“Il pellegrino”

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Teatro 7
Con Massimo Wertmuller
scritto e diretto da Pierpaolo Palladino
musiche: Maestro Pino Cangialosi
eseguite dal vivo da
Fabio Battistelli clarinetto
Pino Cangialosi fagotto e percussioni

Amo Massimo Wertmuller, la sua voce, il suo approccio, la gestualità e la signorilità, sopra e sotto il palco. Lo considero un monumento vivente del teatro e del cinema italiano, in grado di emozionare e far venire la pelle d’oca ad ogni sua esibizione. Lo seguo da sempre sullo schermo, ahimè da troppo poco al teatro dove ogni volta mi sorprende, stupisce, travolge.

“Il Pellegrino” viene proposto da circa vent’anni. Ogni volta che venivo al Teatro 7, inevitabilmente mi cadeva l’occhio su una vecchia locandina di questo spettacolo, e ogni volta speravo lo riproponesse. Oggi finalmente lo vedo per la prima volta, e aggiungerei “era ora!”

Ne “Il pellegrino” Massimo dà vita a ben ventisei personaggi tutti diversi tra loro, tutti con una spiccata specificità. Anche se la loro comparsa è di poche battute, nelle mani di questo grande attore tutti trovano il giusto spazio ed importanza nel racconto. Massimo mostra una tale padronanza recitativa da mostrare svariati timbri di voce, lasciarsi trasfigurare il volto dai suoi personaggi e prestare loro il suo corpo per farli esprimere.

Neanche a dirlo, la sala è sold out. Nonostante la predominanza nel pubblico di mezza età, c’è anche una fetta di pubblico giovane, perfino qualche bambino. Nessuno si vuol fare sfuggire l’occasione di vederlo in questa piece.

Ci troviamo ad ascoltare un bel racconto romanzato narrato da Ninetto, un vetturino al servizio del cardinale Caracciolo a Roma, negli anni in cui le idee della rivoluzione francese si propagano anche nella capitale. Anni in cui si diffondono il giacobinismo e la carboneria in antitesi al potere della chiesa e che mettono dunque in crisi il potere papale.

Pio VII è il pontefice che governa in questo turbolento momento e si oppone alle idee liberali anche con il pugno di ferro del suo esercito di fedeli mercenari tedeschi, con cui cerca di reprimerle arrivando perfino a far tagliare le teste dei sobillatori.

Massimo racconta questa storia dandogli vita attraverso tanti personaggi di fantasia pensati da Palladino, gli stessi che probabilmente avremmo incontrato nella Roma papalina dell’epoca, che prendono vita attraverso le voci, i gesti, le espressioni dell’attore.

Sì, perché lui passa con disinvoltura da un dialetto all’altro e da una gestualità all’altra, animandoli con passione.

È gente semplice, del popolo, malandrini ma anche vescovi, preti, e poi donne, nobili, soldati… tutti interpretati come se Massimo volesse raccontare con dolcezza una fiaba ad un nipotino per farlo addormentare, non mancando di farlo divertire con le sue imitazioni.

Nelle trasformazioni usa talvolta parti di indumenti che sottolineano il passaggio da un personaggio all’altro dando vita ad un ricco monologo corale con l’intento, riuscitissimo e strabiliante, di portarci a comprendere la difficile vita dei romani in quegli anni.

Con la narrazione ci rende partecipi di tutti gli espedienti, più o meno efficaci, che il povero vetturino escogita per proteggere il giovane conte Enrico, nipote del cardinale Caracciolo che glielo ha affidato per evitare che si metta nei guai gironzolando per l’Urbe.

Massimo, al contrario, con toni dolci ma anche amari si addentra in questa giungla di emozioni interpretandola divinamente e ammaliando il pubblico.

Come sfondo alla storia troviamo una scenografia meno che essenziale, vuota, riempita solo dal buio, quello del tempo, e da qualche luce che illumina l’estro del grande artista. C’è solo una sedia con lui, che prenderà vita trasformandosi in ciò che gli occorre di volta in volta per riempire la storia: un trono, un calesse, uno sgabello…

pellegrinoIn questo viaggio nel tempo sarà accompagnato dalle musiche, suggestive e dai temi melodici e ritmici pienamente calati nel periodo storico e nella realtà capitolina dell’epoca, di Pino Cangialosi, che le eseguirà al fagotto e alle percussioni insieme al clarinettista Fabio Battistelli.

La loro piacevole colonna sonora esalterà il racconto e tutti i personaggi, ci faranno immaginare l’odore delle pietanze servite nelle bettole, il cattivo odore delle strade romane dissestate, la confusione delle feste popolari e dei ricevimenti nobiliari.

Voleremo con loro con l’immaginazione attraverso fastosi saloni, fatiscenti osterie e vicoli bui di Roma, percorsi sulla carrozza immaginaria di Ninetto.

Un monologo vivo ed esaltante proposto con un’inimitabile classe e maestria, che ci immerge in quelle realtà storica ma soprattutto umana ormai distante da noi, che non troveremo mai scritta sui libri di storia.

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