“Omicidio nell’hotel delle celebrità”

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Teatro Marconi
Scritto e diretto da Gabriele Mazzucco
Con Felice Della Corte, Francesca Nunzi, Leonardo Bocci, Titti Cerrone, Olimpia Alvino, Valerio Di Benedetto, Marco Pratesi, Dario Panichi, Chiara Fiorelli, Viviana Colais.

Spettacolo molto particolare, originale, intelligente e assolutamente coinvolgente.

Si tratta di un divertente giallo interattivo che rende partecipe lo spettatore trascinandolo all’interno dell’indagine, come in un mega metateatro.

La storia tratta di un omicidio e di un furto avvenuti all’interno di un albergo isolato e sperduto tra le montagne del Canada, durante una tormenta di neve in cui tutti rimangono bloccati. Dieci sono i personaggi coinvolti, e tutti sono sospettati e indagati.

Spetta al pubblico scoprire chi è il colpevole. Chi riuscirà a venire a capo del mistero dopo aver compilato un questionario, sarà premiato come il più arguto detective presente in sala. Ma c’è un premio anche per il peggiore, quello che proprio non ha capito nulla! Dall’imbarazzo del premio per la risposta peggiore ci salverà un simpatico signore attempato, anche perché molti saranno coloro che si perderanno in assurde elucubrazioni… e per fortuna il premio è solo uno!

Il divertimento è assicurato e tutti i partecipanti si ricorderanno di questa speciale esperienza.

Oltre a divertirsi e a divertire con gli stravaganti personaggi, tutti piuttosto naif, gli attori cercheranno di depistare il pubblico, coinvolto anche con l’uso di molta improvvisazione.

Tutti hanno uno spazio per presentarsi e manifestare le motivazioni del proprio rancore verso la vittima; poi si metteranno a disposizione del pubblico per un interrogatorio. Chi ha ucciso l’uomo? Chi ha rubato il prezioso quadro nella sua stanza? E qual è il movente? Il pubblico dimostra di divertirsi, si interessa alla storia e viene coinvolto dall’idea ingegnosa e brillante che muove lo spettacolo, anche se a mio avviso qualche particolare andrebbe ritoccato: non sempre le dinamiche tra i personaggi sono chiare, perché essendo dieci, è difficile tenere a mente tutte le tracce a disposizione per poter risalire al colpevole. Credo che lo spettacolo abbia bisogno, sotto questo punto di vista, di un rodaggio più lungo e di dare modo agli attori di sviluppare un maggior affiatamento. Gli artisti impersonano comunque tutti delle figure esilaranti, anche se ho avvertito un’intesa maggiore tra alcuni di loro.

Molto spiccata ed efficace risulta la loro capacità di improvvisazione nel momento dell’interazione con il pubblico.

Conosco gran parte degli attori che compongono il cast, li stimo tutti e li apprezzo dopo averli visti più e più volte sul palco al punto da conoscerne potenzialità e sfumature.

Felice Della Corte è nei panni di un attore di fama mondiale, che però fa il verso al Richard Gere di “Ufficiale e gentiluomo, ma “de no’ antri”, con la divisa bianca che nel suo caso risulta un po’ kitsch. Questo attore, con l’aplomb che lo contraddistingue sempre, riesce a porre il suo personaggio a metà strada tra il serio e il faceto, diciamo più a tre quarti…

Francesca Nunzi è la moglie della vittima. Con gli occhialoni da sole e il suo vestito, ricorda una diva degli anni ’60, un po’ schiva a tratti misteriosa. È molto divertente con le sue uscite e battute, proposte con la tipica verve che la rende sempre riconoscibile e che tanto adoro.

Valerio Di Benedetto veste bene i panni di un regista un po’ sconclusionato, alternativo ed arrangiato. Riconosco certe espressioni e la gestualità dell’artista che ho sempre apprezzato in lui e che lo rendono molto personale.

Marco Pratesi per me è una novità. È il gemello sfigato della vittima, un po’ rancoroso ed arrivista, che cerca di salire la scala sociale occupata dall’ingombrante fratelli. Gioca bene il suo ruolo alternando il suo stato d’animo aspro ad uno più gradevole e divertente.

Molto simpatico è anche Dario Panichi nei panni di uno chef dallo spiccato accento romagnolo. Buffo e assolutamente preparato ad improvvisare con il pubblico, non si lascia sfuggire l’occasione con le sue precise stoccate di far ridere con le battute pronte ed efficaci.

Olimpia Alvino è nei panni di un actor coach. È un’ altra sorpresa per me, ha una bella presenza sul palco, è simpatica, divertente e possiede una bella voce stentorea. Si presenta con alcune movenze che mi hanno riportato in mente quelle della drammaturgia, da lei opportunamente comicizzate per questo riuscito personaggio. Semplicemente esilarante!

Chiara Fiorelli si presenta vestita eccentricamente; lei riveste il ruolo di investigatrice e al contempo di presentatrice. Si destreggia dunque in un doppio ruolo non facile, alternandosi dinamicamente tra il pubblico e i personaggi. Risulta dolcissima e simpatica e tiene bene bbanco

È coadiuvata da un folle Leonardo Bocci, che veste i panni di un cantante pseudo rocchettaro a metà strada tra Vasco Rossi e Freddy Mercury, ovviamente non riusciti; dallo spiccato accento romano, funge anche da aiuto investigatore. Esilarante è ogni sua apparizione sul palco con quelle movenze e l’atteggiamento più da maldestro coatto che da rockstar. Davvero un personaggio!

Titti Cerrone e Viviana Colais sono semplicemente adorabili, sempre presenti nel loro personaggio che non abbandonano mai, anche quando sono di contorno in una scena.

Titti è la responsabile della comunicazione, sembra più una sorta di segretaria, impettita e scocciata; si presenta con dei buffissimi atteggiamenti ricchi di singolari espressioni che sembrano nascondere una doppia personalità latente in cui si affaccia a tratti un lato femminile da virago.

Viviana, al contrario appare sensuale e provocante nella parte dell’attrice amante della vittima. Una figura fortemente ironica che pur apparendo sensuale, è grottescamente comica. Questa è una grande dote di Viviana: riuscire a dare vita ad un personaggio seducente e al contempo divertente, senza scadere nella macchietta.

Insomma, il cast si rivela vincente, affiatato e divertente, la proposta è interessante ed originale, il pubblico mostra di apprezzarla e di esserne coinvolto. L’idea funziona ed è assolutamente originale per il teatro, anche coraggiosa e per alcuni aspetti pionieristica.

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