Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia di Roma

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Le origini dell’Ospedale risalgono al 727 d.C., l’allora re dei Sassoni Ine del Wessex, istituì qui la “Schola Saxonum” al fine di ospitare i propri conterranei che giungevano a Roma in pellegrinaggio

La parola “ospedale” infatti, deriva da “ospitare”. Solo in seguito prese il significato che ha oggi. D’altronde anche i pellegrini si ammalavano e qui potevano venire sicuramente ben curati.

Quest’area era anticamente occupata dagli Horti di Agrippina Maggiore (14 a.C. – 33 d.C.). La zona era ricca di grandi costruzioni imperiali e bellissimi giardini che dal Gianicolo scendevano fino qui, lambendo la sponda del Tevere.

In alcuni ambienti sottostanti dell’antico Ospedale sono infatti rintracciabili i resti di questi edifici e si trovano pareti di opus reticulatum, pavimenti con mosaici, sculture e affreschi.

Santo Spirito in Sassia e uno dei più antichi ospedali europei che accoglieva poveri, malati e neonati abbandonati. All’esterno è ancora visibile la Ruota degli Esposti incastonata nel muro. E una specie di botte protetta da una grata in cui venivano lasciati i neonati.

Molti cognomi derivano da questa triste usanza: Esposito da “esposto’, Proietti, da “proiettato” (gettato, abbandonato sulle scale della chiesa), ma anche in cognomi come Dioguardi, Sperandio, Diotallevi, o in tutti quei cognomi che portano il riferimento ad un santo, spesso si trattava di una chiesa o di un istituzione religiosa dove l’infante era stato abbandonato ed accolto e da cui prendeva il nome, anche come simbolo di protezione.

Fu Papa Innocenzo III (1198-1216), che affidò al cavaliere templare Guy di Montpellier (fondatore dell’Ordine Ospitaliero del Santo Spirito), il compito di gestire l’Ospedale e all’architetto Marchionne d’Arezzo di costruirlo.

In seguito Papa Sisto IV (1471-1484), ne curò la ristrutturazione, necessaria a seguito di incendi e saccheggi, incaricando l’architetto Baccio Pontelli, che inserì nel progetto anche due edifici religiosi riservati al servizio dell’Istituto, uno riservato ai frati e l’altro alle suore, posti intorno al chiostro.

L’Ospedale in seguito prese il nome di Corsia Sistina. Venne arricchito da molti affreschi voluti dal pontefice, che narravano la storia dei momenti più significativi della sua vita e della storia dell’antico edificio innocenziano.

La Corsia Sistina è sormontata da un tiburio, al suo interno c’è un bellissimo altare attribuito ad Andrea Palladio e un’opera pittorica di Carlo Maratti, mentre lo stupendo portale in marmo è attribuito ad Andrea Bregno, detto “del Paradiso”.

Il suo interno fu funestato dall’arrivo dei Lanzichenecchi durante il Sacco di Roma del 1527. Le suore qui trovate vennero stuprate, i preti torturati ed uccisi con i malati e gli infanti gettati nel Tevere, mentre i mercenari scommettevano della durata del loro galleggiamento sulle acque del fiume…

Nella seconda metà del ‘900 la Corsia Sistina fu divisa in due sezioni denominate rispettivamente “Sala Lancisi” e “Sala Baglivi”, in memoria di questi illustri e famosi medici: Giovanni Maria Lancisi (1654-1720) e Giorgio Baglivi (1668-1707).

Pio V (1566 – 1572) in seguito ampliò l’Ospedale aggiungendo il palazzo del costruzione del Palazzo del Commendatore, ad opera dell’architetto Giovanni Lippi (detto Nanni di Baccio Bigio) e gestito da Monsignor Bernardino Cirillo.

Il Palazzo (ne parlai in un altro articolo sempre qui), è costruito attorno ad un cortile quadrangolare ornato da una fontana donata da Alessandro VII (1655-1667) e da un orologio ottocentesco a sei ore, voluto dal commendatore Ludovico Gazzoli.

L’edificio ospita l’antica Spezieria, qui furono condotte numerose ricerche farmaceutiche con erbe medicamentose. Oggi è possibile vedere la grande collezione di vasi qui conservati per contenere le erbe e i mortai per pestarle e sminuzzarle.

Al piano nobile sul loggiato, si affaccia il Salone del Commendatore, decorato da bellissimi affreschi cinquecenteschi narranti la storia dell’antico Ospedale, dipinti forse dal Vasari o da suoi allievi. Da qui si narra che il Commendatore controllasse con rigore il lavoro e l’operato dei suoi sottoposti.

Sotto il pontificato di Clemente XI (1700-1721) venne fondata la Biblioteca Lancisiana da Giovanni Maria Lancisi, medico personale del pontificie, utile per i giovani medici tirocinanti dell’Ospedale.

Purtroppo nel 2003 la Biblioteca Lancisiana e stata vittima di gravi danni strutturali che hanno interessato anche le Corsie Sistine. Pertanto è stato necessario trasferire l’intera biblioteca per preservarla da ulteriori danni presso un deposito temporaneo e permettere i restauri dell’edificio cominciati nel 2017 e terminati nel 2022. In tutti questi lunghi anni è stato ovviamente impossibile accedere all’edificio, ma oggi viene restituito nel suo splendore al pubblico.

Con Alessandro VII (1655-1667) il Complesso si sviluppò ancora con l’ edificazione della Sala ospedaliera Alessandrina, oggi sede del Museo di Storia dell’Arte Sanitaria.

Con Benedetto XIV (1724-1730) venne costruito un terzo braccio denominato “Corsia Benedettina”. Mentre all’inizio del XX secolo venne demolita l’antica Corsia Benedettina per poter sistemare Ponte Vittorio e i muraglioni del Tevere. Così la parte orientale venne ricostruita su modello dell’antico Ospedale sistino, mentre sul versante del lungotevere in Sassia vennero aggiunti altri edifici, oggi facenti parte dell’attuale Ospedale del Santo Spirito.

 

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