TEATROVID-19 Il teatro ai tempi del Corona (la rinascita del teatro)

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I Dentici di Adriano Bennicelli, regia di Michele La Ginestra con Giancarlo Porcari e Tiko Rossi Vairo – Teatro 7

Per ovviare alle restrizioni della pandemia, il Teatro7 porta in scena la sua rassegna estiva ricca di eventi all’aperto, nel parco limitrofo Giardino Giuseppe De Meo.

E’ per pura fortuna che stasera riesco ad essere presente allo spettacolo. Già l’altra settimana si contava il tutto esaurito!

Mentre immaginavo di fare delle rapide ispezioni notturne alla “Mission impossible” intorno al parco alla vigilia dello spettacolo, per capire come infiltrarmi fraudolentemente all’interno dell’area teatrale, ecco arrivare il biglietto d’ingresso che il caro Giancarlo Porcari e gli organizzatori del Teatro7 si sono premurati di procurarmi.

Voglia di Teatro? Capillare pubblicità? Il buon nome di cui gode il Teatro 7? Passaparola?

O è “colpevole”

la coppia Porcari/Rossi Vairo? O forse la Regia di La Ginestra, o il testo di Bennicelli…

Fatto sta che questa commistione di sinergie è stata galeotta per creare questo legame tra il teatro e il pubblico.

Bene, illazioni a parte, ora sono qui e mi godo lo spettacolo!

Mario e Mario sono due gemelli eterozigoti che portano lo stesso nome in onore del nonno… Uno è gay, estroverso, allegro, e nel suo ambiente alternativo si fa chiamare Pierre. Più raffinato e ponderato del fratello, affronta la vita con filosofia e serenità.

L’altro è etero, depresso per la fine del suo matrimonio e per problematiche legate al suo lavoro di consulente finanziario.

Per distinguerli, da ora li chiamerò Mario e Pierre.

I due si avvicendano in scenette che si svolgono tra presente e passato. Mario, nel presente, torna da separato nella casa di famiglia dopo vent’anni d’assenza; casa in cui ora vive solo Pierre.

L’abitazione è il cordone ombelicale che lega i due, un nido che li protegge, il loro rifugio; ma è anche il luogo dove il loro rapporto si è interrotto, congelato. Testimone di ciò è il loro letto a castello presente sulla scena. Infatti, nonostante la casa offra varie stanze, entrambi dormono lì come quando erano bambini, e rappresenta il legame con la loro adolescenza spensierata e il passato, che ancora li lega e al contempo li contrappone.

Lo spettacolo non è esplosivo, non assale il pubblico. Bennicelli sceglie di svilupparlo invece tenuamente con qualche scossa divertente inserita qua e là. Quello che vuole è rappresentare senza eccessi lo spaccato di vita di questa coppia di gemelli, raccontandone i punti più salienti, soprattutto quelli del passato che rimbalzano e si ripercuotono inevitabilmente nel presente.

Con molto tatto e dolcezza Bennicelli, attraverso Tiko Rossi Vairo e Giancarlo Porcari, ci racconta senza inutili esagerazioni la loro storia, usando degli efficaci flash back, in cui i due hanno modo di raccontarci la loro crescita. È durante l’infanzia, quando cominciano ad emergere le prime differenze tra Pierre e Mario, che avviene il primo scontro/incontro tra loro, quando si manifesta la difficoltà di Mario di accettare l’omosessualità del fratello.

Mario, a dispetto del presente, è la figura forte tra i due, difende e protegge il fratello dai soprusi dei coetanei che lo dileggiano per la sua poca mascolinità, ma lo fa a sua insaputa; questo è forse il tocco d’artista della commedia.

Mario, iperprotettivo, difende il fratello con vigore, ma al contempo lo fa celatamente, occulta i suoi interventi, manifestando palesemente la sua incapacità di accettare la diversità del gemello.

i denticiOgni cambio di scena è inframmezzato da hit degli anni Settanta e Ottanta: Patty Pravo, De Gregori, Venditti, Huey Lewis, Village People… Questo permette ai nostri non solo di cambiarsi d’abito, ma anche di evidenziare il passaggio temporale tra ieri e oggi.

In questi brevi step la vita dei due fratelli viene raccontata con dolcezza e delicatezza, senza giudizio.

Giancarlo e Tiko sul palco sono molto affiatati, sembrano davvero due fratelli. Questa è la loro forza, che sprigionano su quelle tavole che sono al contempo un palcoscenico e una finestra affacciata sulla vita reale. La passione per il teatro è palpabile, indiscutibile, come la voglia di emozionarci.

