“Pane Latte e Lacrime”

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TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (in vacanza con Omicron)

Piazza dell’Immacolata San Lorenzo
di Veronica Liberale, regia Cristina Vaccaro

Con Veronica Liberale (Iole) Francesca Pausilli (Firmina), Camilla Bianchini (Angeletta), Antonia Di Francesco (Franca), Alessandro Moser (Dottor Alvise), Beatrice Valeri (Assuntina) Andrea Venditti (custode del Verano).

Il “Comitato di quartiere San Lorenzo”, in occasione della ricorrenza del bombardamento degli Alleati del 19 luglio del 1943 sul quartiere, porta in scena questo spettacolo scritto dalla mirabile penna di Veronica Liberale, che come sempre affianca il suo cast anche nella recitazione. Quale posto migliore per riproporre una storia che riguarda proprio questo quartiere? Durante la serata vedrò persone emozionarsi e cantare le canzoni dell’epoca, inserite in maniera sentita.

Ci troveremo immersi in uno spaccato di vita di quei tempi, intriso di amarezza ma anche di gustosa ironia, che Veronica riesce ad amalgamare insieme dandogli un suo gusto personale. Ci racconta di vite intrecciate tra loro ad affrontare, bene o male, tutti gli stessi problemi dovuti alla povertà, alla guerra e all’ignoranza. Di fondo c’è sempre una forte messaggio che ingloba speranza, amore, famiglia e amicizia, che sono il fulcro e la base di tutto. A svettare sulla storia c’è sempre il ruolo della donna, che si arrampica ergendosi con le sue sole forze sopra tutte le difficoltà, anche scivolando ed inciampando, ma sempre resistendo alle sfortune e combattendo per non esserne inghiottita e fagocitata. L’unica arma che possiede è la sua sola forza, quella di donna. Ogni spettacolo di Veronica si basa sempre su questi valori, usando l’ironia per alleviare il carico del racconto che inietta come antidoto nei passi più bui e critici; questa credo sia la chiave per la lettura dei suoi lavori. Veronica crede nella forza interiore di ogni essere umano, soprattutto della donna e la onora così. Penso che in lei ci sia sempre una forma di ottimismo e di fiducia nei riguardi dell’umanità. I suoi personaggi, infatti, possono essere sfortunati, ignoranti, ruvidi, ma hanno sempre un lato profondamente umano e lei gli dona sempre l’opportunità di reagire, di scegliere anche di fronte alle avversità più dure. A volte ho l’impressione di trovarmi davanti ad una storia reale in cui quello che avviene sembra non sia stato scritto, tanto è naturale.

Lo spettacolo comincia con una serie di testimonianze dei sopravvissuti (peraltro presenti tra il pubblico) registrate, che allora erano bambini e che parlano, ancora oggi turbati da quella terribile esperienza. Veronica ci mette davanti a personaggi che, chissà, sono esistiti davvero, insieme alle loro difficili vite. Veronica, che tra l’altro è nata qui, deve aver studiato bene il periodo storico, molto probabilmente nella sua adolescenza i nonni le devono aver raccontato i fatti vissuti in prima persona. È lei, con la sua sensibilità e una feconda creatività, ha partorito storia e personaggi che trasudano realtà, schiettezza e sincerità.

