“Il Cattivo Poeta”, film storico su Gabriele D’Annunzio

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TEATROVID-19 Il teatro (e il cinema) ai tempi del corona.

Finalmente riaprono anche i cinema!

Riaprono le sale e il primo film che voglio recarmi a vedere è proprio questo, soprattutto dopo avere letto “Disobbedisco” di Giordano Bruno Guerri, sull’impresa dannunziana di Fiume, e il libro – raccolta fotografica di Mimmo Franzinelli “Fiume, un racconto per immagini”, sempre sull’epica impresa.

Sulla pellicola è preso in esame, però, solo l’ultimo periodo, quello in cui la figura di D’Annunzio è ormai spenta ed in declino, volutamente opacizzata dal regime fascista e da Mussolini che, pur avendolo sempre pubblicamente osannato e appoggiato nelle sue eroiche imprese, dietro le quinte lo osteggia e lo fa controllare da spie che ha infiltrato al Vittoriale accanto a lui. Il “comandante”, come veniva chiamato a Fiume, è una spina nel fianco per il duce, che lo teme come antagonista sia per le sue mitiche imprese compiute ed ancora vive nel cuore degli italiani, sia per la sua innegabile cultura ed eloquenza che lo rendono un temibile avversario qualora entrasse in politica.

il cattivo poetaOrmai esiliato, anzi autoesiliato nel dorato eremo del Vittoriale sul Garda, il Vate vive con i ricordi nella depressione per il fallimento di Fiume e del tradimento subito dalla politica Italiana. Nonostante sia ancora amato, è sempre più adombrato dalla figura del duce.

Nonostante sia ultra settantenne, ancora si contorna di belle donne di ogni età, ma il film non entra in dettaglio sul suo discutibile rapporto con loro, quello di “sciupa femmine”, né sulle sue epiche imprese; semplicemente ne fa un ottimo ritratto del suo momento più buio, quello degli anni che precedono la morte.

Al suo fianco Giovanni Rizzo, spia del duce che, poco efficace, verrà raggiunto su ordine di Achille Starace dal giovane federale di Brescia Giovanni Comini. Figura rampante del fascismo, finirà per restare affascinato dalla potenza intellettuale del Vate e per nutrire dubbi sulle scelte del duce. Finirà infatti per essere destituito dalla sua carica per aver manifestato, forse grazie proprio all’influenza di D’Annunzio, il suo parere negativo sull’entrata in guerra dell’Italia.

il cattivo poetaGiovanni Comini è impersonato da un bravissimo Francesco Patené, che nei panni di questo giovane ed intraprendente gerarca, appare a tratti assai determinato, in altri volutamente titubante ed impacciato. L’attore impersona bene e credibilmente le due sfaccettature del carattere proposto dalla sceneggiatura. All’inizio la pellicola orbita proprio sulla sua figura, che rimane comunque di spicco vicino al protagonista.

Un magistrale Sergio Castellitto nei panni del poeta; si aggira come un fantasma nel vero Vittoriale (che visitai e mi affascinò già anni fa, nonostante avessi letto solo la biografia di Gabriele D’Annunzio), tra impeccabili ricostruzioni e un’ ottima scenografia.

Assolutamente azzeccati i costumi storici, che insieme alla scenografia, tra arazzi e ambienti proiettano lo spettatore nel ventennio.

il cattivo poetaChiari ed efficaci i ruoli dei personaggi sempre in antagonismo tra loro all’interno del Vittoriale: Clotilde Corsi (Amelie), Janina Rudenska (Emy) la magnifica Elena Bucci (Luisa), Lino Musella nei panni di Carletto, una sorta di attendente del Vate.

Efficace la figura di Fausto Russo Alesi che veste un prepotente Achille Starace che, con la sua interpretazione, riempie la scena fatta dagli ambienti giganteschi di Palazzo Venezia e quelli tipici del periodo in questione.

Nel film D’Annunzio morirà come riportato storicamente, mentre scrive, a causa di una emorragia cerebrale.

Il poeta da tempo era afflitto da malanni di ogni tipo. Ipocondriaco, cocainomane e pieno di acciacchi, aveva nel Vittoriale una vera e propria farmacia personale, ancora oggi visibile dal pubblico.

Il film invece opta per l’evocazione di un complotto che causa la morte del protagonista.

La pellicola ha un sapore nostalgico, romantico, a tratti assai critico sul fascismo. Rispecchia con onestà atteggiamenti, pensieri e dubbi del ventennio, restituendoci una figura realistica del protagonista.

Presente l’immancabile morale antiregime e l’inevitabile conversione del coprotagonista dopo essersi ridestato dal sogno della nuova Italia fascista.

Bello, ben fatto, da vedere.

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