Marconi open day

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Nelle fabbriche degli attori

Anche al Teatro Marconi sono in atto gli Open day, giorni di prova per l’iscrizione ai corsi di recitazione.

Entro in questo tempio dell’arte e della cultura dopo aver incontrato Felice Della Corte, il direttore del teatro, e l’immancabile Maria Ferrante alla reception, invitato ad accomodarmi in sala dalla fantastica attrice ed insegnante di recitazione Tiziana Sensi. Intanto, sul palco, la bravissima attrice Caterina Gramaglia è intenta a “liberare” l’animale che è in questi potenziali ragazzi attori, inducendoli a compiere gestualità e movenze animalesche. Intanto gli altri docenti, che si sono avvicendati nella giornata, insieme alla psicologa Maria Grazia Aurelio attentamente studiano i candidati. La giornata di prova sta volgendo al termine, ma ho avuto comunque modo di partecipare a questa interessante esperienza.

marconi open dayHo riscontrato una particolare attenzione, nel corso, allo sviluppo dell’aspetto interiore e della parte emotiva dei partecipanti. Si lavora molto sulla psicologia per cercare di tirare fuori la parte nascosta, le emozioni e i limiti di ognuno. Liberarli e svincolarli da ogni tabù ed inibizione per poter ottenere il meglio di sé e poi portarlo non solo sul palco, ma anche nella propria vita.

Da fuori, da profano, mi è sembrato di assistere ad un mix di psicoterapia di gruppo, yoga e musicoterapia. Mi sono accorto di come i ragazzi, seppur impacciati, cercassero di liberare con l’aiuto di Caterina il loro corpo, impegnandosi a rompere i propri freni inibitori.

L’obiettivo di attività di questo tipo è scoprire se stessi prima di interpretare qualcun altro su un palco. Poi, solo poi, verrà la recitazione.

Interessante la reazione dei ragazzi quando arriva il turno della psicologia. Cosa fa una psicologa in un corso teatrale? Beh, ho già in parte risposto poche righe fa. L’esperienza verte su “come la mente menta”. Studio e ricerca della propria identità, del temperamento, del carattere, della personalità, facendo un tuffo nel mondo delle proprie emozioni. La vergogna, per esempio; sapere cosa succede dentro di sé aiuta ad affrontare e a superare una difficoltà come questa. Il lavoro serve ad aumentare la concentrazione e l’attenzione per contrastare un potenziale corto circuito mentale. Si stimola il potenziamento psicologico per aumentare l’autostima. Si pone l’attenzione anche alle dipendenze, dalla sigaretta ai social, per potersi sentire liberi da ogni vincolo. Si offrono ai partecipanti degli strumenti adatti per affrontare prima la vita e poi il palco. Simpatiche le reazioni dei ragazzi, imbarazzatissimi.

Marco Mancini, invece, propone improvvisazione teatrale. Dà via ad una serie di esercizi per indurre i ragazzi a sbagliare, dandogli modo di reagire ed imparare. L’improvvisazione aiuta a gestire le situazioni, soprattutto sulla scena, dove l’errore è sempre in agguato.

I ragazzi poi sono invitati a camminare incrociandosi tra loro sul palco, facendo attenzione a non lasciare vuoto nessuno spazio. Sono indotti a comportarsi come un banco di pesciolini, per affiatarsi tra loro. Devono poi sorridersi ogni volta che si incontrano. Marco lavora sul “Soft focus”, una tecnica che i ragazzi devono imparare a sviluppare. Serve ad ampliare la percezione perimetrale. Utile per tenere sotto controllo tutto ciò che accade intorno per gestirlo ed usarlo a proprio vantaggio. Mentre tengono alta la concentrazione, il docente cerca di confonderli per indurli a sbagliare, aumentando via via le difficoltà e complicando sempre di più le cose. I ragazzi reagiscono ed imparano a concentrarsi. Sono sollecitati a stare attenti ad ogni più piccolo particolare che li circonda, che improvvisamente Marco gli chiede di individuare confondendoli, mentre li impegna e distrae. Un simbolo su una maglietta, il colore di un paio di scarpe e altro, così gli allievi imparano a memorizzare ciò che li circonda e a concentrarsi, aumentando il loro spazio d’azione. Lo sbaglio è visto come un’opportunità, un regalo che può creare quell’ occasione per generare qualcosa di nuovo, di inaspettato e che si impara a gestire senza averne paura.

marconi open dayDall’esterno si ha la sensazione di assistere ad un gioco. Un gioco molto istruttivo. L’ errore non spaventa, ma è anzi divertente, non svilisce e non genera una punizione. Si impara a non temerlo ma a giocare con esso. Molto interessante.

Tiziana chiude la serata, prima però pone i ragazzi di fronte ad una nuova prova. Cosa può diventare una sedia su un palco? Ogni ragazzo è invitato a inventare una scenetta, utilizzando questo oggetto come meglio crede. Deve entrare in scena, usarla, creare un’azione ed uscire. Questo serve a stimolare la fantasia, ma anche a cercare di dare un senso compiuto all’azione trasmettendolo a chi è in sala. Pensare, ragionare, costruire, osare, tentare, anche sbagliando; usando l’azione e il corpo, senza parlare. Ognuno poi interpreterà quello che vede a modo suo. Chi più imbarazzato, chi più spigliato, ognuno proporrà la sua scenetta.

Questo incontro è servito ai ragazzi per capire il lavoro che dovranno fare nei prossimi mesi. Tiziana consegna loro un test, che riproporrà a fine stagione, cosicché potranno confrontare i due risultati e rendersi conto dei loro progressi. Mi piace questo approccio. Da esterno mi ha aiutato a capire ancora di più il lavoro che c’è dietro ad un attore e al teatro.

Tra i docenti:

Anania Amoroso (movimento scenico), Caterina Gramaglia (metodo Strasberg), Fabio Pappacena (dizione), Giulia Colombo (danza moderna), Alice Corti (canto), Tiziana Sensi (recitazione), Maria Grazia Aurelio (psicologia), Marco Mancini (improvvisazione).

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