“Ti scoccia se richiamo amore?”

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Teatro delle Muse
Scritto e diretto da Luca Giacomozzi
Aiuto regia Valentina Pastorello
Audio e luci Mariano Pace
Grafica Gianluca Mariozzi

Con Camilla Bianchini, Luigi Ferraro, Michele Mancuso, Francesca Pausilli, Emiliano Reggente, Claudio Scaramuzzino, Giulia Zadra

È una giornata molto particolare ed importante. Una casa editrice è interessata a distribuire il romanzo del nostro protagonista che è intitolato come la commedia.

Tutto dipende da questo appuntamento con la responsabile della casa editrice, ma ovviamente, come avviene in ogni commedia comica, tutto è stato studiato appositamente per creare situazioni imbarazzanti per divertire il pubblico, ma un po’ meno il povero scrittore…

Ecco allora che una pletora di amici e conoscenti, tutti scocciatori, entrano in scena per mettere in imbarazzo il poverino attraverso una sequela di equivoci e malintesi.

Tutte situazioni grottesche e paradossali ma assolutamente comiche, che allontaneranno dall’ambito traguardo l’autore.

I disturbatori seriali creeranno una serie di problematiche con un approccio dal gusto retrò: equivoci, fraintendimenti, travestimenti, camuffamenti e scambi di persona dai ritmi frenetici ed esilaranti.

Carlo (Luigi Ferraro) è lo scrittore, dal viso simpatico, capello riccioluto e corporatura robusta. Svuota tutto il suo bagaglio artistico mostrandoci un ricco repertorio di mimiche facciali ed atteggiamenti divertentissimi.

Appunto (Claudio Scaramuzzino), è il portiere dello stabile, battezzato con il nome di Assunto, per un errore all’anagrafe ora si ritrova questo nome bislacco.

Vispo, tenero, dolcissimo, confusionario quando serve, è afflitto da una forte balbuzie che però scompare quando cita i proverbi imparati dalla nonna, lasciando tutti i basiti! Personaggio frizzante, un vero e proprio saltimbanco.

Max (Michele Mancuso) è l’ amico di Carlo sfrattato dalla sua stanza. Faccia simpatica e baffetto all’ Amedeo Nazzari, chiede ospitalità a Luigi (Emiliano Reggente), suo fratello, ma questi è stato colto con l’amante dalla moglie ed è stato cacciato.

Tra i due attori ci sono forte complicità e affiatamento. Insieme danno vita a personaggi assurdi.

Oserei dire che Michele è nel ruolo di ottima spalla per il portentoso Emiliano, che così ha l’opportunità di mettere in scena (come farà anche insieme a Luigi), una serie di interpretazioni su cui si regge molto dello spettacolo, che denotano la sua grande esperienza artistica.

Michele non è da meno, e riesce a mettersi in secondo piano quando serve, dimostrando non solo una bella padronanza nel tenere le briglie del suo confusionario personaggio, ma anche nel saper dare corda quando serve.

Entrambi si rifugiano a casa di Carlo, ma di nascosto e con dei divertenti sotterfugi, scambiando di continuo i ruoli e confondendo la povera Marcella (Camilla Bianchini), l’editrice dal forte accento francese, giunta qui per prendere decisioni sulla distribuzione del libro ed impelagata ormai in questa gabbia di matti.

L’attrice passa da espressioni di sbigottimento e smarrimento a momenti di pura comicità, fondendosi efficacemente con il gruppo di scalmanati colleghi. Brava nel cambiare credibilmente, per più volte, stato d’animo e atteggiamenti.

Ma non è finita qui. Carlo ha già affittato la camera di Max ad Andrea, e ha scoperto che dietro il nome del nuovo inquilino si cela una deliziosa ragazza (Giulia Zadra) un po’ svampita, dai confusi ragionamenti e dagli atteggiamenti esilaranti.

Attraverso quello che sembra un semplice personaggio, con attenzione si possono scorgere le grandi capacità di questa preparata artista che sa come apparire sempliciotta senza scadere nel banale.

A finire di ingarbugliare ancora la situazione arriva anche Lella, la moglie di Luigi, una travolgente, rozzissima e verace borgatara (Francesca Pausilli). Lella è il diminutivo di Marcella, e così si crea ancora più scompiglio confondendosi con l’ omonima editrice.

ti scocciaLella arriva a casa di Carlo per prendere di petto il fedifrago marito Luigi.

Seppur entrata per ultima in scena, l’attrice recupera il tempo perduto con grande vitalità, travolgendo tutto e tutti e dando spinta alla commedia.

È qui che si nota un deciso cambiamento sul palco. L’ approccio retrò viene in parte accantonato per dare una svolta più moderna e diretta alla proposta, rendendola a mio avviso così adatta anche ad un pubblico più giovane.

Sicuramente è questa la chiave per entrare nella nuova dimensione: il modo diretto e senza fronzoli di Francesca con il suo marcato dialetto romanesco permette di rompere gli schemi prefissati, e dà modo ai nostri di osare di più in un secondo atto tutto in crescendo.

Gli attori si impegnano alacremente e portano in scena una commedia che forse al pubblico può apparire semplice, ma che facendo attenzione si rivela invece molto impegnativa per tutti i suoi intrecci, le situazioni convulse e confusionarie e i repentini scambi di nome e di ruolo.

Nel secondo atto continueranno le situazioni ambigue e paradossali che diverranno sempre più ingarbugliate ed intricate e che confondono una trama tutto sommato semplice.

Gli attori dimostrano tutta la loro preparazione, riuscendo a strappare sorrisi ed applausi con il continuo uso di espressioni buffissime e di battute semplici a ripetizione che riportano alla mente un mix della commedia italiana, francese ed inglese.

A mio parere un grande plauso va al cast di attori che si rivelano amalgamati e affiatati, ingredienti vitali ed immancabili per un successo come quello di stasera. Bello ed intenso il finale, in cui il gruppo viene illuminato in una posizione statutaria caravaggesca, immortalato nel soggiorno riempito di scatoloni pieni di copie del libro di Carlo.

Un tipo di commedia in tema con quelle proposte dal Teatro delle Muse, dove trova sempre un terreno accogliente quell’intenso e gradevole gusto retrò.
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