Firmina (Francesca Pausilli) è la riuscita figlia ribelle adolescente di Iole (Veronica Liberale), con un approccio e un’espressività profondamente romani. Le vengono riservati due monologhi davvero efficaci e toccanti. Lei è così, naturale, perfetta per queste parti. Minuta di statura ed esile, sul palco ruggisce come un leone, riuscendo sempre ad incantare il pubblico con la sua recitazione. Veronica, oltre che brava sceneggiatrice, interpreta il ruolo di questa mamma di ben sette figlie mandate, suo malgrado, a vivere a Tivoli dai parenti per preservarle da eventuali bombardamenti e dalla fame. È un’ apprensiva fioraia, che trasmette efficacemente tutto il peso delle responsabilità familiari che ha sulle spalle. Per vivere gestisce un banco di fiori, proprio vicino al Verano, con la sorella Franca, una fantastica Antonia Di Francesco, che sa come strappare risate ed applausi, ma anche commuovere. Lei è davvero una grande attrice, ricca di espressività e sfumature. Che la sua parte sia piccola o grande in un qualsiasi spettacolo, non importa, lei riesce sempre a lasciare il segno come fa stasera, con questo schiettissimo personaggio un po’ goffo e pigro, ma dal profondo sentimento. Assuntina (Beatrice Valeri) è un’ altra fioraia di un banco vicino, che “arrotonda” facendo il mestiere più vecchio del mondo. Grintosa, dura e schietta è la figura della romana per antonomasia. Stasera Beatrice sostituisce egregiamente la sua collega e va a segno, dando vita ad un personaggio vivace, che riporta inevitabilmente alla mente le donne rappresentate nei film neorealisti del dopoguerra dalle brave attrici dell’epoca. Poi c’è Angeletta, una strepitosa Camilla Bianchini, che dà vita ad un personaggio toccante. Lei è la folle del quartiere, una ragazza traumatizzata che è uscita di testa. Camilla, strepitosa, la interpreta arricchendola con tutta una serie di tic nervosi, gesti e frasi ripetitive. Veramente molto suggestiva e commovente, davvero brava.

Cinque donne granitiche e resilienti diverse e al contempo simili tra loro che insieme divengono rappresentative per l’epoca.

Poi ci sono anche due uomini: il custode chiacchierone del Verano che sa tutto di tutti, interpretato da un valido e simpatico Andrea Venditti. Molto realistico nel ruolo di questo pettegolo, impiccione, poco istruito come gli altri ma cordiale, sincero e buono; e poi il professor Alvise, un bravissimo Alessandro Moser che stasera sostituisce egregiamente un suo collega dando vita ad un personaggio dotto e dal linguaggio erudito che mette in difficoltà i semplici sanlorenzini. Lui è la voluta nota stonata del gruppo perché, pur stridendo con gli altri, è un personaggio intelligentemente azzeccato, fondamentale insieme all’altro per creare quelle situazioni divertenti di cui la storia è piena.

Insomma, il cast è indiscutibilmente di ottimo livello, ogni attore è perfetto per il ruolo che interpreta, lascia il segno e si fa amare dallo spettatore. I dialoghi e le battute riportano alla mente le voci dei nostri nonni, che riprendono vita nella cornice del quartiere San Lorenzo. Luogo che ancora oggi porta le cicatrici dei fatti narrati.

Il pubblico del quartiere ha dimostrato di apprezzare lo spettacolo, già proposto qui in passato; si è commosso, si è divertito e ha lasciato una lacrima in ricordo di quegli avvenimenti.

Lo spettacolo mi ha emozionato, come sempre Veronica riesce a parlare di cose vere, reali e drammatiche con tatto, dolcezza e ironia ineguagliabili. Aggiungo che quando scrive un suo ruolo, questo non prevarica mai gli altri, riuscendo a creare sempre una piacevole armonia con tutti. I suoi spettacoli teatrali sono come un concerto di un’orchestra affiatata e raffinata. Ogni elemento contribuisce con la sua parte, ma a tutti è concesso lo spazio per un assolo.

Lo spazio esiguo sul palco, qualche problema tecnico con i microfoni, la rinuncia di buona parte della scenografia non hanno inficiato la riuscita di questo bellissimo spettacolo, impreziosito anche dai bei costumi di Caterina Lambiase e tenuto sotto controllo dall’occhio vigile della regia di Cristiana Vaccaro e dai tecnici delle luci e dell’audio.

Gli scatti sono di Cristiana Vaccaro ed Elena Tomei, quelle con me insieme al cast e ad altri ospiti illustri, beh quelli sono selfie miei!

Bello, emozionante, profondo.

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