Il loro non è solo uno spettacolo, bensì un brandello di vita portato sul palco; una storia uguale a chissà quante altre, che seppur semplice, è ricca di sensibilità e tocca nel profondo. Il dolore, che traspare appena in alcune vicende, è volutamente appena sfiorato. Bennicelli preferisce dare invece spazio al rapporto tra i due, alla loro vita, al loro innegabile profondo amore fraterno nel cercarsi e nel capirsi, senza appesantire il pubblico. Il messaggio del testo è che l’affetto e l’amore non hanno una vocazione predefinita e non hanno vincoli, semmai li creano tra le persone, di qualsiasi sesso siano.

i denticiMario, portato ad una festa in quella società di “diversi” di cui fa parte Pierre, si ubriacherà mettendolo in imbarazzo per i suoi comportamenti. Questo passaggio però è fondamentale, è il fulcro dello spettacolo, il deus ex machina che servirà a determinare la svolta conclusiva tra i due.

Mario, disinibito dall’alcol, troverà la spinta per minare tutte quelle sovrastrutture che la società, i tabù e i pregiudizi gli hanno imposto, scoprendosi molto più vicino al fratello di quanto pensi. Riuscirà ad accettare nel profondo del suo animo la scelta del fratello e a far crollare quell’ultima barriera che lo separa da Pierre/Mario.

Chissà se la scelta di Bennicelli di dare ai protagonisti lo stesso nome voglia rappresentare un conflitto interno che si dimena dentro un’ unica persona… È una mia interpretazione, certo, che i due Mario potrebbero essere due sfaccettature conflittuali della stessa persona, due personalità che vorrebbero ignorarsi, rifiutarsi, prevalere l’una sull’altra, ma che sono costrette a convivere loro malgrado, finendo poi per ricongiungersi, come in una sorta di Yin e Yang…

i denticiGiancarlo e Tiko, dopo un anno e mezzo di assenza dalla scena a causa della pandemia, ritornano sul palco. La loro emozione è palpabile, ma a mio avviso rende più frizzante e brillante, naturale e spontanea la loro esibizione. Questo, secondo me, li avvicina ancora di più al pubblico rompendo quella linea immaginaria che divide palco e platea. È innegabile l’affetto che i presenti hanno manifestato nei loro confronti.

Alla fine dello spettacolo, infatti, molti si sono fermati per congratularsi con loro e per salutarli. Il loro spettacolo è stato genuino, sincero. La loro recitazione mai forzata e sempre molto spontanea, così come la storia stessa voleva essere rappresentata.

Hanno portato sul palco una vicenda che doveva sembrare reale anche con le sue piccole esagerazioni volte a strapparci un sorriso. Questi due artisti sono riusciti a coinvolgerci con delicatezza e tatto, approcciando un tema sempre attuale, senza voler aggiungere una morale e senza nascondervi secondi fini. Così, semplicemente.

Nel saluto finale ho letto nei loro gesti e nelle loro espressioni una sorta di gesto liberatorio misto ad una palpabile soddisfazione per aver raggiunto un ennesimo obbiettivo, forse in parte anche una propria ricerca di conferma della propria (per me indiscussa) bravura e voglia di riscatto.

È stata così esorcizzata l’ansia accumulata in questo lungo periodo di distanza dalle scene; risalendo sul palco e affrontando con umiltà e professionalità il loro pubblico, lo hanno conquistato e hanno riprovato, molto probabilmente, l’ emozione e la tensione tipiche della prima volta. Un connubio di aspettative e timori, che forse la loro esperienza e la loro passata continuità sul palco gli aveva fatto dimenticare negli anni. Un nuovo inizio post pandemico.

Il pubblico è stato da subito con loro, ha applaudito, sorriso e si è affezionato a questa insolita coppia di gemelli, così diversa e così uguale, così forte e così delicata a alla fine vincente.

Tra il pubblico visi noti che ho avuto il piacere di rincontrare, tra cui Andrea Perozzi, reduce da uno spettacolo sulla Rai con Brignano, che sarà su questo stesso palco il 30 luglio. Poi la dolcissima e bravissima Manuela Bisanti, che il 7 e l’ 8 luglio sarà con lo stesso Giancarlo Porcari in scena all’Orto Botanico, insieme a Matteo Vacca nelle vesti di regista, anche lui presente stasera. Entrambi hanno diviso il palco con Giancarlo, in passato.

Serata piacevole, sold out in compagnia del Teatro 7, che peraltro ho saputo che ha da poco aperto un altro teatro in zona Montesacro.

Un’ organizzazione, questa, da tenere sotto controllo, viste le proposte interessanti che offre…

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