“Il più bell’addio”

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Cometa off
testo e regia di Pierpaolo Palladino
con Beatrice Fazi e Marina Zanchi

Scena e costumi Alessia Sambrini

Musiche originali Pino Cangialosi

la voce della signora Sorrentino è di Giulia Ricciardi

aiuto regia Emanuele Di Luca

organizzazione Antonella Lepore

assistente alla regia Silvia Attimonelli, assistente di compagnia Silvia Magri

foto di scena Emanuele Di Luca

grafica Alessia Sambrini

La scenografia rappresenta una casa che mi ha risvegliato ricordi passati, quelli legati all’infanzia, ad una nonna a cui ero particolarmente legato. Il comò con la specchiera, quelle sedie che forse oggi troviamo ancora in qualche vecchia osteria… tutto sembra essere preparato apposta, organizzato per riportarci a risvegliare qualche ricordo che sembrava dimenticato, sopito, che invece è rimasto nel nostro intimo, nascosto in attesa di uno stimolo come questo per ridestarsi da un lungo letargo. Un ricordo forte come il profondo e radicato legame che lega queste due figure.

Una madre, settantacinquenne logorroica, ed una figlia cinquantenne che ormai separata vive con lei senza troppe ambizioni per il futuro, rassegnata. Il loro è un rapporto intenso, lo si evince subito dal tenore dei bisticci, dalle ripicche, delle tante cose rimaste in sospeso che riaffiorano tra le liti verbali e le piccole escandescenze, che null’altro nascondono che la difficoltà di rapportarsi per esprimere il grande amore che le unisce.

Riemergono allora ricordi di avvenimenti passati, rimasti irrisolti, che portano a continui conflitti e riappacificazioni e che si sviluppano efficacemente in maniera concentrata in un’ ora e poco più di spettacolo. La sceneggiatura e la recitazione sono realistiche, sembra di sentire né più né meno i nostri vicini di casa che discutono animatamente.

Le due donne, nonostante la differente età non sono dissimili, sembrano trovare il loro equilibrio solo rinfacciandosi reciprocamente le proprie mancanze.

Credo, conosciamo tutti queste dinamiche; è più facile rinfacciarsi qualcosa che non dichiararsi il proprio amore reciproco e mettersi così a nudo. Il rapporto tra genitori e figli poi è difficile e Beatrice con Marina lo riportano sul palco con grande realismo, anche attraverso una riuscita ironia, che strappa efficacemente qualche risata atta a rompere, almeno momentaneamente, quella tensione che poi prepotentemente subito si riaffaccia e ci cattura di nuovo per riportarci ad essere testimoni di quei conflitti su cui questo rapporto sembra essere basato.

Forse la madre semplicemente cerca, attraverso le provocazioni, di far reagire la figlia, punzecchiandola proprio sui suoi punti deboli; di rimando, lei l’aggredisce e la incolpa dei suoi fallimenti… un cane che si morde la coda, in un gioco al massacro dove la contraddizione la fa da padrona.

Il risultato è uno spettacolo intenso, profondo, ma soprattutto vero, tanto da arrivare a risvegliarmi il ricordo di una mia nonna tanto amata, alla quale forse avrei voluto e dovuto dire qualcosa di più. Una nonna che ho rivisto attraverso la gestualità e i modi di Marina che è riuscita a farmi venire il groppo alla gola. Non solo a me, ve lo garantisco, ho visto le reazioni del pubblico…

Ma qualcosa non torna.

Da subito. Si entra immediatamente in questa armonica disarmonia, in cui si percepiscono sia l’amore che la tensione che regnano tra le due, ma anche e soprattutto qualcosa di più. Marina e Beatrice, neanche a dirlo, sono due attrici di elevata caratura, a cui non servono preamboli, immediatamente ci inghiottono con la loro magica recitazione in questa casa che diviene la nostra, ripescata da qualche ricordo lontano insieme a quelle dinamiche che conosciamo.

Ma, dicevo, qualcosa non torna; si ha l’impressione che ci sia dietro qualcosa di più. Si rimane in sospeso in questa casa, in un non tempo, mentre fuori tutto sembra continuare a trascorrere normalmente, qui sembra invece rallentare fino a fermarsi.

La causa parrebbe un blocco emotivo, come un masso caduto su una strada che ostruisce il passaggio, un grande peso sul cuore che impedisce di reagire emotivamente; un tappo emozionale che vorrebbe far precipitare nell’alessitimia non permettendo ai giusti sentimenti di uscire. Questo fa sì che si scateni la frustrazione attraverso rabbia e dolore che sfociano in quelle sciocche liti palesemente futili.

Beatrice e Marina sono delle interpreti speciali; attraverso questa apparente semplicità, trasmettono invece quello che ribolle nell’intimo dei loro personaggi, riproponendo quel turbinio di emozioni che si cela dietro ai non detti, che passo dopo passo palesano sempre più allo spettatore il succo della questione.

Dietro tutto, c’è quello che si svela essere il tentativo di elaborare un lutto, un trapasso non ancora maturato, che si svela man mano allo spettatore grazie alle fastidiose ingerenze provenienti dal mondo esterno che cercano di irrompere ed interrompere questo quadretto familiare ormai giunto all’epilogo.

Pierpaolo Palladino regala a queste donne un’opportunità che vorremmo tutti: quella di poter ancora comunicare con chi non c’è più e conciliarci con lui e con noi stessi.

Le due donne finalmente sembrano ritrovarsi. Una già sa che il suo tempo è giunto, l’altra lo sta elaborando. Angela, la figlia (Beatrice) ha tergiversato, perso tempo, non finendo mai di preparare la sua cena, di vestirsi, mentre le giungono telefonate di sollecito dall’esterno… ma c’è ancora qualcosa che deve dire o farsi dire, non si sente pronta a lasciare questa importante figura della sua vita.

È nell’epilogo dolce e sincero che si svela la vera essenza tra le due, dove tutto si ripara, si ricuce e ognuna può finalmente trovare la sua pace interiore e definitiva. Con molta discrezione e dolcezza Pino Cangialosi ha protetto con le sue musiche le donne e ha tessuto un morbido tappeto che ha fatto da colonna sonora alla storia.

Per interpretare al meglio il suo lavoro Pierpaolo Palladino, che ha vinto con questa sceneggiatura il premio nazionale di drammaturgia Calcante-Siad nel 2020, ha scelto queste due magnifiche interpreti: Beatrice Fazi e Marina Zanchi, stasera qui al Teatro Cometa Off sold out.

Due donne che sembrano davvero madre e figlia, davvero essere in attrito, davvero amarsi più ed oltre la vita. Semplicemente fantastiche.

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