse è ossessionato, tormentato, ma piano piano si capisce che riesce a liberarsi da loro, seppur con un passaggio violento.

Interessante che in ognuna di loro Ulisse finisca sempre per riconosce una donna in particolare… L’entità femminile che non riesce a dominare è proprio la dea. Personalmente mi conferma che lei sia la rappresentazione della donna, il prototipo, l’archetipo e che per questo non può dominarla, semmai esserne dominato.

Lo “spettatore” si svelerà poi essere una figura chiave. Romperà definitivamente il confine tra scena e platea, ponendo fine a questo gioco perverso che si è verificato tra i personaggi. Ulisse si sta liberando, è infatti visibilmente sollevato, lo dice anche; ha affrontato e sconfitto le sue debolezze e può lasciare questa dimensione.

Sono le donne, invece, che rimangono imbrigliate in quella realtà; almeno in un primo momento. Credo che questo sia dovuto a quell’educazione, a quel legame imposto attraverso un educazione patriarcale, che vuole la donna legata ad una forma di sudditanza e di inferiorità nei confronti del sesso forte e nei suoi, che lei sviluppa suo malgrado. Una mentalità retrograda e maschilista che ha condizionato la donna con dei tabù che non le permettono di acquisire quella giusta autonomia e libertà sia emotiva che psicologica. Schiave di se stesse, succubi di un’ educazione misogina che le ha sempre schiacciate e che ormai sono abituate a vivere come norma.

Infatti sulla scena non c’è niente che le obblighi realmente a rimanere, e solo con una manifesta difficoltà riescono a liberarsene. Per ultima sarà proprio Penelope ad uscirne, quella più legata a questa mentalità. Sembra che ad un certo punto il cordone ombelicale che lega tutti si infranga grazie al Deus ex machina rappresentato dallo “spettatore”, che diventa il fulcro di tutto, o forse lo è sempre stato e ha sempre tenuto in mano le emozioni e i fili di tutti. Li ha studiati e analizzati, assistendo agli scontri, ai loro confronti; come un entità superiore è stato lì a guardia di tutto. Un angelo perverso, ma sempre pronto ad intervenire per impedire che qualcuno soccombesse. Forse le donne hanno pagato un forte dazio per la loro libertà, ma io vedo in questo spettacolo l’ embrione del femminismo, il diritto della donna che comincia a prendere coscienza di se stessa. E non la vittoria dell’uomo che se ne va libero. Almeno questa è la mia sensazione.

ulisseQuesto era il terzo ed ultimo appuntamento con il “teatro metafisico”, che chiude questa rassegna. Una proposta molto cervellotica, ermetica, forse non alla portata di tutti, ma estremamente affascinante ed intrigante. La recitazione di questi attori, poi, rende tutto piacevolmente suggestivo. Inoltre lo spettatore è libero di dare una sua interpretazione e a riflettere su quello che è a tutti gli effetti un messaggio ermetico.

Ho trovato efficaci e profondi gli avvicendamenti tra le tre fantastiche attrici donna e il grande Ulisse, tutti ricchi di emozioni forti e ben rappresentate. Stupendo Eurimaco. Piacevole ed eterea Minerva, che sembra quasi volare sul palco, si muove sempre in punta di piedi e si sposta sulla scena varcando anche il confine con l’esterno della platea. Particolare, intrigante, simpaticamente misterioso, quando non addirittura divertente, il prepotente “spettatore” che seduto in sala con noi, dà voce alle nostre perplessità, entra in scena a suo piacimento e si toglie ogni dubbio sulle vicende interagendo direttamente con i suoi “mitologici pazienti”.

Un’ora di spettacolo intenso, suggestivo ed ipnotico. Belle le luci che creano un’ atmosfera molto particolare. Efficaci i rumori, sia quello del mare, che la colonna sonora, spesso ossessiva, in grado di sottolineare con efficacia i passaggi più intensi.

 

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